Cara Kamony,
ho letto questa tua poesia, che mi ha letteralmente investito di sensazioni negative, facendomi pensare fosse il riflesso di un frammento di vita che stai vivendo, magari, tentando di metabolizzarlo, e me ne sono dispiaciuta.
Ogni tanto, quando si avverte che si divenga preda di tali sensazioni, è bene cercare di esternarle in qualche maniera, poiché altrimenti si rischierebbe di implodere con conseguenze forse ancora peggiori. Tu hai scelto di scriverle, quasi che il fermarle e fissarle sulla carta potesse darti l’opportunità di esorcizzarle e guardarle con maggiore distacco e, quindi, di reagire prendendo delle contromisure.
Quando ci si accorge di cadere nella noia, nel tedio delle nostre giornate, e le cose che poniamo in atto non ci danno più alcuna soddisfazione, ecco che dovrebbe scattare un campanellino di allarme, un primo rendersi conto che occorre non lasciarsi andare assecondando il problema, il quale finirebbe per sedimentare togliendoci la voglia e la volontà di rialzarci e combatterlo, facendoci così sprofondare in una malinconia di cui si conosce l’inizio ma non si sa come e quando possa terminare.
Una simile condizione è davvero qualcosa di faticoso da portare avanti e sembra, nel momento in cui la si vive, priva di vie d’uscita, poiché la stanchezza diventa enorme, ma non bisogna cedere e cercare, anche con l’ausilio di coloro che ci stanno accanto, di sfidarla e combatterla per ridurla al nulla, al fine di ritrovare il desiderio di vivere che, per qualche tempo, si era appannato, offuscato forse dall’eccessivo pensare.
Ma tu sei forte e grintosa e sono certa sarai capace di trovare lo spiraglio che ti porti fuori dal tunnel potendo, poi, ammirare un panorama del tutto nuovo pronto ad abbracciarti e accoglierti.
Sperando di non essermi addentrata eccessivamente in un privato che non conosco, poiché potrebbe riferirsi sia a qualcosa di personale sia a qualcuno a te vicino, ti mando un caloroso abbraccio seppur virtuale. A presto! |