Recensioni per
Incubi per quattro stagioni
di AndromacaNyx

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/04/25, ore 13:05

Capitolo in cui mi rivedo fin troppo, visto che anche io al momento non riesco ad aiutare alcuni miei amici nei guai. Lavoro costruito con la massima cura a livello introspettivo, e con struggenti descrizioni per i rispettivi tocchi, adorate le ultime righe.

Recensore Master
09/04/25, ore 21:45
Cap. 2:

Buonasera, eccomi finalmente qui!
Una one shot di Halloween di stampo molto classico questa, palesemente basata sulla leggenda di Sleepy Hollow, ma che mi ha fatto pensare molto anche a uno dei classici Disney più dark e meno conosciuti, Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, la cui seconda parte racconta una storia con atmosfere molto simili. 
Anche qui vediamo affrontati temi come l'emarginazione e il pregiudizio nei confronti del diverso (con il ritorno dei capelli rossi, cosa che non mi stupisce, viste le credenze dell'epoca), ma stavolta il protagonista, Heath, non sembra essere un'anima pura come quello del racconto precedente, anzi, si dimostra a sua volta piuttosto ambiguo e caratterizzato da una certa malizia, cosa che alimenta il timore degli abitanti del villaggio nei suoi confronti. Pure il suo carattere risulta ambiguo, perché in alcune occasioni è capace di affrontare i suoi aguzzini, incutendo loro timore, ma in altre ne è spaventato, quasi avesse una duplice personalità o fosse posseduto da qualche entità che si manifesta a tratti. 
Ed è ambigua anche tutta la shot in sé, visto che una volta finita lascia il lettore con un mistero irrisolto, tante domande e poche risposte. La mia teoria è che il cavaliere senza testa stesse cercando una sorta di erede e lo abbia trovato in Heath. Oppure Heath è solo la sfortunata vittima di cui il cavaliere aveva bisogno per placare la sua sete di sangue?
Anche questa shot l'ho trovata davvero intrigante e godibile, sia per la trama in sé che per i temi trattati, ma soprattutto per il finale, che è un po' una maledizione per chi, come me, vuole vedere tutti i misteri risolti, ma che è giustissimo. Del resto, tantissimi libri e film horror finiscono così, compreso il classico Disney che ho citato prima. 
In conclusione, un buonissimo lavoro! L'unico appunto che mi sento di farti è che ho notato diversi refusi e alcuni errori di distrazione, per cui ti consiglio di dare una rilettura e sistemarli. Spero di non essere stata troppo pignola!
Detto questo, alla prossima! A breve passerò anche sulla tua long per lo scambio! ~

Recensore Master
06/04/25, ore 16:09

Lavoro estremamente affascinante e a modo suo quasi speranzoso,in un altro l' apice del nichilismo che affronta il fin troppo familiare tema di volersi ricongiungersi a coloro che abbiamo perso. Magnifica introspezione psicologica e semplice ma spettacolare apparizione.

Recensore Master
30/03/25, ore 15:33
Cap. 2:

Lavoro molto affascinante e ben descritto, che costruisce a dovere l' atmosfera fino all' ultimo istante. Adoro quando il serial killer di turno si ritrova a confrontare qualcuno molto al di sopra di lui nella catena alimentare. A presto.

Recensore Master
26/03/25, ore 21:03

Eccomi qui!
La trama di questa storia mi ha ricordato un po' la novella di Rosso Malpelo, con il protagonista - che, guarda caso, ha i capelli rossi - odiato dal popolo per il suo essere "diverso". Ed Elian mi ha fatto tenerezza, nel suo restare puro d'animo nonostante tutto l'odio che riceve ingiustamente.
È sempre triste poi notare come il male non stia nei mostri delle fiabe o in qualche strana creatura soprannaturale, bensì nell'uomo comune, nella sua mentalità retrograda e nel suo credere a superstizioni sciocche e infondate. E così è morto un ragazzo innocente, che neanche prima di morire riesce a odiare i suoi carnefici. Povera anima.
In conclusione, questa shot mi è piaciuta molto, merito anche dello stile chiaro e pulito. Complimenti!
Ripasserò volentieri su questi lidi!

Recensore Master
22/03/25, ore 15:50

Lavoro estremamente affascinante e fluido che mostra a dovere la tormentata psicologia del protagonista, così come l' aura di mistero che lo avvolge. Adorato gli ultimi momenti, qualcosa che tutti abbiamo pensato prima o poi

Recensore Veterano
20/02/25, ore 21:43

Ciao,

molto carina anche questa storia. Calda e rassicurante, ecco. Alla fine c'è una nota di speranza che riesce a esiliare tutta l'inquietudine (bel lavoro, davvero) vissuta in soffitta; l'eco sempre più lontana della solitudine.

Bel lavoro, complimenti.

Aspetto le prossime storie. Nessuna pressione, eh. Però le aspetto.

A presto,

-Agp.

Recensore Veterano
19/02/25, ore 21:09

Ciao,

rieccomi qui. E riecco la tua lirica!

Ho più volte mostrato entusiasmo per il tuo modo di descrivere personaggi, ambientazioni e atmosfere, questa volta qui non fa differenza. Anzi, credo tu abbia superato te stessa. Questa volta c'è, in aggiunta, una rappresentazione che non vedo mai: una follia dolce, fanciullesca eppure, come abbiamo visto, fatale. Lo trovo bellissimo. Trovo bellissima la delicatezza organica con cui ha descritto e caratterizzato il personaggio di Wolfgang. E' reale al punto da diventare inquietante. E mi piace tanto. Di nuovo quelle sfumature gotiche, soprattutto per quanto concerne l'animo umano.

Un'altra cosa che mi è molto piaciuta, è stata la lotta alla ricerca della comprensione, fra, come dici, terreno e spirituale. Ho più volte dubitato di una cosa e dell'altra: come Elias, durante la lettura andavo alla ricerca di una verità, forse la mia, forse una più grande.
Il momento in cui ho vacillato di più, invero, è stato quando l'angelo ha messo in guardia Elias da Wolfgang: mi sono chiesta se quella visione fosse o meno "buona". Una parte di me si è chiesta se fosse giusto che il "divino" si intromettesse nelle vicende umane sino a questo punto; se Elias non avesse il diritto di interagire con un suo simile solo attraverso il suo istinto, il suo sentire. Se non avesse il diritto di sbagliare, come sbagliamo tutti. E poi mi sono chiesta se Elias non sia morto proprio a causa di questo intervento: diviso fra le sue emozioni umane, dunque fallaci e ingannatrici, e il consiglio di qualcosa di superiore, che ha inevitabilmente influito sul suo comportamento e sull'accoglienza riservata all'apparizione di Wolfgang nel bosco. Sarebbe andata diversamente, in caso contrario? Non lo so, non ne ho proprio idea e tanto meno certezza. Ma mi è piaciuto il fatto di essermi vista "costretta" a chiedermelo: aggiunge profondità e introspezione.

E' un lavoro fantastico. Ti faccio i complimenti.

A presto,

-Agp.

Recensore Veterano
19/02/25, ore 19:39

Ciao,

sono finalmente tornata.

E' tutto molto confuso, soprattutto nella parte finale del testo. E sai cosa? Mi piace. Mi piace perché lo trovo realistico: a un passo dalla perdita, dalla morte tutto si confonde; passato e presente, ricordi e immaginazione, emozioni e tutta la complessità della fragilità umana. E' difficile mantenere un filo di pensieri logico, coerente... anzi, è inutile: non ha più senso davanti all'ineluttabilità dell'attimo. Da un certo punto in poi, secondo me, hai rappresentato il panico e l'incapacità di comprendere ciò che è, infine, completamente irrazionale. E va bene così. Lo ripeto: mi piace.

Ciò che invece è chiaro e manifesto, è la componente sentimentale, umana dei due protagonisti. Mi piace l'evoluzione del loro rapporto, l'esplorazione delle loro fragilità e la lotta estenuante per proteggerla, perché in fondo viene ritenuta pura e giusta. Quella cura, quella tenerezza... Bello.

E' un lavoro interessante. Complimenti.

Vado a recuperarmi anche la storia successiva.

A presto,

-Agp.

Recensore Veterano
17/11/24, ore 21:48

Ciao,

bello, bello, bello!

Le atmosfere cupe, l'animo tormentato di un uomo e la sua ossessione: questa sfumatura - neppure poi così sfumata, pensandoci - gotica mi è piaciuta da matti!

E' una narrazione opprimente, quasi come la nebbia che hai descritto; è tutta intorno a noi che leggiamo. I dubbi di Peter sono diventati i miei: era reale? Oppure la sua ossessione e il dolore della perdita, l'incapacità di accettare la morte di coloro che amava - e ama ancora - gli hanno offuscato la ragione? Non lo sappiamo, e questo è parte del fascino sinistro di questo racconto. Non ti sbilanci, ci lasci il libero arbitrio, così che ognuno di noi possa pensare quello che vuole o che crede giusto. Bellissimo!

Te l'ho già detto, ma voglio dirlo ancora: le tue descrizioni sono liriche, sognanti e, in questo caso, cupe, pesanti e nel contempo leggere come i fantasmi che alleggiano in questa storia, reali o meno.

Senza voler togliere niente alle precedenti, neppure per scherzo, questa è al momento la storia che preferisco di questa raccolta. Non vedo l'ora che passino questi dieci, undici giorni per vedere cosa tirerai fuori per il Giorno del Ringraziamento!

Complimenti, davvero!

A presto,

-Agp.

Recensore Veterano
14/11/24, ore 22:52
Cap. 2:

Ciao,

rieccomi qua!

Sono stata nuovamente rapita e accompagnata dall'entusiasmo che ti dicevo. E' il modo in cui conduci la narrazione a catturarmi. Sei molto descrittiva, ma i dettagli non sono mai troppi e mai melensi: sono perfetti, secondo il mio personale gusto. Tutto prende forma, e più che leggere, ho la sensazione di guardare un filmato.

Tutto ciò mi ha ricordato Sleepy Hollow e il leggendario Cavaliere Senza Testa: hai preso ispirazione? Che tu l'abbia o meno fatto, il risultato è molto piacevole, devo dirlo. Se uno trova piacevole essere inquietato e disturbato, certo. E io lo trovo piacevole, soprattutto quando è fatto bene, giusto per esiliare ogni possibile dubbio.

Ancora una volta hai affrontato il tema del bullismo - anche se penso che nell'Ottocento questo termine non esistesse, ma passamelo - e dell'emarginazione. Questa volta, però, c'è anche quello del martirio. Invero, non pare proprio che Heath ambisse a diventare un martire, però... A quanto pare il cavaliere ci ha trovato qualcosa, in lui, in Heath, visto che da quel momento ha smesso di mietere e rapire. Posso prendermi la libertà di pensare, senza una ragione precisa, che Heath sia, in qualche modo, per una qualche ragione, il nuovo cavaliere? O comunque che ne sia diventato parte e, conoscendo la sofferenza, avendo sperimentato la cattiveria sulla sua pelle, impedisca che ne vengano causate e fatte ancora. Non lo so.

Ti faccio ancora una volta i miei complimenti!

A presto,

-Agp.

Recensore Veterano
13/11/24, ore 22:51

Ciao,

prima di tutto voglio rivolgerti dei complimenti, e sono sinceri: questa storia è storta quanto poetica. Oltre che scritta benissimo. Hai una capacità descrittiva, parlando di ambiente, di personaggi e di emozioni, che ho visto veramente di rado e che invidio. Il modo in cui hai reso i contrasti, a volte tenui, altre stridenti, è lirico.

Durante la lettura, mi è tornato in mente quando da bambina leggevo libri di fiabe o fantasy, quell'entusiasmo forse sciocco nel credere completamente all'autore, nel lasciargli fare e farsi portare dove voleva lui; col tempo ho un po' perso quell'entusiasmo, non è più la stessa cosa. Ecco, forse accettare in modo passivo ma assolutamente non disinteressato ogni cosa. E' stato molto bello, non ricordo l'ultima volta che mi sono sentita così.

Questa storia è bellissima, ma è soprattutto triste. A renderla tale è la componente realista: il ritratto delle storture umane. E' triste scoprire chi sia Elian proprio quando sta per non essere più, mai più. Non ti nascondo che fino all'ultimo ho sperato che qualcuno, forse sarebbe meglio dire qualcosa, qualche creatura, lo salvasse. E invece no: ad attenderlo c'è l'oblio, l'oscurità in cui ci sarà quel barlume che lui non potrà mai vedere infiammarsi, manifestarsi ed esistere.

La cosa orribile è che il mostro qui non è quella creatura, orrida solo nell'aspetto da un punto di vista umano, perché all'atto pratico essa non gli ha torto un capello. Il mostro è quel l'uomo, quel contadino. Garon, ecco. Quando Garon gli dice: "Il male deve lasciare il tuo corpo", wow... Quello di Elian? Eh, certo. A quel punto ho brevemente pensato che il "male" glielo avessero infilato dentro loro, con la loro ignoranza, con la loro cattiveria. Ma la verità è che non c'è malvagità in Elian, solo tanto dolore. Le uniche azioni offensive che compie sono per disperazione, semplice autodifesa. Lui è bellissimo, sì, ma a renderlo tale non è il suo aspetto, ma quello che ha dentro: nonostante tutto, lui si è mantenuto puro. Ci sono dolore, rabbia e così tante sfumature oscure, ma in lui non scorre il veleno che scorre dentro Garon e gli altri.

Di nuovo, davvero complimenti. Seguirò il tuo lavoro con quell'antico entusiasmo.

A presto,

-Agp.