Recensioni per
Accontentarsi
di kamony

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
21/11/24, ore 10:31

Piaciuto molto.
Letto di gusto, nel vero senso della parola, fra Nutella e padella sul fuoco.
Con in mente l'autrice che traspare oggi in versione casalinga, ciabattine da casa e grembiule in vita.

È un genere letterario che mi affascina, il racconto breve.
Obbliga a dare più peso alle parole e alle frasi. Specialmente quando lo stile è come in questo caso sfrigolante e scoppiettante, come l'olio in padella.
Con o senza morale. Sconclusionato o col finale.
Qui la morale c'è eccome. C'è anzi la risposta convincente - perché semplice, schietta, da madre a figlia - a una domanda che mi ha sempre tormentato, quella con cui inizia il racconto, posta da Giada: la domanda che si porta dietro stili di vita, ricerche di felicità o di serenità, verbi importanti come accontentarsi, rassegnarsi (“dopo un po’ mi sono rassegnata”), accettare.
A me la risposta più completa la dette non un motto, non un esempio, ma una preghiera, anch'essa “spiccia”, la preghiera della serenità, formulata da un teologo protestante. Non la riporto perché devo averlo già fatto un sacco di volte.
Mi ha fatto piacere ritrovarla fra queste righe, in forma più vissuta, quasi nostalgica, concreta (tutti i personaggi sono presentati col nome proprio di persona), sotto forma di esempio e non di insegnamento.

P.S.
Due piccole sviste:
“che ne sta seduta”
“una più grande di lui di che faceva”.
Non prenderla come espressione di saccenteria da parte mia, ma semmai come candidatura a tuo correttore di bozze, a costo zero e devoto, caso mai pubblicherai un libro di racconti.

Un abbraccio con affetto
Dal vecchietto tuo Bilbetto.
(Recensione modificata il 21/11/2024 - 02:07 pm)

Recensore Master
21/11/24, ore 10:20

Cara Kamony,
ti ho scovato in questa sezione con una tematica interessante che può dare adito ad una riflessione altrettanto interessante, a seconda del vissuto delle persone che, intraprendendo la lettura, ti doneranno il loro parere, e che tu hai trattato con apparente leggerezza per fare capire ad una figlia che è sempre meglio guardare oltre l’apparenza.
E’ ovvio che ciò che è maggiormente impattante alla superficiale visione delle cose potrebbe essere sinonimo di qualcosa di sicuramente soddisfacente, ma è quando si approfondiscono tali visioni che ci si accorge che non occorreva andare tanto lontano da dove si era per rendersi conto che tutto ciò che, forse inconsapevolmente stavamo cercando, era a portata di mano.
Magari non si è attratti immediatamente da una persona, ma è solamente frequentandola che ci si può accorgere di cosa nasconda nelle profondità di se stessa e, probabilmente, quanto anche quella stessa persona attendesse qualcuno che le donasse l’opportunità per scoprirsi e scoprire le sue carte e, pertanto, le sue doti.
Nascono così, casualmente, delle affinità che non si era consci di possedere e che diventano il legante di una intera esistenza, per cui non è vero, per quanto mi riguarda, che chi si accontenta gode, anzi, è la continua sorpresa che ci si può riservare reciprocamente a mantenere saldo e vivace un rapporto che ha così certamente avuto modo per porre delle basi solide.
Il discorso dell’accontentarsi può essere valido quando si tratta di cose, magari perché nell’immediato non si ha la possibilità di averle, ma riferito alle persone è tutt’altra cosa e va ponderato sotto ogni punto di vista.
Una gradevole lettura che ha sollecitato la mia mente e ha posto le basi per sviluppare una problematica a cui, troppo spesso in queste nostre esistenze così veloci e superficiali, non viene dato abbastanza risalto, al fine di comprendere davvero e, quindi, di interrogarci su cosa sia meglio per noi e la nostra eventuale, se non felicità, quanto meno, serenità futura.
Scusandomi per il panegirico ti mando un affettuoso abbraccio e un saluto.