Oddio... è difficile.
Al di là di quelle cose che sono la forma perfetta e la tua solita scioltezza nella narrazione, devo dire che trovo molto difficile commentare questo lavoro. Forse è anche perchè non riesco a ricondurlo a un genere letterario preciso o perchè sembra essere scritto su vari livelli di cui riesco a cogliere solo i più superficiali. Il fatto è che non riesco a capire se narratore e autore coincidano o no. Il narratore è convincente, fa un giusto uso quasi retorico di un lirismo insolito per la prosa e sembra ritroarsi completamente nelle proprie considerazioni. Il tempo uggioso e la staticità fanno da padroni in tutto lo scritto, che sembra indugiare riga su riga su una calma quasi snervante e non voluta, che sembra trascinarsi in un racconto che si sveglia sul finale, anche formalmente, con la luce.
Eppure colgo una certa insofferenza, quasi nascosta.. non lo so. MI sembra che non ci sia, ma la sento. Come se niente fosse poi così vero e sentito. la forma e l'andamento del racconto confermano ad hoc le intenzioni del narratore ma poi... poi alla fine non ci si sente convinti e non riesco a capire perchè.
Forse è perchè, anche con il sole, non si smette di riflettere sulla natura dell'uomo. Lo si fa in modo diverso, ma la riflessione rimane e tutto sembra ritornare uggioso e scuro.
Non lo so. E' una delle cose che ho avuto più difficoltà a recensire da quando sono qui.
In ogni caso ha destato tanto in me, complimenti. |