La tua non-sense ha un carico descrittivo così massiccio, posato come polvere sulle parole, che non riuscirei a scrivere un commento adeguato neanche rileggendo più e più volte il tuo scritto.
Mi sembra quasi inutile dire che ho adorato i legami - quando ci sono - di congiunzione da frase a frase, la chiusura ad anello e la compattezza, che ti fa vivere tutta la non-sense come fosse un insieme di ventiquattr'ore-ventiquattro vissute in un ininterrotto film russo con i sottotitoli in portoghese. I colori sono come ideogrammi, si fanno capire anche se sembrano nuovi, mai visti. C'è una sorta di quadro di fondo che ti resta attaccato mentre procedi.
Mi sembra quasi inutile riscrivere le frasi che ho adorato, quelle che ho sentito mie ("Il sangue rosa schizza sulle pareti rosa diventando trasparente come cristallo") e soprattutto quelle che mi hanno pesantemente scosso con una risata pietrificante ("scuola si scrive con una Q spaccata violentemente a metà da un filo di piombo attaccato a una mela di bronzo"). Mi sembra inutile ma le cito lo stesso, ricordando ogni piastrella del tuo componimento, godendomelo da questa poltroncina come fossi davanti ad un film, rallegrandomi ad ogni citazione colta, rattristandomi per quelle non colte, ridacchiando ad ogni contrasto di parole o colori ("Pablo Neruda e Maria de Filippi").
Non saprei cosa dire se non complimenti; una bella storia non-sense con un impatto grafico preciso, una scelta lessicale abile ed una leggibilità fantastica. Grazie.