Te l’ho premesso nella recensione a “Your blackmail, my downfall; Vol.1” ed ora, mantengo la parola data.
Questa one-shot è poesia. Punto.
Lo si capisce subito, dalla prima descrizione che introduce la scena: “ … un temporale si abbatteva su Malfoy Manor, scuotendo gli infissi delle finestre e sbattendo le porte, lasciando che gli spifferi di vento intonassero una lugubre melodia di sottofondo, nel silenzio assoluto della Villa …”. L’atmosfera che viene dipinta, con estrema maestra, è a tinte fosche e preannuncia gli eventi che stanno per verificarsi. Da subito, il lettore è catapultato nella sala della Malfoy Manor, rinfrescata da un gelido venticello che entra da una finestra lasciata aperta.
La bellissima Hermione scende piano le scale e il lungo abito rosso insegue i suoi piedi balzando sugli scalini. L’ho già detto, ma lo ripeto: poesia.
Tutto, in questo racconto, è perfetto. L’atmosfera, gelida e oscura, gli abiti dei personaggi, eleganti e raffinati, la perfezione dell’arredamento, che, come i vestiti, ha il solo compito d’essere distrutto.
Proseguiamo con gli spezzoni e con i miei relativi commenti.
“Le tende di lino bianco sventolavano infuriate, scosse dal boato del vento. Fra le pieghe della stoffa, immobile e perfetto come una statua greca, si trovava il Padrone. Draco Malfoy. Un uomo. Una leggenda. La leggenda” e anche “Era questo il suo posto nell’ordine scombussolato dell’universo. Il Dio degli dei, lo definivano alcuni. Ma lui non era un essere sovrannaturale, era fatto di carne ed ossa esattamente come tutti loro, benché questo per lui costituisse piuttosto un ostacolo da superare, che non una vera e propria difficoltà”.
Austero, imperturbabile e, forse, persino crudele. Con poche parole, precise e semplici, sei riuscita a descrivere perfettamente la figura di Draco Malfoy, così da rendere, se non accettabili, almeno comprensibili le sue successive reazioni. Complimenti per quel “Dio degli dei”, perché aumenta sicuramente la carica di pathos della storia.
Passiamo, ora, alla cara (e da me adorata) Hermione: “C’erano cose che nemmeno l’amore poteva superare, se n’era resa conto con il tempo, ma troppo tardi per potersi tirare fuori dai giochi e lasciare le la scacchiera continuasse a muoversi intorno a lei. La regina Nera. Ormai era in gioco, non c’era modo di uscirne, solo combattere”. Ti pregherei di notare, prima del mio commento, che nell’ultima frase c’è una contraddizione … Se non c’è un modo di uscire dalla situazione, non puoi proporne una! Sarebbe stato più corretto “Ormai era in gioco e vi era un unico modo per uscirne: combattere”, non trovi? Resta il fatto, comunque, che il modo in cui hai descritto la regina Nera è fantastico. Forte, consapevole e coraggiosa, aggettivi con cui da sempre la Row l’ha descritta.
“Alzò gli occhi su di lei, bramosi di desiderio e, allo stesso tempo, d’ira e follia pura. Stupido stronzo iperprotettivo. La desiderava, questo era certo, ma sapeva che il suo cuore era diviso, frantumato e in pezzi e non riusciva ancora a capacitarsene: dividere anche solo un pezzo di lei con altri non era ammissibile. Abbassò ambedue le mani sulle sue braccia, stringendo un po’ più forte del dovuto e fissandola negli occhi, famelico”. Ok, un plauso di giubilo per quei tre aggettivi che hai appioppato a Draco, il quale viene descritto come un uomo estremamente possessivo e geloso, ovvero perfettamente coerente con ciò che hai detto prima. Certo, forse se si fosse risparmiato quella violenza avrebbe fatto una più bella figura, ma non si può avere tutto dalla vita, no?
“Sappiamo entrambi perché sono qui, Draco. – mormorò, la voce più morta di un campo di battaglia – Sono qui, davanti a te, perché nessuna riesce a soddisfarti come facevo io, e benché tu cerchi in tutti i modi un’alternativa, ti rendi sempre di più conto che non c’è. Sono qui, in quanto signora Malfoy, in quanto tua moglie, per darti ciò che ti spetta in quanto marito, ma perché sono una Malfoy, null’altro. L’abbiamo capito tardi Draco. L’amore non riesce a superare tutto, soprattutto non riesce a superare questo. Inutile insistere. Prendi di me ciò che vuoi, ma il mio corpo non è altro che un pezzo di carne adesso, e non penso che potrà soddisfarti … Draco .. ”. Escludendo i due puntini, trovo che questo … abbandonare le armi dinnanzi alla vita sia estremamente vivido e realistico. E mette malinconia, perché spinge il lettore a riflettere, caricandolo di pensieri tristi ma, ahimè, veritieri.
Non ho nulla da dire sulla scena lemon, che credo si commenti da sé. Complimenti, comunque, per essere riuscita a cucire la cattiveria e la violenza anche in questo momento così particolare.
“E capì, proprio come realizzò di aver ottenuto quello che voleva, di non essere il vincitore ma quello sconfitto, lì adesso fra le sue braccia. Le sorrise, stringendola forte: perché non potevano restare così e basta, senza sotterfugi e questioni politiche e altro in mezzo a separarli? Le accarezzò la guancia, mentre le sue dita scorrevano sul suo petto”. Draco, che si riconosce sconfitto e che si duole del non poter avere Hermione senza questioni politiche tra le scatole, mi ha distratto sufficientemente dalla poca scorrevolezza di questa frase. Solo una piccola nota (Modalità pignolo: on … si noti il riferimento ad una delle cose che non ho apprezzato, stilisticamente parlando, nella tua long), se dici “adesso” ti riferisci al presente, ma i verbi che hai utilizzato sono al passato. Consecutio temporum sballata, dunque. Sarebbero stati più adatti “in quell’istante” o “in quel momento”.
E, infine: “Scivolò giù dal grande tavolo di ciliegio, il lino bianco che la avvolgeva come una dea greca, perfetta sotto la luce della luna, Il temporale si era calmato ma loro non se n’erano neppure accorti, tanto erano presi dai loro corpi che si univano e si scambiavano reciproche promesse. Promesse destinate ad infrangersi, ad essere infrante. Lo baciò sulla guancia, due volte, e lo lasciò solo, salutandolo con un sorriso malinconico e risalendo lungo le scale. Lui alzò una mano, aprendo la bocca per parlare ma poi, rendendosi conto di quello che stava facendo, la richiuse. Scese anche lui, rimettendosi il pantalone e, a torto nudo, raggiunse il mobiletto dei liquori: vodka con uno spicchio di pesca. Si buttò sul divano, davanti al camino, le ridi illuminate dalla forza del fuoco rosso, e sorseggiò il suo drink”. La fine di tutto, la conclusione di un amplesso, unica verità di un mondo bugiardo. Questa volta non ho nulla da criticarti, perché la desolazione della solitudine che hai descritto è veramente logorante.
Questa, per me, è una recensione positiva. Positiva, perché mi ha tolto le parole, costringendomi ad usare le tue (cosa che non ho mai fatto prima) e limitandomi a commentarle. Il fatto che poi mi permettessi alcuni consigli, è di relativa importanza. Su certe cose non riesco a stare zitto, è più forte di me. Ed è per questo, che mi sento costretto a farti notare che, anche in questo caso, una rilettura ti avrebbe permesso di evitare alcuni errori di battitura.
So che non sembra, ma tutto ciò che ho detto è stato guidato dalla voglia di spronarti a fare di meglio. Puoi farlo, ne sono più che certo.
E io sono pronto fin da ora a riconoscere ogni tuo miglioramento, sappilo.
Alla prossima recensione,
Jerry |