Bella questa poesia!
L’architettura è curata, con le sue quartine fantasiose e libere di volare. Tenute però insieme dai quarti versi rimati, piccolo inchino alla classicità. E dai terzi versi che... fissano, quasi un leitmotiv.
Il finale è propedeutico alla serenità, col suo pizzico di modestia (“distorta e semimorta”) e la voglia di accettare e di accettarsi.
Il soggetto, infine è ricco di suggerimenti e suggestioni:
* alibi per cercare di giustificarsi dalla pigrizia nello scrivere
* sapore di cose passate, accantonate dalla presenza di tastiere e telefonini
* metafora di lunghe parentesi di vita
io sono andato a posto ricordo il foglio bianco
bianco come un vuoto per vent'anni nel cervello
e poi ho pianto non so per quanto ho pianto
su quel foglio bianco io non so per quanto ho pianto
(Tricarico, Io sono Francesco) |