Recensioni per
ALL ALONG THE WATCHTOWER
di _gru_

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
07/03/24, ore 14:53

Ed eccoci giunti a valle della lettura di questa lunga, ma ricca one-shot di Jujutsu Kaisen.

Mi accingo anzitutto a fare una doverosa premessa: essendo una novizia nel fandom di quest'opera, so di non essere particolarmente addentro alle dinamiche esistenti fra i personaggi e di non avere (ahimé) gli strumenti per cogliere appieno l'essenza delle indoli degli stessi; ciononostante, alla pari dei calabroni che si librano in aria pur non avendo una costituzione corporea adatta al volo, mi addentrerò nel commento di questa storia esponendo il mio feedback da neofita.

In primo luogo, pongo subito un pollice in alto per la scelta di inserimento delle note ad inizio pagina: sembrerà un'ovvietà, ma l'allert riguardo gli avvenimenti di lì a poco narrati per me è stato a dir poco fondamentale.
Proprio in quanto soggetto digiuno della trama di JJK, infatti, sono molto contenta di essermi dedicata alla visione dei primi 24 episodi (come da te consigliato) prima di potermi immergere nel racconto; in tal modo, mi è stato ovviamente più facile entrare nel mood della dinamica fra i personaggi e questo mi ha permesso di godermi molto di più la narrazione degli eventi, proprio perché ho potuto inquadrare gli attori in scena. 
Dunque, grazie per aver specificato che sarebbe bastata la visione della prima stagione dell'anime per entrare nel vivo della storia, senza necessità di lettura del manga o altro.

A tal proposito, per quanto conosca ancora molto poco i personaggi, mi sono sembrati tutti piuttosto IC, soprattutto Gojo, con quel suo estenuante entusiasmo per la qualunque, e i ragazzi a contorno, quali Megumi e Nobara.
Parlando dei due protagonisti, invece, credo che il vero punto di forza di questa storia sia proprio il rapporto che hai delineato fra Yuuji e Sukuna.
Quello che si evince dall'anime è il fatto che i due convivano sì all'interno del corpo di Itadori, ma in realtà Sukuna spesso e volentieri viene messo in secondo piano (com'è anche normale che sia), tanto che quasi ci si dimentica della sua presenza così ingombrante. Se penso al protagonista di Jujutsu Kaisen, infatti, mi viene in mente subito Yuuji in quanto ragazzo molto solare, sempre sorridente, ingenuo quanto basta e raramente impaurito o sconsolato, un po' come un qualsiasi main character di uno shonen tipico. Peculiarità di questo specifico main character (perché in ogni shonen che si rispetti il protagonista ha qualcosa di unico e inusuale) è che ogni tanto ha una bocca dai denti aguzzi che gli compare in faccia e degli strani tatuaggi tribali che fanno capolino in ogni dove sulla sua pelle. 
La bellezza della tua narrazione, invece, consiste proprio nel fatto che rompi completamente questo drappo di ovvia immaginazione per regalarci il ritratto di un personaggio molto più realistico: un giovane adolescente quasi adulto che si è ritrovato catapultato in una situazione letteralmente assurda, vittima di eventi molto più grandi di lui e che deve necessariamente convivere con una Maledizione nel suo corpo e nella sua testa che non gli dà tregua, proprio in quanto maledizione
Andare oltre la superficialità della trama originaria per entrare nella testa e nel cuore di Yuuji al fine di immedesimarsi nei suoi panni ed empatizzare con le sue emozioni è senza dubbio un lavoro che richiede un enorme sforzo immaginativo, a mio parere anche molto difficile. Tuttavia, questo viaggio di esplorazione dell'Inferno che hai fatto nelle vesti di autrice ti ha permesso di raggiungere il nocciolo della questione e di riemergere trionfante dalle fiamme, portando in dono a noi lettori tutta la frustrazione, lo sconforto e l'abbattimento che potrebbe vivere un comune ragazzo di neanche vent'anni se si trovasse realmente in una situazione analoga.

Se dovessi racchiudere le sensazioni che la tua storia mi ha fatto provare in una sola parola, utilizzerei senza dubbio il termine angoscia - e lo dico in tono totalmente sincero e affascinato, da intendersi come complimento: angosciante è avere un'entità dentro che non ti permette di avere la privacy e il controllo delle tue stesse riflessioni; angosciante è l'essere costantemente vittima dei capricci di un dominatore naturalmente cattivo; angosciante è il pensiero di non poter fare nulla per sottrarti a tutto questo; e ancora più angosciante è pensare di poter risolvere il problema alla radice decidendo di porre fine alla propria maledetta esistenza.

Ergo, il modo in cui hai raccontato la dinamica della relazione fra Yuuji e Sukuna è stata a dir poco divina.
Calzante.
Realistica.
Credibile.
Cupa e tetra in certi passaggi, ma al tempo stesso interessante perché ha permesso a te (e a me di conseguenza come lettrice) di esplorare un altro lato della stessa storia e di addentrarmi nell'interiorità di Yuuji sotto un nuovo punto di vista.

E il tutto non solo è stato incredibilmente stimolante a livello di tematiche affrontate, ma soprattutto facilmente immaginabile grazie alla forma della resa italiana del testo, assolutamente magnifica.
Mi sono molto divertita nel notare, ancora un volta, come il tuo stile di scrittura sia perfettamente riconoscibile e unico nel suo genere: l'utilizzo della forma sintattica con il soggetto e il verbo all'infinito è ormai stato registrato nella mia mente come un tuo marchio di fabbrica, e questo mi fa sinceramente sorridere, perché ogni volta che leggo una frase così costruita non posso che riconoscere in essa il tuo stile.
Un esempio dal testo? 
"[...] il mozzicone a finire il suo decorso sotto la suola delle scarpe" o ancora "Yuuji annuisce, le mani ficcate in tasca e il tutto ad essere adombrato dalla sensazione di anedonia".
Semplicemente unico e immancabilmente riconoscibile.

Colgo inoltre l'occasione di quest'ultima citazione anche per tirare un altro pollice in alto e farti i complimenti per la varietà del vocabolario utilizzato.
Alcuni termini di uso poco comune nel gergo colloquiale (come opalescente e litania) uniti ad altri per me totalmente ignoti prima di ora (quali ad esempio scranno, astenico, peristaltica, subissante) a mio parere hanno arricchito notevolmente il buon ritmo della narrazione, rendendo le descrizioni ancor più precise.
Aggiungo anche che, personalmente, apprezzo sempre molto l'utilizzo di termini ricercati nei testi che leggo perché mi spingono a cercare il significato delle parole che non conosco e mi permettono in tal modo di ampliare il mio vocabolario; dunque, a nome della mia (ora più limitata) ignoranza linguistica, ti ringrazio!

Anche la scena rossa non è rimasta indifferente a questo processo esplorativo di ricerca di sensazioni intime, né al tripudio di parole poco comuni.
Non nascondo che inizialmente fossi piuttosto intimorita dall'avvertimento del dom/sub proprio perché sono un soggetto facilmente impressionabile; contro ogni aspettativa iniziale, invece, non mi ha dato affatto fastidio leggere i "5k di scena rossa", e posso affermare anzi con convinzione che si tratti di un prodotto più che ben riuscito. 

Facendo un passo avanti nel commento e concentrandomi sul piano narrativo, credo che il voler ambientare la storia su due filoni temporali diversi sia stata un'ottima idea.
A parte che è stato molto utile trovare nelle note ad inizio pagina questa specifica giacché, come detto sopra, mi ha permesso di inquadrare (e quindi immaginare) meglio gli eventi trattati, ma penso che sia stata una mossa vincente soprattutto perché in tal modo non si è creata confusione nel racconto ed è stato molto semplice entrare nel ritmo della storia, cosa tutt'altro che scontata, soprattutto quando si tratta di racconti così densi di avvenimenti.

Mi permetto di riportare in chiusura un piccolo elenco di alcune citazioni del testo, perché secondo me sono stati davvero magnifici da leggere ed è giusto che abbiano il giusto elogio nel loro momento di gloria.
1. "gli occhi di un oro spento, consumato dalla tristezza" - un passaggio di pura poesia, decisamente toccante;
2. "[...] quando Yuuji colma ancora di più la distanza, responsabile l’inesperienza, l’ammontare di scelte sbagliate e la mancanza d’affetto che ha sempre caratterizzato la sua vita" - di nuovo, un passaggio emozionante, nel quale si riesce quasi a toccare con mano il senso ambivalente fra tristezza e rivalsa che ha accompagnato il protagonista lungo la sua storia, fino a condurlo dov'è ora; 
3. "Dei, perdonatemi per i miei peccati / I tuoi Dei non esistono, qui" - in questo caso ho semplicemente spiccato il volo per la dicotomia di questo botta e risposta fra bene e male, fra luce e ombra, fra sacro e profano, assolutamente calzante e per questo geniale;
4. "la consapevolezza d’essere stato tradito e allevato come la più pregiata delle bestie con la sola intenzione di volerla uccidere" - questa invece è stata una doccia fredda, la storia nella storia, perché è stato inevitabile per me leggerla con la voce di Piton nella mia testa, che mi ha riportato alla mente le vicende del povero e sciaguratissimo Harry Potter.

Grazie per aver condiviso questa esplorazione nell'intimità di Yuuji Itadori e nell'averci fatto scoprire il lato più oscuro del rapporto fra lui e Sukuna.
Questa tua storia angosciante e originale è stata un viaggio di puro piacere di lettura alla scoperta di una realtà incredibilmente interessante e difficilmente immaginabile altrimenti.

Grazie per essere stata il mio Virgilio ed avermi accompagnato negli abissi di questo Inferno maledetto e inesplorato.

Un grande abbraccio e alla prossima! :)
karikeehl

PS: l'illustrazione del leopardo con mille occhi è veramente molto figa; hai fatto benissimo a condividere il link di Pinterest per permetterci di cogliere al meglio quel dettaglio descrittivo. Ottima intuizione, brava! 

PPS: quasi dimenticavo: ho sentito la canzone e sì, è decisamente adatta per descrivere il nostro povero Itadori alle prese con quel simpatico burlone di Sukuna!

Recensore Junior
06/02/24, ore 02:05

Per tua sfortuna io faccio piuttosto schifo nelle recensioni, per cui metto già le mani avanti XD ma questa storia merita un riscontro!
Perché tu scrivi bene e per tutta la storia io mi sono sentita sopraffare e soffocare e, credimi, riuscire a far provare queste cose non é scontato!
Hai riempito lo scritto con un sacco di sensazioni ed emozioni mescolate: prima buone, poi cattive poi ancora buone per arrivare a cose peggiori.
Paura, dolore, confusione ma anche grandezza, la morbosa curiosità di spingersi oltre il pericolo, sfidare tutto.
Hai creato un caos necessario per capire appieno lo stato fisico ed emotivo di Yuuji, perennemente in bilico tra realtà e subconscio, tra cosa é giusto e cosa é sbagliato, cedere alla disperazione, all'autodistruzione o combattere.
Forse leggermente un pochino affrettata l'ultima parte, ma va bene così.
Oltretutto il modo in cui hai deciso di costruire la narrazione, mi ha ricordato tantissimo la prima stagione della serie True Detective e anche se magari non era voluto ed è un idea solo mia mi é piaciuta tantissimo lo stesso!
Una piccola chicca, davvero!