Gioite, ché la Miss è riuscita ad arrivare!
Mi accingo a mantenere la mia parola, ovvero che, se avessi avuto pazienza ed avessi aspettato ancora qualche giorno, ti sarebbe arrivata una bella recensione, fatta come si deve, e non una delle mie solite. Mi accingo a provare a mantenere la mia parola. Non so cosa ne verrà fuori.
Innanzitutto comincio dicendo che di Silent Hill non capisco nulla, che ho visto solo il primo film (credo, ho dei ricordi molto annebbiati di quel pomeriggio xD) e che non me lo ricordo per nulla, ma che, comunque, posso dire di aver capito qualcosa di questa storia e che, un minimo, posso commentarla.
Detto questo, dirò anche che, nel complesso, la storia mi piace, ma che l'inizio non mi convince per nulla. Dalla prima riga fino a, più o meno, Lui invece lo conosco: sono io, la narrazione mi sembra molto infantile e molto poco scorrevole; mi sembra imciampi in se stessa, nelle sue stessa parole che poco si legano fra loro. Mi sembra un elenco di azioni e di sguardi fine a se stesso, fine a descriverci l'ambiente in cui si svolge il tutto. E, magari, la freddezza dei toni e la lentezza del ritmo è voluta, ad indicare un preciso stato d'animo del protagonista, che magari io non so riuscita a cogliere a causa della mia ignoranza in proposito, però io non l'ho percepita positivamente.
Da quel punto in poi, da quel Sento il freddo penetrarmi nel sangue, e le vene cominciano a pulsare,come fossero dotate di vita propria riesco a rivedere il Leo che mi piace leggere. Mi piace molto quell'immagine. Il freddo che penetra nel profondo, che fa pulsare le vene. Freddo che probabilmente c'era già, prim'ancora della vista di quella foto. Freddo che fa star male ma che permette, al contempo, di farti vivere, freddo che ti fa sentire vivo.
Mi piace. Moltissimo.
E poi ti perdi di nuovo. O, meglio, io ti perdo di nuovo.
Succede qualcosa che io non riesco a capire, appare una donna che è ben descritta, ma che compie azioni confuse. E magari anche qui è voluto, ripeto, e io non ho colto.
Ti perdo e poi ti ritrovo per un attimo, ritrovo qualcosa che mi piace quando scrivi E la morte, oh, si, la morte fa urlare da morire!.
Fantastico. Davvero fantastico. Questa frase mi frulla in testa dalla prima volta che ho letto la storia, circa una settimana fa.
E poi la fine.
La fine mi piace da morire.
L'arrivo della bambina, che immagino fragile e bianca, che immagino un po' come la figura nello specchio, solo più piccola e più innocente.
Così dolce, delicata, eppure allo stesso tempo forte e dura, la fine.
L'uomo è chiamato a scegliere fra colei che ha amato più di se stesso e che ha perso e colei che deve amare adesso e che, secondo me, non reggerà ancora per molto il confronto. E' chiamato a scegliere fra la morte (che, si sa, è la scelta sempre più facile rispetto alla vita) e la vita, che è dolore, che è buio, che è paura, che è sangue, che è freddo, che è incubi, che è stanze sbarrate e sporche e che cadono a pezzi. Vita che è vita solo grazie a quella bambina.
Per me questo è fantastico.
E per questo ti faccio i complimenti.
Alla prossima, sperando di non aver deluso le tue aspettative nei confronti di questa recensione.
(: |