Recensioni per
I dreamed the Brilliant Big Appel for a long time
di Keiko

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Mi sono innamorata di questa storia alla prima lettura, consumando ogni riga con lo stupore ammirato che, a mio avviso, è dovuto alle pagine davvero eccellenti. Per quanto apprezzi la prosa di Keiko, in effetti, questa è la storia che me l’ha fatta sentire più vicina.
I dreamed The Brilliant Big Apple for a long time è la cronaca di un viaggio sentimentale, di un’avventura, di una crescita vorticosa che trasla nello spazio quel che si dovrebbe al tempo. Due ragazzi fuggono dalla sonnolenta provincia americana per congiungersi al mitizzato orizzonte di New York, ma non è la Grande Mela che incontrano davvero, quanto la proiezione dei loro più reconditi desideri.

Quando avevano deciso di fuggire rubando l’auto sgangherata di suo padre non si erano posti il problema di dove andare: l’importante era partire – o meglio, fuggire – e la meta non aveva importanza.D’altra parte, finisci sempre per arrivare dove vorresti perché esiste un luogo che è tuo e che ti attende a braccia aperte solo per dirti “Benvenuto a casa”, perché per ogni luogo che ti va stretto come la maglia del tuo fratello minore è matematico ne esista un altro che invece ti calza a pennello.

Il tema della fuga non è però che uno dei tanti nodi sciolti dall’autrice: entra in conto l’ambizione sospesa tra volere e disvolere di due musicisti in erba che sembrano temere proprio il concretamento del sogno. Entra in conto l’ambiguità dell’amore che credi di nutrire quando il sentimento stesso è il fine di tutto. Entra in conto una megalopoli-metafora: cuore-macchina che calamita con il suo bulimico appetito per le Storie.
Keiko racconta la Big Apple degli anni Settanta: psichedelica ed illusoria. Pericolosa e liberissima. Dalle solitudini devastanti di un nastro d’asfalto ad un glutinoso ammasso di luci: le percezioni sensoriali si accavallano quasi ad emulare un trip acido, mentre protagonisti e comparse si inseguono in piani sequenza spezzati, alternati in una successione serratissima.
E’ una storia ispirata e visionaria, scritta con una lingua fluidissima, che strizza l’occhio ai protagonisti senza perdere un’immediatezza che non indulge mai nell’autocompiacimento autoriale, e che dunque rivela l’autentica bravura.
Se pure non aveste mai sentito parlare dei My Chemical Romance, leggetela: perché nella crescita illusoria ed accelerata di Frank e Gerard c’è l’adolescente che siamo (o siamo stati) un po’ tutti. Almeno per un giorno.

Recensore Veterano

Quanto ho amato questa storia, lo sanno solo le rotelle sfasate del mio cervello.
E' una storia particolarissima, che inizia dai due amici uniti che si separano una volta arrivati a New York.
Ammetto che la prima volta che la lessi rimasi stupita dalla descrizione anche di Katmandu (Kitkat per gli amici), non mi ero mai interessata al 'dietro le quinte' di Gerard, ma dopo che lessi questa storia, e altre delle tue mi sono ritrovata a scoprire un mondo che mai avevo creduto, uno di quelli decadenti e spaventosi.
Come al solito rinnovo i miei complimenti più sinceri, non mi stancherò mai di leggere tue storie. MAI.
Complimentissimi! <3