Rime e assonanze disordinate che rendono molto bene, plasticamente, l’andare e il riandare della mente.
Resta un po' di ambiguità su quella “porta”, qualcosa che non consente il ritorno (suggestivo il “mai più” e il repentino passato remoto), qualcosa che separa il protagonista in preda all'incubo dai comuni dormienti. Qualcosa di non desiderabile insomma, eppure quasi vagheggiato: “eppure ci riuscii”. |