Molto originale, a partire dal font stesso, che dà un senso di pulizia, lieve sconforto al leggere, ordinata asciuttezza.
Lucida presa di coscienza dei propri sentimenti, che campeggiano intimi e scoperti. Il tutto avvalorato dalla stringata sintesi finale con soggetto in inglese: testimonianza di dettagli curati.
Un continuo ritornare, ripetersi e riallacciarsi (“nel calore di un intreccio”) di immagini, come la neve, i bucaneve, la “selenica” perfezione. Un rincorrersi di verbi coniugati: “possiedo”.
Parole dalla “monca forma”, e non per dovere di metrica.
Periodi ipotetici ridotti all’osso, con le protasi mozze, senza preposizione, e le apodosi segnate da malinconica irrealtà.
Animali in gabbia, ci si sente (“animale libero rinascerei”), ma forse più liberi di chi in gabbia non è, dato che il pensiero riesce ancora a volare e innalzarsi a toccanti livelli di struggimento.
Una dozzina di ripetizioni della parola “forma”, come in un triste gioco dove già si sa chi perderà.
Una poesia d’artista, indubbiamente di gran classe. |