Ciao Milly!
Allora eccoci arrivati alla fine di questa storia investigativa, piena di riferimenti ai gialli e ben distante dalle soluzioni che gli stessi personaggi evocano. Voglio dire, i tè aromatizzati al cianuro sono stati un elemento caratterizzante dei dialoghi, ma mai sono stati serviti. Le cause di morte, qui, sono state molto più... ordinarie, direi.
Dunque, avevo erroneamente letto che c'era anche Berit, assieme a Victor e Seville, invece era scritto che c'era solo lui, amico di Berit. E ho sbagliato anche sull'intuito di Alvin; infatti non ha trovato Seville grazie a un pedinamento, ma invece quasi per caso. Il giovinastro era andato al cinema con la moglie e ha salvato il nonno solo perché Victor e Conrad credevano che la sede della Congrega fosse un posto sicuro. Qui, da lettore di fantasy quale sono, mi sarei aspettato uno scontro diretto tra buoni e cattivi, con imprigionamento di questo di questi ultimi, invece la situazione si è conclusa in modo molto più sicuro e sensato: è stata chiamata la polizia, e gli agenti hanno facilmente bloccato l'auto dei delinquenti.
Poi va tutto più o meno bene. Seville ci lascia in tarda età, forse per complicazioni cardio-respiratorie. L'agenzia passa nelle mani del nipote, che dimostra di essere maturato almeno sotto un aspetto non irrilevante, negandosi alla moglie in ufficio (e sotto gli occhi della foto del nonno, che avrebbero reso l'atto quasi sacrilego). Abbiamo delle buone ipotesi sul perché Sharp abbia sposato la figlia di chi voleva uccidere (io opto per il cinismo: secondo me voleva far soffrire la moglie e riteneva che come parente avrebbe inscenato più facile una morte naturale), e poi abbiamo anche il ritorno di Cassandra, che si è sposata e che non sta vivendo un matrimonio proprio entusiasmante.
Il rapporto tra Florence e Alvin è un'altra nota dolente, ma mi fa piacere che entrambi siano andati avanti. Ho ripensato alle possibili colpe di Alvin e ne ho trovata una che ritengo potrebbe essere solida: quando ad Alvin è stato detto di occupare una stanza nella casa di Florence e Marshall, avrebbe potuto rifiutare e prendersi un appartamento nelle vicinanze. Non mi pare, insomma, che Alistair lo avesse obbligato a risiedere lì. Se Alvin non ha pensato a una abitazione alternativa, può essere perché non ne aveva i soldi, oppure perché credeva che a casa Alistair sarebbe riuscito a indagare meglio o anche perché contava di riappacificarsi con Marshall. In ogni caso, una causa della morte di quest'ultimo è l'indelicata scelta di Alvin di stabilirsi a casa sua (e si sa, l'ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza). Altra colpa oggettiva sono state le sue indagini al Tenebre e Ombra, che ha condotto di sua iniziativa e senza sospettare quanto fossero pericolosi certi avventori di quel posto. Per quando riguarda il resto, non mi pare ci sia nulla che possa essere addebitato a lui.
Ora vorrei fare una considerazione sulla Congrega. I membri noti e in vita sono Alistair, Flint e Conrad. Quest'ultimo, anzi, doveva essere più o meno uscito dal giro, però è quello con cui Seville va a parlare per salvare Alvin. Mi viene da pensare che, data la paura di Seville per il ragazzo, vi fossero altri membri attivi, o almeno dei "mercenari" ben pericolosi che Alistar poteva chiamare. Tuttavia, l'organizzazione non viene contattata quando ci sono angeli da fermare, sebbene questo sarebbe il suo scopo. Insomma, non è nulla che danneggi la lettura, difatti ci ho pensato solamente a storia finita, ma mi pare comunque una faccenda un po' nebulosa.
I personaggi posso dire di averli apprezzati tutti.
Delphine è per me una donna dolce e di buon cuore, un po' bizzarra per via della sua poco redditizia passione per la pittura, e che ricorderò soprattutto per le sue attività extralavorative nell'ufficio del capo.
Seville, nel mondo reale avrebbe rischiato delle denunce piuttosto serie per sfruttamento del lavoro e percosse, ma gli riconosco che non c'erano altri modi di agire.
Alvin era e resta un simpatico scapestrato, tuttavia ho la forte speranza che gli ultimi rimbrotti del nonno fossero più per abitudine che non per reale necessità.
Marshall era un brav'uomo, si era un po' intestardito contro Alvin, ma la sua è una delle morti più ingiuste.
Florence me la immagino di tempra forte e ho il sospetto che, se non avesse avuto l'animo di ricostruirsi una nuova vita, avrebbe rischiato di somigliare alla signora Flint.
Berit ha tutto il mio rispetto per essersi rifiutata senza tentennare di diventare un'omicida, e questo nonostante i debiti la mettessero in una condizione difficile.
Betsy resterà per me la guardona impicciona, che spazza il marciapiede per tenere la via sotto controllo. Per troppi anni è stata prigioniera di una penna nera e per troppo pochi ha avuto tra le mani qualcosa di più interessante di una scopa di saggina. Comunque, un periodo felice di tre lustri mi pare lo abbia avuto.
Cassandra è un'altra vittima di circostanze sfavorevoli, e mi spiace che abbia atteso tanto prima di scusarsi. A dire il vero, se Seville non fosse stato tanto preso da tutt'altre faccende, avrebbe fatto cosa buona e giusta cercandola lui. Dopotutto era una lavoratrice coscienziosa, quindi il vecchio avrebbe potuto fingersi cinico e perdonarla al solo scopo di riavere una valida assistente.
Chiudo facendoti i complimenti per la qualità del tuo racconto, perché buttar giù una storia così lunga in soli due mesi e in modo tanto pulito per me è quasi incredibile.
Ciao e alla prossima occasione!
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