Recensioni per
Quando Dio si fa donna
di Tristano

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
31/05/11, ore 15:39

Bravo!! Versi mirati e dall'effetto suggestivo, scrivi veramente bene e le tue rime sono assai gradevoli.
Ti meriti un voto altissimo un dieci.
Continua così le poesie sono il tuo forte ne voglio leggere qualcuna altra delle tue.
Se ti va passa nel mio universo di fiabe e favole in continua espansione mi farà piacere ascoltare un tuo autorevole pensiero.
Complimenti ancora sinceri e vivissimi
un saluto cordiale e stima
ulisse999

Recensore Veterano
04/09/10, ore 12:27

BELLISSIMA! L'ho riletta una decina di volte, credo. Non ho ancora trovato, tra i tuoi lavori, qualcosa che mi abbia eccitato più di questa tua incredibile poesia. "[...]eppur nel cuor del mostro/ti amo". Questo verso mi ha fatto tremare: ho sentito il bisogno di fermarmi dal leggere, e riflettere, anche se la poesia ancora non era finita, anche se la lettura era incompleta. Mi ha suggerito, assieme al resto dei versi della strofa cui appartiene, l'idea di una famelicità incontrollata, di un uomo proteso verso l'immagine del suo desiderio e la sua giustificazione: amare. Amare può giustificare un amore tanto famelico e distruttivo. Amare senza le catene del pregiudizio, amare senza la standardizzazione di un'etichetta sociale, amare per la semplice, naturale, estetica, piacevole, incontrollabile pulsione di amare. "Un amor ch'è sì spesso/lacerato a nozze/costretto in moglie/mutato in voglie/su membra spoglie/con alchimia di morte". Un amore che trascende lo svilimento della relativizzazione, che si fa assoluto per il semplice fatto che non è contestualizzato, che non si sè sprecato in promesse etiche, che è amore in sé, tanto assoluto da chiamare in causa il concetto di Dio. Dio, che si fa donna. Certo, mi rendo conto che questo potrebbe essere, più che un richiamo ad una dimensione assoluta della pulsione amorosa, la semplice identificazione nella mente del poeta tra la donna, oggetto del suo amore, e Dio. Del resto, questa identificazione si trova nella nostra letteratura sin dai suoi primordi. Poeti medievali, portati a chiedere perdono a Dio per non ritenere la promessa del Paradiso bastevole se non ne sia ammessa anche la donna del loro amore; e altri ancora, portati a ritenere la propria donna diretta emanazione del divino, ragione in terra, creatura per amor della quale non servono giustificazioni. Nel contesto di questa tua poesia, il richiamo a Dio mi ricorda, però, più il concetto che sta dietro una poesia di Alda Merini (che ora ti citerò!): "Accarezzami, amore,/ma come il sole/che tocca la dolce fronte della luna./Non venirmi a molestare anche tu/con quelle sciocche ricerche/sulle tracce del divino./Dio arriverà all'alba/se io sarò tra le tue braccia". Vi è una dimensione fisica, materiale, resa in qualche modo più elevata, assoluta. Amare nel contesto di un intimità famelica, forse animalesca. Amare momentaneamente come se il momento dovesse diventare infinito. Ciao!
(Recensione modificata il 04/09/2010 - 12:36 pm)
(Recensione modificata il 04/09/2010 - 12:39 pm)