GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL CONTEST «UN BATTITO DI CIGLIA: SECONDA EDIZIONE»
«L'ARTISTA» DI .:MELIAN:. (MELIAN)
La sua opera era viva e respirava – null’altro che rantoli – e gemeva e soffriva, mentre veniva plasmata, appesa per i polsi a quei ganci da macellaio, buoni per i quarti di manzo. Ricordava, in maniera blasfema e raccapricciante, un Cristo in croce di epoca bizantina, in quella posa contorta e coi polsi spezzati.
- Sviluppo della trama e dei personaggi
Un racconto dalle tinte forti e oscure, un'atmosfera dark intrisa di timore e raccapriccio che ben si sposa con il tema scelto, ovvero la figura sfuggente, terrificante, affascinante e lussuriosa del vampiro.
In un certo qual senso, ammetto che, nonostante i toni abbastanza splatter della storia che mi hanno ricordato in qualche modo Saw per la crudezza delle immagine mostrate passo dopo passo, la storia aveva anche delle tinte gotiche e barocche, forse in particolar modo per questo vampiro un po' folle che utilizza la propria vittima come una tela sulla quale un artista avrebbe potuto lavorare tranquillamente se essa non fosse stata per l'appunto un essere umano adescato e condannato a quella fine.
Ho potuto così vedere, dapprima ingannata dalla descrizione di un artista che dipingeva su tela, questo vampiro particolareggiare passo dopo passo la sua opera con quelle tinte di rosso; inizialmente avevo creduto che stesse dipingendo sì su una tela reale, ma con il sangue della propria vittima, mai mi sarei aspettata che la tela in questione fosse proprio quella donna di nome Gabrielle, sfigurata e resa tramite di quella che, almeno nella mente del nostro protagonista senza nome, sembrava essere una sublime opera d'arte, un'estensione del proprio genio che in pochi avrebbero compreso.
Dopotutto gli artisti sono sempre stati così, da che mondo è mondo, e avevano loro stessi intrisa in sé una buona dose di follia, follia che in tale vampiro si sposta in quella sì artistica, ma anche omicida, almeno se vista in un'ottica umana: se si guarda difatti la cosa attraverso gli occhi del protagonista, si può in questo modo comprendere quanto per lui tutto abbia un fine più grande, quanto quel modo di fare non solo gli piaccia, ma sia anche una sorta di modo che ha per studiare l'anatomia umana, vederne la carne tagliata e le membra pulsanti, stringerne il cuore palpitante nei palmi e crogiolarsi nel calore del sangue che cola lungo polsi e bocca, assaporandone a poco a poco goccia dopo goccia.
Vediamo così come egli reputi tutto ciò a dir poco piacevole, null'altro che arte da plasmare con le proprie mani attraverso lo strumento primario che si manifesta essere il corpo umano, utilizzandolo anche come cavia e come frutto proibito da cui spremere qualunque fluido vitale e trarne in questo modo vantaggio; le immagini che vengono mostrate a poco a poco possono sembrare terribili, orrende, e in fin dei conti, pur essendolo, preservano in sé un senso del macabro che nonostante tutto affascina, e fa sì che il lettore si ritrovi passo dopo passo nella mente di questo folle artista che dipinge con la morte.
Di rado si trovano storie che puntano su questo genere quando si tratta di vampiri, quindi l'originalità è spiccata alle stelle proprio per il modo in cui è stato trattato il tutto. Di caratterizzazione vera e propria si può invece parlare poco, almeno per quanto riguarda Gabrielle; si ha il suo nome, un vago aspetto e si sa cosa fa per qualche istante, ma nient'altro che ci dica davvero come sia, cosa che trovo coerente poiché il vampiro l'ha per l'appunto scelta a caso e di lei non sa praticamente niente. Essendo il testo narrato dal suo punto di vista e non sembra dunque esserci un narratore onnisciente, ci si può basare solo sulle sue conoscenze, e lui sa solo che quella è la sua tela, il suo piccolo capolavoro fino a quando non ne troverà un altro.
Verso finale sublime e a dir poco perfetto per una storia di questo calibro, che rende appieno la pazzia che permea la mente di questo artista e il modo in cui Gabrielle si rispecchia in lui, fissando negli occhi quella che si è poi reputata essere il fautore della propria morte.
- Stile, sintassi & grammatica
Grazie alle tue proprietà linguistiche e al tuo uso delle parole - sono difatti del parere che le parole abbiano una certa musicalità, e devono essere ponderate anch'esse nonostante i tantissimi sinonimi che posseggono -, riesci a rendere vivide le immagini e riesci a far sì che il lettore si cali nell'atmosfera e nel mondo in cui hai creato, senza però cadere in troppe informazioni date tutte insieme, cosa che un buono scrittore deve saper essere in grado di fare per non annoiare o dare inforigurgiti inutili che ai fini della storia non contano nulla.
Ci sono giusto un paio di imperfezioni e qualche errore di battitura qui e là che rendono la lettura meno fluida di come dovrebbe, ma nulla di così grave da non poter essere tranquillamente trovato con una rapida lettura. Qui di seguito ti segno io stessa i passaggi:
❒ Allungò la mano con cui stringeva il pennello verso la tela per dare gli ultimi ritocchi al disegno su cui la tintura cremisi → Sistemerei un po' la punteggiatura in questa frase, poiché risulta un po' lunga da leggere senza qualche pausa incisiva che possa dare il giusto senso a tutto il periodo da te descritto
❒ fosse stato racchiuso nella pietra.
Ma la sua opera era viva → Giacché è il seguito del pensiero precedente, la frase può tranquillamente continuare su quella stessa riga senza dover andare a capo, anche perché è sconsigliabile cominciare un periodo con una negazione
❒ La tela non era altro che il corpo della sua vittima palpitante di dolore e inondato dal suo stesso sangue, spremuto fuori dai tessuti con violenza. → La tela non era altro che il corpo della sua vittima, palpitante di dolore e inondato dal suo stesso sangue, spremuto fuori dai tessuti con violenza.
❒ La tela sudava sangue. → Comprendo il perché della parola “sangue” in questo punto ma, per evitare la ripetizione così vicina, utilizzerei un sinonimo qui o poche righe prima
❒ Lui, mani nervose, non faceva altro che disegnare con lame aguzze seguendo i ricami dei muscoli guizzanti e il tendersi spasmodico dei nervi → Lui, mani nervose, non faceva altro che disegnare con lame aguzze, seguendo i ricami dei muscoli guizzanti e il tendersi spasmodico dei nervi
❒ straziata da unghie e denti aguzzi.
Ma non sprecava nemmeno → Idem come sopra
❒ di morte e e strumenti → Errore di battitura, la presenza di due “e”
❒ era un inconveniente all’avanzata delle sue ricerche scientifiche a cui ovviava scegliendo semplicemente una nuova cavia → era un inconveniente all’avanzata delle sue ricerche scientifiche a cui ovviava, scegliendo semplicemente una nuova cavia
❒ caffè letterario → Trattandosi presumibilmente del posto, dovresti scrivere Cafè letterario
❒ dopo aveva ascoltata → dopo averla ascoltata
❒ Gabrielle rantolo → Gabrielle rantolò
- Parere personale
Ormai in molti conoscono la ritrosia che provo quando mi vengono presentate storie sui vampiri, poiché spesso si finisce in polpettoni melensi in perfetto stile Twilight che mi fanno storcere il naso e non poco, ma da te non potevo aspettarmi null'altro se non una storia in cui i vampiri sono quelli che sono e basta, niente scenette da ragazzina e niente scrupoli di coscienza: morte nuda e curda e sete di sangue saziata alla prima occasione, spesso anche per motivi che non devono essere per forza condivisibili in una sfera strettamente umana.
Questo è proprio il tipo di storia che piace a me, con personaggi bizzarri che sanno far parlare di sé attraverso gesti e parole che altri potrebbero considerare folli, ma che per la loro persona, per il loro modo di essere, risultano del tutto coerenti con se stessi e non credono di star facendo qualcosa che potrebbe essere invece condannato per la follia che si sta dimostrando in quel determinato momento. Piccole cose che forse potrebbero offendere la sensibilità di stomaci deboli, ma non è di certo il mio caso e, anzi, tanto di cappello per il modo in cui ti sei saputa destreggiare senza però cadere nel banale o nello splatter troppo spinto da film di serie Z. |