Premetto che questa poesia mi ha indotto con la mente al romanzo di Dorian Gray, ma può essere una coincidenza insignificante.
Tuttavia, mi ha dato da riflettere sul senso della nostra ricerca. In un certo qual modo mi sono ritrovata immedesimata nella composizione e di questo, te ne do atto, sei stata bravissima poichè non è semplice farlo.
Il tuo stile molto sciolto e privo di ghirigori poetici mi piace molto, sono solita anch'io scrivere così. Devo dire che la tematica trattata è molto più complessa del previsto. Non si tratta di noi stessi in fondo? La ricerca dell'esteriorità che termina quando ci rendiamo conto che non serve a nulla senza la piena coscienza del nostro io interiore. Il punto chiave di quell'ultima ricerca, come hai brillantemente espresso negli ultimi tre versi, deve essere per forza qualcun'altro, che guardandoci non vedrà quello "che abbiamo perduto" ma quello che siamo, e spinto da chissà quale forza ci porterà ad "avere nuovi occhi".
Ho trovato che in generale la poesia rispecchia toni cupi di una speranza flebile ma ancora lontana. Di certo però non c'è il futuro ma il presente e sapendolo ecco che il verbo "cercare" inserito nella poesia è molto più consapevole dell' "attendere". Mi ha colpito molto questa forma, molto inusuale poichè al giorno d'oggi sembra quasi che tutto debba esser dovuto.
Mi fermo qui, perchè potrei scrivere un papiro e non voglio annoiarti.
Spero di sentirti ancora in qualche altra poesia.
G.Shirogane |
