Non mi ritengo, ahimè, particolarmente attratto da multiversi e metaversi, né dall'intelligenza artificiale, anche se questa ha rappresentato parte del mio pane quotidiano quando ancora si chiamava rete neurale.
Sono avvezzo a perdermi già nelle molteplici interpretazioni del singolo universo, della realtà e di me stesso, prima di riuscire a spiccare il volo verso altri lidi.
Eppure mi ha incuriosito e divertito l'architettura di questa poesia, o meglio composizione multi(per rimanere in tema)-mediale.
Un po' pesante - a mio modesto avviso -, per essere fruibile senza imbarazzo, la doppia similitudine introdotta dal doppio “come”.
Il commento, o recensione, che segue le parole in grassetto appare autoprodotto (o di nuovo frutto di AI?). Ciò nonostante lascia spazio a varie ipotesi e incertezze.
Decisamente un modo originale e inconsueto di poetare! |