Bene, sono arrivata finalmente.
Miss. Mia cara, carissima Miss. Te l’ho già detto ma sento il bisogno di ridirtelo: ti voglio tanto bene ma al contempo ti odio davvero tanto quando mi fai questi colpi a tradimento.
Che poi, tradimento proprio non si può definire perché mi avevi avvisata, però rimane il fatto che anche solo commentare finalmente questo capitolo mi fa uno strano effetto, mi da una strana sensazione e sappiamo entrambe perché.
Ma per ora lasciamo perdere la mia melanconia e passiamo a questo primo capitolo e credo sia il caso di iniziare proprio come ogni vecchia storia, perciò:
Partiamo dall’inizio, vuoi?
Il fatto che la storia inizi nel 2003 ci fa subito capire il mood che avrà: quello della gente con i pantaloni a vita bassa e le tute da ginnastica con la scritta sulle chiappe. Oltre le foto con la bocca a papera, ma sono dettagli.
Il figheiro numero uno è ovviamente una povera vittima della situazione, e del suo nome, ma zia ha tanti bimbi con sto problema, quindi ti capisce e ti apprezza, vai Kitty-cat, zia ti vuole bene ed è pronta a combattere contro che pronuncerà male il tuo nome.
Keith ci si presenta già come un ex combina guai, non voglio dire teppistello perché non abbiamo abbastanza elementi, ma se la cara Minerva è arrivata a portarlo dal Fu Silly allora doveva essere un bel piantagrane, quindi posso anche capire il suo disagio a percorrere quelle scale e arrivare davanti a quella porta. Ma per sua fortuna la Mc non vuole metterlo in punizione, sarebbe ironico se ce l’avesse chiamato apposta, ma fargli un’offerta che non potrà rifiutare, soprattutto perché secondo me, nella foto che gli ha mostrato, c’era la nostra sola, unica e inimitabile Charlie. No Miss, non mi interessa se non è così, ho deciso di sì, quindi qualunque fosse la tua idea, ora c’è Cece. Punto. Tipo santino incorniciato.
Mi è capitato spesso di immaginarmi come sarebbe potuta essere una Hogwarts post guerra, appena ricostruita, con le pareti ricostruite nuove, magari lisce e precise, non più rovinate dal tempo e dalle in-temperie. Anche questo di pensiero è un po’ malinconico ma in un qualche modo mi sembra giusto che questa storia si ambienti nel “futuro” della saga, a così pochi anni dalla guerra ma ad abbastanza da non aver ragazzi che hanno conosciuto il castello prima che questo venisse attaccato. Mi pare proprio giusto.
Senza contare che, proprio come succedeva ad Harry, questa storia è un po’ come tornare a casa: Professionisti specializzati che tornano a scuola per insegnare una materia speciale e specifica a studenti vicini al diploma, pronti ad affrontare il mondo una volta usciti dalla ormai sicure mura di Hogwarts.
E se già c’è il primo candidato per la fiera del manzo, non poteva anche non esserci la prima testa rossa. Diciamocelo: che storia sarebbe senza un roscio di turno che fa danni? Posso dire che mi diverte un po’ il parallelismo, non so se volontario, della prima storia con una rossa seria e diligente e di quest’ultima con una rossa che è il completo opposto.
Autumn preannuncia tanti guai e tante situazioni assurde, lei e quella povera anima del suo bestie che, l’autrice mi scuserà, non penso scriverò mai bene. Per questo, per scusarmi, le concederò l’onere di scegliere il soprannome per il suo bambino: o è Haccy o e Konny. Posso chiamarlo in un modo o nell’altro, sono disponibilissima ad usare entrambi, ma mi limiterò a quello che lei preferirà.
Ah, Autumn, tesorina di zia, sotto il letto, l’armadio o dietro la scrivania, questi sono i posti in cui cascano di più i fogli, fidati di una che ci lavora, guarda sotto i mobili. Se hai un cane invece, cerca coriandoli di carta.
Zia già te vole bene, a te e al gatto rosso (che nella mia testa è anche ciccione e con il muso imbronciato) Noce. Sì, non sono capace di scrivere Chestnut senza avere la reference davanti, mea culpa.
Passiamo poi a Oxford e Tom Sawyer, che se non è un secchioncello io rido da morire
Il quattr’occhi ha già guadagnato punti a suo favore, la pergamena utilizzata come materiale dai maghi è l’esempio lampante di quanto la Rowling non sapesse nulla della storia dei materiali scrittori e soprattutto di quanto moltissima gente ignori che la pergamena non è altro che pelle animale trattata. Oh e che non si straccia strappandola a metà, non con tutta quella facilità. Non si piega e spiega neanche con tutta quella facilità. E la carta è arrivata nel medioevo praticamente, quando è esplosa l’arte gotica c’era giù da un paio di secoli ormai.
Okay, giuro che ho finito, sto solo studiando per l’ennesima volta sta roba per un esame che dovrà dare a gennaio e ogni riferimento mi fa partire l’embolo, chiedo venia.
Rimane il fatto che la pergamena è scomodissima da utilizzare, ecco.
La smetto, la smetto.
Torniamo a Tom e a quanto sia puccioso che sa a memoria l’indirizzo dell’amichetto.
È mezzo americano quindi, verrà preso costantemente in giro presumo. Tranquillo dolcetto, sono sicura che ci sarà gente che potrà essere presa più in giro di te.
Oltre ad essere un quattr’occhi secchioncelo è anche un affabile adulatore a quanto pare, interessante, molto interessante…
Quindi, mia cara Miss, credo che sia giunto il momento di dirti un’altra, classica frase che probabilmente scriverò per l’ultima volta: ti propongo due bimbi, settimo e sesto anno, e se mi è concesso, entrambi piccole serpi, perché lo sappiamo tutti che è la casa migliore.
E con questi due, se saranno entrambi di tuo gradimento, ti informo che hai ben 16 dei miei bambini, di cui solo due signorine per altro.
Aspetto, come sempre, il tuo lasciapassare Miss, per inviarti le schede.
Sono davvero felice di poter tornare finalmente a casa, soprattutto con quella che è, senza voler offendere nessuno, la tua saga più bella.
A presto Miss,
Bye-bye.
Phebe. |