Recensioni per
A Thousand Suns -God Save us everyone!-
di Iria

Questa storia ha ottenuto 44 recensioni.
Positive : 43
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
29/09/13, ore 16:39

Questo capitolo è intenso e potente.
Io beh sono fatta così, è come se mi facessi inglobare dalla tristezza di questi vissuti...che sembrano quasi reali. O meglio, lo sono, perchè sono convinta che questo, e di peggio, possa accadere in questo mondo. I ragazzi del monastero sono una realtà...ecco, una cosa che mi ha sempre stupito di Beyblade è il fatto che, sebbene sia un anime/manga tendenzialmente per bambini e ragazzi, dentro si trovino accenni a situazioni tremende e, forse, sottovalutate nel modo di trattarle. Il più eclatante è la saga in Russia...non so, io a volte mi sono sentita proprio inacidita per i riferimenti non portati avanti (come è "normale" che sia, visto il target) o portati avanti male. Anche se questo ha permesso ai fan di sviluppare idee e sentimenti in proposito, per poi eventualmente buttarli giù come gli autori delle fanfiction. Per questo apprezzo tanto i tuoi lavori, ecco.
Ops, scusa, mi sono dilungata oltremodo...
Ivan. Ivan ha sempre avuto una parte marginale, eppure io mi ci sono sempre sentita affezionata. So che è una cavolata, ma mio fratello quando era piccola mi ha regalato un beyblade, che era proprio Wolborg, quello di Ivan. Quindi boh, un po' gli voglio bene. E quello che dice mi ha messo i brividi. Lui, condannato per il suo non essere “abbastanza”.
Sergej mi ha commosso (anche se è difficile dire quale di questi ragazzi non l'ha fatto...), sia per il nome che da solo si è dato, sia per il suo bisogno dichiarato di affetto. Lui che potrebbe benissimo sembrare il capogruppo: grosso, immenso, eppure...lui mi ha fatto pensare a quanto il dolore da loro provato li abbia resi capaci di cogliere la piccolezza umana. Questa consapevolezza che nessuno dovrebbe mai acquisire completamente, e che invece li ha accompagnati nella vita, crescendoli come una madre crudele, terrificante, assassina.
Boris mi è sembrato il più particolare. Per la sua apparenza un po' sarcastica, “sorridente”. Lui che pensa alle fanciulle. Ma il suo arrendersi alla deposizione è il segno più concreto della tristezza di fondo, del sangue marcio che il mondo ha reso tale. Perchè c'è chi deve soffrire in questo modo, portarsi sulle spalle il peso di tanto male? Perchè loro cinque (come tutti gli altri ragazzi e bambini del monastero) devono essere un capro espiatorio del genere umano? È frustrante.
Kei parla come un mercenario, un mercenario in pensione. Ti giuro, è la prima cosa che ho pensato. Affari, contratti, accordi. E in mezzo violenza, sangue, dolore, disperazione. Venduto, comprato, sfruttato. E ora troppo stanco perfino per incazzarsi sul serio. “io avevo intenzione di sniffarla via con un’abbondante dose di cocaina..!” mi ha ricordato il film My own private Idaho (l'hai mai visto?), dove in una stanza in una stanza uno dei due protagonisti sta dicendo “We are timeless” e fuori l'altro ragazzo si sniffa un po' di coca.
Yuri. Yuri, se possibile, sembra quello che più si nutre di cinismo, tra tutti. Il suo ridere, ridere vuoto e senza vita, è l'unico atto che gli resta da compiere. Io come posso biasimarlo? È compassione la mia, se penso di capirlo? Ridere per non piangere... a parte il modo in cui ce lo si dice tutti i giorni, con innocenza e superficialità, io penso abbia dietro la sua dose di verità. Una persona che ha visto e vissuto il peggio, e lo porta eternamente inciso sul corpo, come cicatrice, come ricordo, come qualsiasi cosa, diventa parte di quell'orrore di cui il mondo è teatro ogni giorno, e di cui – come fa(i) giustamente notare – i mass media si cibano per campare. Io odio i telegiornali, per esempio, odio come vengono date le notizie, mi incazzo proprio. Io. Figurati lui.
Però a volte c'è qualcuno che si risolleva da tutto questo schifo, qualcuno ci riesce. A me piacerebbe che quel qualcuno raccontasse ai “compagni” il suo segreto, perchè tutti gli Ivan, i Segreij, i Boris, i Kei, gli Yuri di questo mondo potessero vivere il resto dei propri giorni, non trascinarsi nell'apatia.
Come sempre, i miei complimenti assoluti.
Mi dai sempre tanto, davvero

Recensore Master
10/06/11, ore 22:35

Ciao ^-^
Non ti preoccupare, in un modo o nell'altro, in ritardo soprattutto, arrivo sempre a recensire quello che mi interessa ù.u
Una shot davvero spaventosa per la sua crudezza, anche qui hai spiattellato una dopo l'altra l'inutilità degli sforzi di sembrare maturi da parte dei DemolitionBoys o.o Allucinante il modo in cui affronti con cinismo delle realtà vicine all'essere umano e affibbiandole ai russi.
Ma andiamo con ordine e dedichiamoci ad ogni personaggio.
Ivan è uno dei miei russi preferiti; è un ragazzino fiero ed orgoglioso, è stato straziante vederlo perdere ogni considerazione di sé stesso con così poca combattività. Eppure, nei suoi panni, chiunque avrebbe gettato la spugna molto tempo prima di essere annullato umanamente.
La parte che riguarda Sergey è stata quella che ho preferito, l'ho adorata in ogni sua piccola verità. Quando ha citato i numeri come nome di battesimo, ho pensato subito ad un riferimento con i lagher nazisti, dove ti marchiavano a fuoco un numero che corrispondeva alla tua carta d'identità. Disumano essere etichettati con un numero, come un prodotto al supermercato, un'usanza fredda e priva di ogni sentimento. Mi ha dato di che pensare sul fatto che siamo effettivamente in un mondo dove, pian piano, la nostra identità si annulla e diveniamo parte di un mondo di massa.
Ma ancora più cruda e vera, è stata la frase che si riferisce all'essere umano in generale che pur di sopravvivere ed emergere, ucciderebbe i propri simili -cosa, purtrppo, veritiera-.
Con Boris fai riferimento alla scarsa giustizia che esiste in questo mondo osceno, lui però sembra davvero privato di ogni forza. Addirittura non combatte più per la sua vendetta su Vorkov, tanto è stanco di vivere e di trascinarsi.
Tra tutti è quello che mi fa più pena perché lo si vede sempre pieno di energie, grintoso, e qui...beh, è scialbo e svogliato, scazzato nel vero senso del termine.
La parte riguardante Kei mi ha letteralmente spiazzata: la mia già poca stima che ho nei suoi confronti è ora scesa sotto terra.
Ignobile come ogni uomo che ha l'opportunità di fare fortuna e di pensare solo a sé stesso, scalciando e calpestando la concorrenza per ottenere ciò che desidera. Classico uomo d'affari che sfrutta la sua parentela per arrivare ai vertici della società e guardare i suoi ex compagni come fossero insetti.
Ed infine Yuri, il personaggio che sicuramente ha capito più di tutti come gira il mondo e lo guarda con disprezzo. Certo è che stare indifferenti e ridere della compassione che la gente prova per le disgrazie altrui non è il massimo, però è forse il punto di vista a cui mi avvicino di più e perciò lo comprendo meglio.
Mi rendo conto che ognuno di questi cinque personaggi mostra un lato dell'essere umano che si manifesta ogni giorno davanti ai nostri occhi, e il tuo lavoro nell'evidenziare questi piccoli e orripilanti dettagli è più che eccellente.
Dunque tanti complimenti, cara Iria, perché ancora una volta mi hai fatto venire i brividi.
Un bacione <3
Alla prossima!
Nena Hyuga ^-^

Recensore Master
06/06/11, ore 14:51

Ciao!
Arrivo tardi, ma arrivo. Quindi, senza perdere tempo in inutili panegirici, mi dedico totalemente alla recensione.

Nello scorrere queste cinque testimonianze (il fatto che siano attribuite a personaggi inventati non esclude che davvero, a questo mondo, ci siano dei Boris, Segej, Ivan, Yuri e Kei realmente vituperati, maltrattati e violentati da un chicchessia Vokov... avranno altri nomi, ma esistono. Davvero.) ho avuto l'impressione di star leggendo riminescenze dei sopravvissuti ai campi di concentramento. E non parlo solo dei campi nazisti, ma di qualsiasi fabbrica degli orrori che è stata mai edificata.
Ridurre un uomo allo stremo, ad andare contro la vita, contro l'esistenza; nauseare una persona, estirpandole la gioia di potersi alzare la mattina e di iniziare una nuova giornata. Non c'è crimine peggiore. E se questi crimini vengono fatti su dei piccoli, allora è davvero la fine.
Come dicevo, a tutt'oggi accadono di queste cose, quindi rispondo alla tua nota in  chiusura di capitolo: tutto quello che hai scritto è reale. Purtroppo, aggiungo io.

La crudeltà che hai descritto è cinica, efferata e orribilmente viva: ognuno dei cinque ragazzi reagisce con un sentimento altrettanto negativo, all'orrore che ha sperimentato. Rabbia, disprezzo, desiderio di cinica vendetta, rassegnazione, indifferenza, stanchezza. Quando si è visto di tutto, non ce la s fa a credere ancora.
E' forse questa la differenza tra la massa e i grandi uomini.
La mia non è un'accusa ai tuoi personaggi, ma credo che loro rappresentino l'uomo comune che ha vissuto queste esprienze. Che chi si railaza e chi riesce a riscattarsi. Loro no, non ne hanno un motivo. Eppure... chi lo sa.
La fanciulla alla quale auspica Boris, la meretrice che invoca Yuri, augurandosi che muoia e che lui possa goderne la fine, hanno nomi: Giustizia e Compassione.
Non hanno nominato la Speranza. Forse sono troppo arrabbiati e disgustati per ciarla, forse la considerano una dea di seconda scelta, forse non credono in lei, oppure consiederano troppo patetico l'appellarvisi. Eppure, io dico che è la migliore di tutte, la migliore perché l'appellarsi ad essa implica un certo margine di errore. Lo sperare non significa essere certi che il qualcosa tanto atteso accada. Dalla giustiza e dalla compassione ci si attende qualcosa di più concreto.
Guai quando questo non accade.
Io sono di spitito fiducioso di natura. Lo so, non avevendo passato (per fortuna e per grazia) sofferenze come quelle sperimentate da questi cinque prestanome, potrei suonare superba e ignorante, ma non posso farci niente. Io credo nella speranza, anche se comporterebbe una morte dis- ( da dus, =male) sperata.
Allora meglio trascorrere una vita nell'inganno?
No, ovviamente no. Ma aprirsi un po' di più sì.
E mi auguro che la vita offra il suo riscatto a questi poveri innocenti ormai marchiati a fuoco.
Perché in fondo, la loro unica colpa è essere venuti al mondo, un mondo che sembra non volerli. Eppure io insisto: girare l'angolo a trecento metri, non ti costa di più che seguire la via diretta. Per una volta, si può fare. Mal che va la prossima volta si tirerà dritto.
Chi lo sa: magari, la tua personale speranza è proprio lì dietro che ti aspetta.

... Bene, non so quanto si possa capire da queste parole, ma sono più o meno quello che mi ha ispirato questa shot. In realtà ho dovuto fare più o meno un sunto, perché non volevo annoiarti, ma non credo di aver fatto un buon lavoro: piuttosto confusionato, direi. Vabbè, sarà per la prossima volta.

Ti faccio i complimenti come sempre per l'abilità con la quale tratti questi argomenti delicati e comuni.
Bacioni e a presto!
*Halley*

Recensore Junior
01/06/11, ore 18:43

Questo tuo scritto trasuda cinismo da ogni singola lettera. Se non sbaglio, è la prima volta che desrivi anche Sergay e Ivan, due personaggi di secondo piano, ma che tu hai immaginato e reso davvero bene. Il senso di inferiorità di Ivan, la freddezza e depressione di Sergay... molto bello, davvero.
E venendo ai personaggi "classici" se così vogliamo definirli, mi sono anche questi piaciuti molto. Kai che cerca di compensare la sua tristezza con una targhetta e Yurij così abbattuto, che si lascerebbe volentieri andare...
Che dire cara? Mi piace, mi piace tanto e spero di vederti scrivere presto!
Un bacio, la tua eterna kohai!

Recensore Veterano
31/05/11, ore 23:19

L'impegno è palese. Hai dato il meglio di te stessa nel rendere questo capitolo verosimile, impossibile non notare come si distingua dagli altri... cavolo, mi è piaciuto un sacco. La realtà, nuda e cruda, sprezzante, malevola, scomoda... ferocia ma anche stanchezza, rassegnazione, in ogni caso cinque modelli umani differenti con l'unico punto in comune di essere stati completamente svuotati della loro vita, fatti a pezzi dal mondo... cinque gusci vuoti, un finale che si fatica persino a definire " amaro " ... anzi, qualsiasi semplicistica definizione sembra stonare. Una stridente sviolinata che parte, si innalza, perfora i timpani fino a spezzarsi, lacerarsi in un silenzio di tomba. Ancora i miei più sinceri complimenti donnaccia.
Presto tornerò a prendere confidenza con le recensioni. Ma questa meritava assolutamente.
Un bacione, il tuo Coniglio.