Recensioni per
L'educazione sentimentale
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Junior
23/01/24, ore 13:33

Un inizio difficile per Jeanne de Valois che percepisce come un’onta la sua provenienza da una misera cantina di Parigi dove però non doveva subire abusi che invece e paradossalmente per lei costituiscono un'opportunità. E' un'alterazione di valori molto grave in un'adolescente. L’affetto e le attenzioni della marchesa non sono paragonabili a quelle di Nicole altrimenti la vecchia signora si sarebbe dovuta insospettire dinanzi ad un personaggio così importante che si riduceva a venire tutti i giorni nel suo palazzo come un qualsiasi precettore. Jeanne, accecata dall’ambizione, accetta tutto come una moneta alla portata delle sue tasche, ma intanto l’esperienza poco edificante comincia a corroderla dentro gettando le basi della futura assassina e criminale.
Alla prossima!
Match Point

Recensore Junior
22/01/24, ore 13:54

Dorabella cara, metto in pausa solo momentaneamente “Cortesie per l’ospite” (che sto divorando in questi giorni) per recensire e farti i complimenti per questa os, non ne leggevo una così bella da tantissimo tempo. Non vorrei ripetere ciò che hanno detto già altri, ma l’introspezione di Jeanne è stata toccante, misurata ed elegante nonostante la forte tematica trattata. Una bellissima lettura, grazie mille!

Recensore Master
22/01/24, ore 01:51

Ciao Dorabella, premetto che a me Jeanne Valois piace parecchio. Volitiva, testarda ha uno scopo ben preciso e nessuna intenzione di accettare qualcosa di meno. Mi azzardo a dire che ha un carattere molto simile a quello di Oscar, ma usa i suoi "poteri " quali l'intelligenza, l'intuizione, la resilienza, al servizio del male, per così dire. C'è anche da dire che Oscar aveva un ragazzo come André accanto che ha sempre tirato fuori il suo lato migliore e ha ricevuto l'educazione dal generale, persona integerrima, e da madame Marguerite, persona di gran cuore. Jeanne è cresciuta in una cantina, è stata accolta da una dama che più che amarla la sfoggia come un trofeo e infine viene traviata da un personaggio dedito al vizio, che le fa credere di poter raggiungere i propri obiettivi in tutti i modi: leciti e meno leciti. Infine incontra Nicolas, un mediocre che non potrà mai darle amore a sufficienza per colmare i suoi vuoti esistenziali. L'introspezione è ottima, la storia realistica. Complimenti.

Recensore Master
22/01/24, ore 00:04

E’ davvero molto curata l’introspezione di Jeanne in questa storia. E’ una ragazza già quasi adulta, vissuta, ma ancora acerba su certe cose.

Jeanne è un’adolescente, come tale manichea e preda di forti pulsioni e passioni. Tutto in lei è elevato all’ennesima potenza: la determinazione feroce, l’invidia divorante, l’umiliazione straniante. E’ cresciuta per strada, ma certe cose finora le ha conosciute soltanto in teoria. Ora, invece, si trova a essere la Monica Lewinsky di un altissimo prelato disprezzato dalla Regina, ma corteggiatissimo dalla piccola nobiltà. Il Cardinale ha l’occhio lungo e ha capito che quella ragazza è una pedina sacrificabile. Nessuno si lamenterà né la benefattrice, affezionata, ma non affezionatissima, attenta, ma non attentissima né, tantomeno, la diretta interessata che vuole salire e il Cardinale ne conosce di gente così. Jeanne vuole salire credendo che, quando si troverà in alto, sarà tutto pulito mentre si renderà conto che, più salirà, più il lezzo aumenterà (Michael Corleone ne “Il Padrino III”). Soprattutto, non sa che, quando raggiungerà l’obiettivo, il senso di vuoto si farà devastante, perché quasi nulla sarà come lo voleva e, a quel punto, anche la speranza l’avrà abbandonata.

Jeanne e Oscar: la rivalità ha origini lontane e influenza anche la scelta di sposare Nicolas de la Motte che nasce dalla vista della devozione di André o così mi è sembrato.
Condivido, in parte, il pensiero di Jeanne e, in parte, no. E’ vero che Oscar ha tutto o quasi ed è sdegnosa su tutto. A me, a volte, dava fastidio l’atteggiamento di Oscar troppo sdegnoso, quasi a disprezzare la sua fortuna e sono sempre rimasta basita dal modo in cui ha gettato alle ortiche tutto, mostrandosi anche ingrata. Jeanne, però, ha torto nell’invidiare. L’invidia è sempre stata un grande difetto di questo personaggio, soltanto in parte giustificato dalla cattiva sorte (si può essere invidiosi e avere molto o non invidiosi e avere poco). Quello che Jeanne non capisce è che ognuno ha in mano le sue carte e gioca la sua partita e chi può dirlo se uno ha davvero tutto e se Tizio è fortunato e non ha diritto di lamentarsi o, invece, malgrado la felice posizione, ha l’inferno dentro?

Rosalie, invece, piomberà proprio in casa di Oscar senza sforzo, senza colpo ferire e senza sottostare a pratiche degradanti.

La Marchesa, comunque, era amica della madre di Oscar e aveva una casa molto bella. Tanto lontana da Versailles non doveva essere.

Quanto tempo è rimasta Jeanne a Palazzo Boulainvilliers?

Recensore Junior
21/01/24, ore 22:31

Trovi sempre chiavi originali: anche quando i personaggi non sono i soliti, anche quando si prestano alle tinte forti, anche quando di mezzo ci sono figure abiette come questo tuo cardinale, risci a rendere la situaazione, con tutto lo squallore del caso, senza mai perdere la misura delle parole.

Recensore Master
21/01/24, ore 14:36

Ho gustato questa lettura principalmente per il personaggio storico del cardinale, tratteggiato in quella che evidentemente era la sua vera persona, a differenza del personaggio goffo, stupido e insicuro che ci presenta Lady Oscar.
Insomma un personaggio a tutto tondo molto più realistico anche se evidentemente moralmente discutibile
E poi... magnifica la descrizione di André!!
Oscar ha proprio tutto ahahahah!!!

Recensore Master
19/01/24, ore 15:06

Cara Dorabella,
anche questa volta ci hai offerto con la tua narrazione uno splendido racconto. E, anche questa volta, hai dipinto un affresco vivente che, oltre a farci assaporare l’atmosfera che le tue parole sapientemente sempre sanno ricreare, con tutta quella serie di piccoli ma basilari dettagli per sentirsi parte di quanto si sta leggendo, ci ha mostrato l’animo dei personaggi di cui vai narrando la sorte.
Molto interessante questo sguardo smaliziato e a volte, davvero, duro e amaro della vita di Jeanne de Valois, la rosa nera, personaggio che attrae l’attenzione non solo per la sua bellezza esteriore, che comunque cattura e appaga l’occhio, e che tu hai riportato quasi in vita, tanto che leggendo riuscivo a vederla in carne e ossa, con quei suoi pensieri ossessivi sul cercare di riprendere il posto che pensa le competa nel mondo a cui crede di appartenere: niente per lei è più importante che raggiungere questo ambizioso obiettivo, al fine di dimenticare, per se stessa, e far dimenticare a chiunque, da dove provenga e quale dura esistenza abbia condotto prima di entrare nelle grazie della Marchesa di Boulanvilliers. Jeanne è una donna estremamente determinata, intelligente e astuta, e in mezzo alle vecchie cariatidi che frequentano la casa della Marchesa, spicca anche quando è sola e appartata e viene notata da chi ha lo sguardo acuto e lungo come quello del Cardinale de Rohan, il discusso Elemosiniere di Francia, il quale però è un personaggio di spicco, nonché ricchissimo e che potrebbe essere utile per quella che lei ha deciso dovrà essere la sua ascesa verso quel firmamento tanto anelato.
Jeanne è determinata ma, dentro di lei, si agitano forze contrastanti. L’incontro con il Cardinale è quanto di più disgustoso e sordido abbia dovuto nuovamente subire anche in quell’ambiente nobile. Ma, per le sue mire, Jeanne e ancora disposta ad accettare il suo viscido interesse, in quanto il fine giustifica il mezzo per giungervi. Emblematico il momento in cui ripensa a quanto appena accaduto con il Cardinale, il quale doveva impartirle lezioni spirituali e, con una forza di carattere straordinaria, tira fuori il suo fazzolettino di lino per ripulirsi la bocca appena violata.
Jeanne è talmente accecata dal suo desiderio di rivalsa, al fine di trovare il suo posto nel mondo, per così far parte della gente che è nata dalla parte giusta della barricata, da non voler vedere ostacoli sul suo percorso e, anzi, da essere così tanto decisa da utilizzare quegli stessi ostacoli a suo vantaggio.
Una punta di dolore mista a stupore si verifica quando, uscendo dal negozio della modista insieme alla Marchesa, che cercava di farla svagare dai suoi ostinati e pressanti impegni di studio per raggiungere quanto prima quella perfezione che è il lasciapassare per arrivare alla meta, vede da lontano Oscar, nella sua candida uniforme bianca, accompagnare una donna dalla bellezza delicata, con al seguito un giovane uomo dalla chioma corvina che assomma in sé una pluralità di sentimenti verso quella creatura bionda e algida e che si notano dallo sguardo che pare accarezzare Oscar, un misto di reverenza, devozione, quasi adorazione di cui Oscar non pareva accorgersi. Un’altra occasione per rammaricarsi del fatto che certe persone hanno tutto e non devono far nulla per ottenerlo mentre lei doveva sudarsi ogni singola cosa che riusciva ad avere, anche scendendo a compromessi con la sua coscienza pur di colmare quel vuoto che avvertiva ingigantirsi dentro se stessa giorno dopo giorno, notte dopo notte.
E poi, infine, l’incontro con il nipote della Marchesa, Nicholas de la Motte, al quale non occorrerà molto per rimanere letteralmente intrappolato dalle suadenti doti messe in campo da Jeanne, formando così un binomio diabolico nel quale, però, forse ognuno dei due sarà in grado di sentirsi veramente completo e compiuto, data la passionalità che tutti e due sfodereranno quando saranno insieme.
Come detto all’inizio è stato una splendida lettura che ha permesso di conoscere un po’ più approfonditamente alcuni personaggi del nostro amato universo di L.O. al quale talvolta mancano dei tasselli che, voi Autori, colmate per mezzo dei vostri racconti regalando, come in questo caso, preziose introspezioni volte a conoscere meglio le motivazioni che spingono taluni personaggi a comportarsi in determinate maniere.
Quindi ancora grazie e complimenti per la tua prosa sempre elegante e misurata anche quando affronta attimi e concetti complicati. Un abbraccio e a presto!

Recensore Veterano
19/01/24, ore 07:42

Uno degli aspetti, dal mio punto di vista, più interessanti della storia originale - e dell'anime più che del manga - è certamente la serie infinita di allusioni, di suggestioni, di tutte quelle cose non dette o dette tra le righe o buttate lì "en passant", in un gesto, in uno sguardo, in una parola, detta o taciuta.
E il gesto di Jeanne, che in carrozza, al ritorno dall'incontro con il Cardinale de Rohan, si pulisce la bocca con il fazzolettino ricamato è uno di questi "suggerimenti", che questa storia, "dura, sgradevole, sgradevolissima, in alcuni punti", ma certamente non forzata, approfondisce con spassionata crudezza e notevole finezza psicologica.
La giovane Jeanne vuole arrivare e vuole tutto quello che una sorte inclemente ha regalato ad altri e non a lei e, per usare un'espressione, che non è mia, ma di Leonardo Sciascia, "come un cieco ricostruisce nella mente, oscuro ed informe il mondo degli oggetti,[...] ricostruiva il mondo dei sentimenti".
A presto, Dorabella.
Octave
(Recensione modificata il 19/01/2024 - 09:24 am)

Recensore Junior
19/01/24, ore 00:37

Ci sono storie che piacciono per l'intreccio, altre per lo stile più o meno spigliato o più riservato e misurato, altre ancora perché sono rassicuranti nel riportare un'immagine fedele dei personaggi che abbiamo amato.
Le fan fiction tue sono belle perché, prima di ogni cosa, trattano la lingua come se fosse musica d'arte. Ci si trova senso del ritmo, misura, sinuosità della frase, armonie sapienti, a volte leziose, altre lineari, tempi che rasentano la perfezione nell'equilibrio di una misura che ti fa dire che non c'è mai troppo poco, né troppo.
Ci sono alcune tue storie che son state, anzi sono, meravigliosi divertissement, in cui si sente il gusto dello scrivere, senza trucchi, senza inganni, senza alcuna ansia di mostrare né di concorrere, anche perché probabilmente sei benissimo consapevole di vincere a man bassa.
Del resto, storia non c'è: se uno ha studiato per fare un mestiere ed ha ben studiato, quel mestiere lo fa bene, e continua a farlo bene anche quando ci gioca e ci si diverte.
Detto questo, non so se per diretta ispirazione della fan art di Francesca Falcioni, ma tratteggi qui una Jeanne Valois che giganteggia. Giganteggia per determinazione per impegno per quella volontà di riscatto che finisce inevitabilmente per travolgerla e trasfigurarla. Noi l'abbiamo vista determinata così già da ragazzina, in quella sua voglia di non patire mai più la fame, che ci ricorda tanto Rossella O'Hara, fatte salve tutte le debite differenze. Saziata la fame vecchia del corpo, resterà una fame mai più saziata che è quella dello spingersi sempre oltre e, che proprio per questo, non potrà mai trovare soddisfazione e che la porterà sul finale della sua vita ad essere tremendamente stanca e conscia di aver imboccato un sentiero in salita che non può, né mai potrà diventar piano. Fa impressione vedere questa giovine che per arrivare sicuramente adopera in parte il suo lato seduttivo, ma non so solo, perché il passaggio inziale della sua ascesa è invece uno studio "matto e disperatissimo" perché c'è da recuperare il tempo perduto. La jeanne che tratteggi benissimo sa benissimo che la chiave del suo successo è di non doversi sentire in difetto su nessuno degli aspetti che caratterizzano l'educazione di una ragazza di buona, anzi, di nobilissima famiglia. Quanto è distante questa giovinetta dai moderni inseguitori di ricchezze e successi che vorrebbe al contrario fare una bandiera della propria insipienza ed ignoranza.
Questa donna che ha una sua fosca grandezza tuttavia, nel suo affacciarsi al mondo che desidera scalare, parte direttamente nel ruolo di vinta e non di vincitrice, una vittima della concupiscienza di un porporato potentissimo, un nobile concentrato di sordidi vizi, emblema di un'umanità che, sempre più spesso, anche oggi, ci fa vergognare di appartenere alla razza umana, che ha sì compiuto grandi imprese, ma poi è in grado di perder tutto in un colpo solo e forse anche perdersi e per cosa poi? Talora solo per la soddisfazione del proprio basso ventre.
Su quel dettaglio, cala come un sipario alla fine d'un atto che ci lascia sgomenti, il silenzio che è piena manifestazione della tua pietà cui segue, alla ripresa dell'atto successivo, il senso di profondo disturbo, una nausea che si fa esistenziale della povera Jeanne, che tanto povera non è, ma noi finiamo per simpatizzare quasi con lei, pur restando a distanza dalla sua smisurata cupidigia.
Infine, hai tolto dalla figura del cardinale de Rohan ogni caratteristica di macchietta e dabbenaggine con cui era stato rivestito nell'anime. Solo che in quel contesto quella caratterizzazione era funzionale a portare Jeanne diverse spanne al di sopra di ogni altro suo complice. Se questa tua storia non si fosse arrestata a questo capitolo unico, avremmo visto un'alleanza di forze del male da far tremare tutti gli specchi di Versailles, come e più di un movimento tellurico e qualche colonna di marmo ne sarebbe uscita quanto meno fortemente crepata.
Cosa posso dire di più?
Dovrei solo fare una esplicita professione di adorazione, ma diamola pure per sottintesa perché anche nelle espressioni di apprendimento "est modus in rebus".

Recensore Junior
18/01/24, ore 22:32

Buonasera Dorabella cara, sono profondamente colpita da questo tuo racconto, che ho letto ora trattenendo il fiato, ora aggrottando le sopracciglia, ora dispiacendomi, ora commuovendomi e infine emozionandomi.
Il tuo racconto è vero: ha il sapore della vita vissuta attraverso i molti dettagli con cui hai reso alla perfezione la vita di questa giovane Jeanne, fra l'affettato atteggiamento da chioccia della Marchesa e la critica accoglienza delle dame ospiti nella sua dimora, le faticose lezioni e le interminabili, angosciose notti fatte di pensieri inarginabili e paure, la lasciva umiliazione della sgradita e disgustosa compagnia del cardinale e la disperata, spasmodica ricerca di trovare una via di scampo mentale alla violenza subita e al terrore di poter "essere ciccia da contare e che la vita non cambi più" (Lucio Dalla, 1983). Mi ha toccato molto il modo in cui hai indagato il personaggio di Jeanne: l'ho sempre disprezzata per la cattiveria con cui ha messo al servizio esclusivo del male la propria intelligenza e le proprie capacità e non sono mai riuscita a offrirle alcuna giustificazione, pensando anzi che la sorella acquisita Rosalie, pur avendo vissuto la stessa miseria, ha dedicato la propria vita al bene. Nella lettura del tuo racconto invece ho sentito profondamente la presenza del tuo sguardo, che le ha saputo offrire la compassione che a me era sempre mancata. Il bisogno di rivalsa risulta così ammantato di pietà e tristezza e il tentativo di emergere a tutti i costi suscita in me quasi una sorta di tenerezza.
Ammiro tantissimo la tua capacità di offrire a ogni personaggio, sempre, un'opportunità di redenzione, indipendentemente dal fatto che sia o meno in grado di coglierla. Ho così ora pena di questa Jeanne mille volte violata: dal cardinale con le sue deprecabili e disgustose voglie, dalla vita che non l'ha fatta nascere, rubo le tue parole, "dalla parte giusta", dalla marchesa, pur apparentemente tanto prodiga, intenta invece più a costruirsi una bella statuina che non ad accogliere una persona amandola per quella che è e, infine, da se stessa, incapace di qualsiasi serena accondiscendenza, anche nei confronti della propria persona.
Bellissimo il racconto, bellissimo ogni dettaglio, bellissima la fugace visione dei Nostri con l'immediato riconoscimento di un amore che a lei non è dato. Bellissimo tutto.
Ho sempre amato leggerti: ogni volta imparo qualcosa, scopro parole, apprezzo emozioni e sentimenti. Anche questa volta il tempo dedicato alla tua lettura mi ha arricchito. Grazie.
(Recensione modificata il 18/01/2024 - 10:34 pm)
(Recensione modificata il 18/01/2024 - 10:35 pm)

Nuovo recensore
18/01/24, ore 19:59

Un perla di scrittura. Cavolo, qui siamo su alti livelli! Mi ha affascinato leggerla, ben oltre la storia di per se. Per quanto astuta e abile come arrampicatrice sociale, Jeanne è così affamata di potere e ricchezze da scendere ad orribili compromessi pur di elevarsi ancora di più. Per quanto scaltra, peccato poi per lei che non sia riuscita a prevenire i contraccolpi della truffa gigantesca della collana.
Gran bella lettura, Dorabella!

Recensore Junior
18/01/24, ore 17:17

Gentile Dorabella, che piacere trovare un altro tuo scritto e su Jeanne Valois, per di più, un personaggio che mi ha sempre affascinata, una perfetta dark lady che nelle mie fantasie un po' bizzarre accoppiavo spesso con Girodelle. Sarebbe stato interessante secondo me.
Inoltre vedo qualche accenno a un romanzo francese che mi ha intrigato non poco, sebbene mi abbia lasciato dentro un non so che di amarezza. Nessuno dei personaggi ottiene quello che vuole esattamente come Jeanne ("il mio sogno era un altro" dichiara nell'anime in carcere, sconfitta).
Non sono mai stata convinta che il Cardinale fosse un simile sciocco come viene raffigurato nel maga e nell'anime. Jeanne non si è totalmente approfittata di lui e forse realmente c'è stato uno scambio tra i due simile a quello che hai descritto in questa storia. Non sono molto esperta del periodo dato che sono più ferrata nella storia antica ma credo che il personaggio che abbiamo visto nell'anime e nel manga fosse fin troppo caricaturale nella sua dabbenaggine. In quanto a Jeanne lei è esattamente quello che hai descritto: all'inizio una ragazza che desidera con tutta se stessa riprendersi ciò che le spetta e lo fa con una certa ammirabile feroce determinazione. Fino a quando le circostanze o il suo destino la portano a rivelare la sua natura crudele arrivando al punto di non ritorno dell'omicidio della sua benefattrice. Quelle immagini mi turbarono non poco alla prima visione dell'anime, non capivo che Jeanne è divorata dal fuoco dell'insoddisfazione al punto da passare sopra tutto e tutti. Malvagia, sì, ma umana nei suoi momenti di malinconia che lasciano interdetto anche suo marito Nicolas ("la vita deve essere divertente se non non ha senso") oppure quando no ce la fa proprio a uccidere la donna che aveva assoldato per interpretare la Regina Maria Antonietta. L'ho amata in quei momenti. Tanto che non sono riuscita a riconoscerla nel personaggio un po' piatto del film a lei dedicato. Credo che la vera Jeanne fosse un misto tra le due.
In ogni modo ti ringrazio tantissimo di questa storia che, secondo me, ci fa capire come, dopo l'incontro con il Cardinale, questa giovane donna che forse si poteva ancora salvare, sia diventata ancora più cinica e spietata nell'usare chiunque per ottenere ciò che voleva.
Una bellissima storia, gentile Dorabella, una storia forte, certo, che non addolcisce la pillola, ma coinvolgente e intrigante.
Un saluto.

Recensore Junior
18/01/24, ore 14:46

Applausi alla srittura mirabile dell'autrice anche in questa ff, ricca nel linguaggio e preziosa nei dettagli, talmente tanto che consente a chi legge di trovarsi davanti, come fosse a teatro, scena per scena.
Vero che il cardinale è una figura parecchio diversa nell'anime, ma è probabile che anche nella realtà cercasse il benestare della regina, per cui si è fatto coinvolgere facilmente nell'affare della collana, credendo di fare un'opera di bene apprezzata dalla sovrana. Il cardinale era un massone, e forse non tanto ingenuo come ce lo ha mostrato l'anime. 
Riguardo Jeanne, proprio questa sua affannosa ricerca nel voler arrivare sempre più in alto le ha tolto la possibilità di accontentarsi di ciò che era già riuscita a ottenere socialmente, che poi alla fine neppure la appagava davvero come è perfettamente raccontato nella ff, venendo riconosciuta come discendente dei Valois. E quindi ha fatto la fine di Icaro.
Vivissimi complimenti.

Recensore Veterano
18/01/24, ore 07:40

Ciao cara
Ma che bellissima storia, con particolari storici molto interessanti..Hai tracciato un ritratto molto sapiente delle personalità di Jeanne Valois e del Grande Elemosiniere di Francia il cardinale di Rohan, che oltre all abito talare era un amante dei " piaceri mondani"...Maria Teresa, l augusta Sacra Romana Imperatrice lo detestava per la sua " riprovevole e immorale condotta" mentre Giuseppe Ii si " divertiva ad ascoltare le turlupinate dell ambasciatore francese" ...Jeanne l' anima nera che delinei in questa one in ogni suo tratto...
Che dire se non farti i miei più sinceri apprezzamenti, e COMPLIMENTI per questa tua scrittura scorrevole..
CHAPEAU
V