Recensioni per
Frutti marci
di yugen_roku

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
04/05/24, ore 10:19
Cap. 10:

Si trascende ormai la natura per smarrirsi ancora di più. Si perde il beneficio dei raggi solari, luce e calore. Di nuovo i versi, fortemente disturbati, esprimono un lamento corale: i “molti che nel buio / hanno destino”.
I frutti marci ormai puzzano.
Disturbati i versi, e disturbanti. Volutamente disturbanti.
Una sorta di narcisismo al contrario.

Recensore Master
04/05/24, ore 10:18
Cap. 9:

Ritrovo qui il precedente tema primaverile, nel rinascere, che i cicli della vita, le stagioni, i corsi e ricorsi si portani dietro senza nessun merito nostro.
Ma è un rinascere incerto e insicuro, un'occasione perduta per il fatto che si guarda cosa è successo agli altri.
Eppure il fuoco purifica, e dalle ceneri rinasce l’araba fenice.

Recensore Master
04/05/24, ore 10:15
Cap. 8:

Bello l’incipit primaverile, quando ci si accorge che finora è stato solo un vegetare, che è tempo di raccogliere e rimettere insieme i “brandelli”.
Ma è come se non rimanesse più niente di linfa vitale, complice ancora una volta lo studio e la successiva disillusione, dai riflessi rancorosi.
Per fortuna la strada della vita, anche se a noi appare come un monotono rettilineo, è piena di svolte improvvise.

Recensore Master
04/05/24, ore 10:13
Cap. 7:

Sono rimasto un po' indietro, e confesso che faccio un po' fatica a seguire i versi, perché incentrati su sensazioni molto intime e dunque meno facilmente condivisibili.
Rimpianto, forse, il titolo? Rimpianto per uno studio che ha aiutato lì per lì, ma che è sfociato in un tempo senza scopo e con bisogno di sfogo.
Ambiguo l’ultimo verso: “non esistere per poco”. Allude a una situazione passeggera, che fra poco potrebbe cambiare, o a un’esistenza fondata sul poco, o nulla?

Recensore Master
02/05/24, ore 22:10
Cap. 9:

Bello il forte iperbato "col dolore intorno a me/di chi non ce l'ha fatta", ulteriormente rafforzato dalla posizione in enjambement. Il testo si apre col tema della rinascita, ma una rinascita insalubre, e si chiude, ancora una volta, col tema dell'autodistruzione, stavolta nel fuoco.
Sei sempre una rivelazione.
Un abbraccio grande

Afaneia

Recensore Master
02/05/24, ore 22:08
Cap. 8:

Un vero e proprio atto d'accusa dichiarato in cui fai "nomi e cognomi" (ok, perdonami la citazione semi-ironica). L'Università appare come una vera e propria divoratrice di uomini.

Recensore Master
01/05/24, ore 16:16
Cap. 7:

Una volontà di annientamento e di autodistruzione, o forse soltanto di non sentire niente, per un po'. Traspare il tema dello studio dai versi, che però appare non come qualcosa di sterile e freddo ma quasi come un personaggio della narrazione che interviene sulla scena. Come sempre, meraviglioso.
Un abbraccio enorme

Afaneia

Recensore Master
30/04/24, ore 07:23
Cap. 6:

Il titolo è qualcosa che da un lato aiuta ad entrare nel mondo, tutto intimo e personale, dei versi… quasi un invito a leggere con attenzione e a capire meglio. Ma dall’altro lato tende a imporre una classificazione, quasi un impoverimento delle numerose sfaccettature che arricchiscono i brani e contraddistinguono le tue poesie.

Probabilmente fai bene a lasciare tutto senza titolo.
È solo un mero esercizio scolastico per chi legge, che dopo l'analisi cerca la sintesi.

Qui comunque metterei qualcosa con un punto interrogativo alla fine, tipo “Scontro o incontro?”: l’eterna lotta fra gli opposti che finiscono per fondersi e confondersi: “e me ne confondo”. Bello!

Recensore Master
28/04/24, ore 11:41
Cap. 5:

In questo periodo a scuola sto insegnando ai ragazzi ad analizzare le poesie sulla base del lessico. Ecco, in questa poesia mi ha colpito il senso pessimistico che il lessico mi trasmette: perdere, annegare, abissi, affondare nel futuro, parole spezzate. Una parte di me si domanda se ci sarà da sperare in un lessico più positivo e ottimistico nei prossimi brani.
Come sempre bravissimo.
Un abbraccio enorme

Afaneia

Recensore Master
28/04/24, ore 09:27
Cap. 5:

Il passato rischia di accendere una pesante ipoteca sul nostro futuro.
Rimangono solo le “parole spezzate”, indizio di antiche “compiutezze” ormai frammentate, come i ruderi dell’antica Ostia.
Bisogna riprenderci le parole e il pensiero, rubatici dalla società e dall’età che avanza.

Non restaurare, ma ancora scavare, arrivare alle fondamenta, per riscoprire l’unità smarrita della planimetria.
Capire per non morire.

Recensore Master
27/04/24, ore 07:51
Cap. 4:

Questa qui potresti intitolarla Mancanza, nella sua doppia accezione.
Mancanza infatti di qualcosa di cui si ha bisogno per affrontare meglio le passioni e i sentimenti buoni che si incontrano nella vita: “non abbastanza per l'amore”.
E al tempo stesso mancanza da intendere come sbaglio, un qualcosa che ci fa sentire in colpa.
Ne danno conferma gli ultimi due versi, di una grandiosa potenza sintetica: “in mancanza di un tempo / che ci assolva dalla vita”. Con quel “vita” che fa rima con “dita”, il che non ci sta per niente male.

È per ora la poesia che mi è piaciuta di più.
Importante, come una specie di manifesto.

Recensore Master
26/04/24, ore 02:12
Cap. 4:

Allora, allora, allora.
Buonasera, yugen_roku! Non puoi capire che piacere enorme mi abbia fatto aprire stasera, proprio per caso, il mio elenco di autori preferiti, e vedere che proprio tu tra tutti avevi pubblicato qualcosa. Non so se ti ricordi di me, ma all'epoca penso di aver commentato quasi ogni cosa che hai scritto.
Ho amato alcune immagini di queste poesie, davvero, come il vuoto che aleggia su Ostia o, in questa, il desiderio che sgocciola dalle dita. Vorrei citartene altre, ma a memoria e dal telefono mi trovo in difficoltà: ti chiedo di credermi sulla parola quando ti dico che, a distanza di anni, confermi il meraviglioso ricordo che ho delle tue capacità di scrittura.
Ti mando un abbraccio e, sebbene con un paio d'ore di ritardo, ti auguro buona festa di Liberazione.

Afaneia

Recensore Master
24/04/24, ore 20:24
Cap. 3:

Si deve cercare di ritrovare la strada, scrivevo nella precedente recensione. È un’espressione infelice: perché la strada non è segnata. Non credo infatti nel destino che “fin nelle ossa sta inciso”. È pure quello una specie di alibi, per giustificare il disagio dei giorni presenti.
Si è fragili, ci siamo persi. Non è questo un modo elegante di piangersi addosso?

Forse… forse si dovrebbe pensare di più al presente e meno al futuro. Sarebbe più facile, in questo modo, dare più senso alla nostra vita.
"Quello che conta è il percorso del viaggio e non l'arrivo", scriveva Thomas Eliot. E Giuseppe Ungaretti: “La meta è partire”.

Recensore Master
24/04/24, ore 20:23
Cap. 2:

Anche stavolta fai uso di immagini molto (o troppo?) forti: rantoli, contorsioni e viscere esposte.
Questa seconda poesia si potrebbe forse intitolare Disadattamento, una malattia molto diffusa “nelle tinte del mondo” contemporaneo.
Sintomo ne è il non poter (o non saper?) “trasparire”. Il sentirsi rinchiusi come in una bolla e limitare al massimo i movimenti, per evitare di toccarne le pareti e farla scoppiare.
Perdona i due incisi un po’ critici fra parentesi tonde, ma è un’esperienza che ho fatto e faccio anch’io continuamente.

Forse… forse il sentirsi disadattati è un po’ un alibi per giustificare la pigrizia nel ritrovare la strada, qualunque essa sia?

Recensore Master
24/04/24, ore 20:21
Cap. 1:

Ho apprezzato molto il fatto che questa raccolta sia stata strutturata in 12 poesie: 12 è un numero magico, fortemente simbolico e ricorrente in molte culture.
Ma avrei preferito testi più differenziati, non come stile ma come contenuto. Invece mi sembrano tutti (spoiler) più o meno simili, a una lettura veloce.
Forse la presenza di un titolo, accanto al numero romano, avrebbe aiutato a comprendere meglio i testi, su un argomento estremamente stimolante.

Bello qui l’inizio, cantato, nostalgico, archeologico (l’archeologia per me che ho frequentato il classico è sempre stata come una chimera mai raggiunta, ho fatto tutt’altro nella vita).
Poi si avverte come una frattura insanabile fra passato e presente: primavera, musicalità e aspettative fuggono via.
Ma la capacità di accettazione, credo, dipende solo da noi.