Twinny, Twinny ce l'ho fatta. Ho fatto la recensione più lunga della mia vita... forse sono diventata logorroica anch'io *___*!
Forse (anzi, probabilmente) ho scritto solo baggianate... se mai non farci troppo caso e passa avanti XD!
La storia mi è piaciuta moltissimo, ha saputo trasmettermi molto. L'identificazione col personaggio di Andromeda è stata immediata, grazie ai pensieri ed alle sensazioni molto ben inseriti nella narrazione. L'inizio, in particolare, dà subito un'impressione di oppressione, di questa calura quasi insopportabile, dei lunghi e monotoni pomeriggi estivi, quando il caldo impedisce qualunque cosa.
Stessa cosa per l'ambiente, ovvero l'ufficio dello zio, e per i vestiti che Andromeda indossa, tutto va ad aumentare il disagio e la comprensione verso il personaggio.
E fuori ci sono i mostri nel corridoio, che urlano: un abisso di nulla e di incognito fuori dalle quattro pareti dello studio. Io mi sono permessa di fare una piccola interpretazione, a questo proposito: i mostri che le albergano nella mente e nel corridoio, che le impediscono di disobbedire alla mamma, i mostri che la imprigionano dell'etichetta dei Black, così come la imprigionano nella stanza. Twinstar non uccidermi, io ho solo espresso una misera idea XD!
Fra una descrizione e l'altra troviamo le "idee da Black" che compongono l'educazione della ragazzina. Ora, nonostante siano molto precise nella mente di Andromeda, si avverte subito che lei non le considera proprie. Sono, in un certo senso, staccate dal resto, esterne ai pensieri della ragazzina pur facendone parte. È come vedere l'immagine della madre, nella sua mente, che le dice quelle parole che ritroviamo. Quest'impressione l'ho avuta immediatamente, quando Andromeda dice di non comprendere il significato della parola "rispettabile".
I pensieri della piccola Andromeda sono infantili quanto basta per renderla credibile, pieni di dubbi e di domande senza risposta. Ma forse la cosa che meglio ne delinea il carattere sono i gesti, il confronto con le sorelle in particolare, e l'atteggiamento così diverso da loro.
Troviamo quindi una tenerezza sconfinata verso Narcissa, che pare un dolce angioletto agli occhi di Andromeda. Il "giocare a fare la morta" l'ho trovato bellissimo, così come la scena in cui raccoglie la sedia fatta cadere dalla sorella. La piccolina di casa, però, non ha solo dolcezza in sé: il suo rifiuto per il contatto fisico e le sue buone maniere la classificano già come una Black a tutti gli effetti. Affascinante e viziata, Narcissa è ben presente nel cuore di Andromeda, che la ama e forse un pochino la invidia.
Bellatrix è semplicemente divina. Cupa, crudele, orgogliosa, adulta nonostante sia così giovane, decisa... e terrificante. La frase emblematica che la riguarda, a mio parere è "Secondo lei il mondo è pieno di persone troppo buone".
Con Andromeda è condiscendente, in maniera crudele, come a farle rimarcare ad ogni gesto la propria superiorità. La scena con Kreacher ne è l'esempio lampante.
Tuttavia, Andromeda le vuole bene, la teme e la ammira, e tenta di giustificarla nonostante il suo trattamento: "E’ esigente di solito, Bellatrix; con me, con noi, molto, forse più di nostra madre, ma non ci chiede di sforzarci per migliorare più di quanto non faccia lei stessa per cui non la si può biasimare e non le si può dare della cattiva. Vuole solo che ci impegniamo come lei per diventare delle vere Black, che abbiamo la vita felice che sognano tutte le ragazze, me per prima."
Ma la cosa più eccezionale, a mio parere, è il fatto che al lettore è immediatamente chiaro che l'autrice non intende dare una visione oggettiva dei personaggi: Bellatrix è così perfetta solo perché Andromeda la vede come tale. In realtà la bellezza della sorella maggiore non è altro che un riflesso dell'ammirazione che Andromeda prova per lei, una verità ingigantita e mescolata agli occhi di una bambina sognatrice.
Il pomeriggio di afa opprimente trascorre, e giunge la sera. L'atmosfera si rilassa, le candele si spengono e un po' di frescura rende più sopportabile la situazione.
Ma la fittizia libertà della notte si tinge di nuovo di paura, quando i mostri del corridoio si affacciano di nuovo alla mente di Andromeda. Bellissime ancora una volta le sue riflessioni sull'abbracciare Narcissa e il suo cercare di autoconvincersi: "E’ stupido, è stupido. [...] No, è stupido... Stupido! Stupido!"
Viene introdotto il padre delle ragazze, ed il rapporto che l'uomo ha con loro, e soprattutto il suo desiderio di vestire i panni di un vero genitore: affettuoso, comprensivo, senza nemmeno l'ombra della durezza della consorte, che troviamo descritta nei pensieri di Andromeda: occorre notare che il padre non compare mai nei pensieri della bambina, prima di quel momento. Ciò dà credito all'idea che l'uomo non abbia nulla a che fare col freddo rigore dei Black.
Di nuovo, splendidamente caratterizzata Bellatrix che "Non si permetterebbe mai di chiamarlo papà" e che "Non avrebbe mai detto nulla ad un'adepta di quell'uomo".
Di nuovo ritornano i pensieri dei Black, ma stavolta in maniera diversa, più consapevole, velati da un'ombra di dispetto e di consapevolezza di non poter far parte di quel mondo: "Nessuno dice mai la verità, qui a Grimmauld Place, perché non è rispettabile."
Le bambine vengono condotte fuori dalla stanza dal padre, e finalmente appare la madre. La paura di Andromeda è così ben descritta da aumentare ulteriormente l'identificazione col personaggio. La conoscenza che la bambina ha della madre sembra soprattutto rivolta agli aspetti più cupi del suo carattere: " Stanca e nervosa per cui meglio non contrariarla."
La stanza della zia appare ad Andromeda ancora più inquietante dell'ufficio. Dopo essere entrata, tuttavia, avviene l'incontro più importante della ff: quello col cuginetto appena nato.
Andromeda, da quel momento in poi si rivolge direttamente al cugino Sirius, una trovata splendida, a mio parere: dall'isolamento dei pensieri e dei dialoghi riportati in terza persona all'apostrofe (la definisco così ben comprendendo che probabilmente non è il termine più adatto, chiedo venia) che allarga il campo visivo, che ingloba la figura del cugino nei pensieri della ragazzina e che la rende meno sola, meno esclusa. L'impressione è che in un mondo fatto di figure simili ad ombre sia entrato finalmente un piccolo essere umano. L'immagine di Andromeda e Sirius isolati rispetto a tutti gli altri presenti nella stanza è stupenda.
Ad un certo punto c'è una ripresa della narrazione come prima dell'incontro con Sirius: non so se sia voluto o no: " Ruoto il busto piano piano, prima a sinistra poi a destra, poi lo coccolo un po’ e gli faccio delle facce buffe, proprio come facevo con Narcissa qualche anno fa. Lei però non hai mai urlato fino a farsi diventare la faccia così rossa: si vedono anche un sacco di vene e capillari violacei, sarà normale?"
Twinstar, illuminami XD!
I dialoghi successivi fra il padre e la zia sembrano non toccare particolarmente la ragazzina, che ritiene solo il nome del cugino.
E cominciano le domande, comincia a profilarsi una verità che a lungo era rimasta in agguato fra una frase e l'altra: "“Va tutto bene…”, ripeto, ma non ne sono convinta.
Ho in braccio il piccolo erede dei Black, il futuro capofamiglia. E’ un titolo importante, fa paura se ci penso.
Ho paura, infatti.
Ma non di farti cadere.
Sento che qualcosa non va, che non è come dovrebbe essere. Che non va affatto tutto bene e che ti sto mentendo, e tu ti stai calmando perchè credi alle mie bugie, perché sei ancora piccolo e non sai cosa t’aspetta veramente qui.
Perderai molte cose, nel corso degli anni."
La piccola Black comprende che non è lei, a sbagliare. Il piccolo Sirius, innocente, ancora completamente se stesso, vivo, non appiattito e sbiadito da una rigida etichetta, fa scattare qualcosa in lei. E quando Sirius le sorride, lei si trova di fronte qualcosa di incontaminato, qualcosa per cui vale la pena di combattere " A costo di fuggire da questa casa e portarti via con me."
Il finale, queste ultime parole sussurrate ad un bimbo in fasce, sono la cosa che più colpisce, che commuove e che illuminano un po' tutto quel buio. Sono parole di speranza, quando per tutta la ff questo sentimento era totalmente assente. Fantastico.
Per essere una one-shot è abbastanza lunga (almeno per me XD) ma non lo si nota. È piacevole, scorrevole, eccetera, eccetera. Direi che "bella" sia l'aggettivo che si adatta di più.
Non sto nemmeno a commentare lo stile perché chiunque abbia letto qualcosa di Twinstar sa che le sue ff sono una garanzia, in questo senso.
Insomma, in questo papiro spero di aver reso appieno quanto ho apprezzato queste fic, rinnovo i meritatissimi complimenti a Twinstar e vado a dormire perché ho il cervello in pappa. |