Sono venuta a rintanarmi qui in una sera di sconforto (in cui dovrei studiare per un concorso che non passerò) e ho trovato questo racconto toccante, teso fra desiderio e diniego e venato di un'ironia "pungente e non scontata" proprio come quella che Henry attribuisce a Samuel.
Fa sorridere con amarezza lo scrupolo scientifico con cui Henry si sforza di dimostrare a se stesso che il suo rapporto con Samuel è del tutto casuale e privo di senso, o al massimo "una licenza poetica che l’oblio dell'alcol avrebbe cancellato" (d'altronde siamo in epoca vittoriana), finché, finalmente, non smette di pensare e abbandona le proprie resistenze. Henry e Samuel sono opposti e complementari e non possono che piacersi e rifugiarsi l'uno nell'altro. Mi ha colpito in particolare il fatto che Samuel goda di una cattiva fama per cose che oggi potrebbero renderlo attraente e che Henry riesca a vedere l'acume nascosto dietro la sua condotta sregolata. I luoghi e i personaggi emergono naturalmente, come se fossero vivi, e le annotazioni mediche sul finale sono divertenti e azzeccate. Le parole che hai usato per descrivere gli occhi di Samuel mi hanno ricordato un po' quelle che altrove hai dedicato a Erwin.
È sempre bellissimo leggerti! A presto. |