Ciao, un vero peccato aver scoperto solo adesso la challenge “L’Anno Aspec”, è davvero interessante, sono tematiche che ultimamente mi stanno prendendo. La prossima volta parteciperò sicuramente.
Passiamo a Sasuke, che hai centrato in pieno, direi.
La domanda con risposta iniziale, «Cosa provi?» «Niente.», è una mazzata.
Sasuke si accorge subito di quanto sia falso, nonostante lo neghi. Sai, ho sempre pensato che Sasuke non sapesse dare un nome alle emozioni provate e non sapesse gestirle perché nessuno glielo ha mai insegnato, forse anche questo ha contribuito a persuaderlo, insieme al dolore, dell’aromanticismo. Da quel punto di vista, è rimasto immaturo. Vittima anche lui della maledizione degli Uchiha, troppo amore, troppo intenso e prorompente; distruttivo, a volte. Si accorge da solo di essere diverso, ma come può spiegarlo se non sa dare un nome a quello che sente? Equivarrebbe a fallire, ad ammettere di avere dei sentimenti.
Solitudine, prima forzata e dopo cercata. Gli incompresi ( o che si credono erroneamente tali) finiscono spesso allettati da questa illusione di pace che è, in realtà, una resa. Un “non mi capiranno mai.” Arriva a rammaricarsi di avere legami, sentimenti, affetto, certo che un giorno tutto andrà perduto di nuovo. Li nega fino all’ultimo pur sapendo che ci sono. Vorrebbe non averne, non provare niente come una statua e finisce per convincersene.
Sasuke si meraviglia quando qualcuno lo ama, si stupisce che Itachi gli abbia rivolto tali parole. Se ne sente talmente indegno che si illude di averle immaginate.
Sasuke non è anestetizzato o aromantico, ha solo capito che le forme di amore possono diverse dalla maggioranza, però ci sono eccome. Non per questo meno intense o valide.
Sasuke non è sbagliato solo perché funziona diversamente da chi lo circonda, chi lo ama davvero sarà disposto a capire.
E infatti «Cosa provi?» «Tanto.» Anche se non sa dare il nome preciso.
Non importa se questo abbia un nome usato dalla maggioranza o meno.
Inutile dirti che io vado a nozze con queste analisi approfondite dei personaggi; Sasuke, poi, è un soggetto su cui si potrebbero scrivere libri interi. Doppi complimenti perché tu hai anche l’abilità di dire tanto scrivendo poco. Mi è piaciuto l’uso della seconda persona, è raro, ma indispensabile per sbattere in faccia le cose come stanno, senza sconti. Stile Sasuke.
Ho particolarmente apprezzato, vado a nozze anche con i “funzionamenti diversi” di qualunque genere. |
