A me invece…
le multinazionali hanno lasciato il divertimento di leggere questi versi.
La mente sale sullo scivolo dell’immaginazione.
Rimane svagata, affascinata, per come è stato affrontato il vizio capitale della gola. Fotogrammi scomposti della bocca e di cosa succede dentro.
I “pezzettini” diventano l’insolito protagonista. Prendono il controllo e si preparano a sparpagliarsi per le strade insondabili del nostro io corporale più nascosto.
Col consueto stile sbarazzino e scherzoso, lucido e insalivato, che non lascia spazio neanche a un cenno all’ovvietà del sapore.
Ma l’ovvietà balza fuori inesorabile e inaspettata nell’ultimo verso. E il vizio diventa un vezzo: dare la colpa, sull’onda delle frasi fatte.
Bella.
Da leggere col boccone in bocca. |