(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Raramente ho letto una storia così intensa e sofferta. E’ il grido di un’anima persa nell’ossessione e nel bisogno di un uomo che si nega, ma che sa di essere padrone assoluto del tuo cuore.
La prima parte della storia – ammesso sia possibile pensare di dividerla, visto il susseguirsi incalzante dei pensieri e delle emozioni raccontate – mi ha fatto annegare nel dolore della protagonista che si trascina senza vivere, crocifissa ad un ricordo che la corrode ma che non riesce a dimenticare “Non voglio pensare a te, il solo tuo ricordo mi uccide l’anima”.
Desidera sentire il Suo profumo, desidera perdersi in quello sguardo cupo, desidera rinascere grazie a Lui per poi morire sempre a causa Sua. La descrizione di questo stato d’animo è di un’intensità che lascia sconvolti: è stato come “perdersi” nei meandri di un amore malato ma così vivo e reale da rendere tutto il resto una macchia scolorita e informe.
L’autrice ti porta quasi ad accarezzare il desiderio di poter provare un amore così assoluto e che importa se poi questo ti farà morire dentro... sarebbe una dolce morte perché una vita senza Lui non è vita.
Le riflessioni amare sul passato non fanno che acuire questo bisogno: prima tutto aveva un senso, ora c’è solo il vuoto. Così quel “Ora non ho niente” suona quasi come “Ora SONO il niente”.
L’arrivo di Severus, con il quale prende inizio nella mia immaginaria divisione la seconda parte della storia, regala alla protagonista un momento di rinascita che porta già in sé l’amaro della sconfitta.
La donna cerca di resistere (“Devo essere forte!” ripetuto come un mantra), ma il bisogno feroce che sente è più forte di qualunque ragione e pensiero: “Vorrei solo guardarti, ma (...) Se lo facessi, mi perderei nuovamente in te e non saprei resisterti”.
La donna desidera perdersi in lui: vuole dimenticare ogni cosa tranne Lui, può rinunciare a tutto – anche a sé stessa – pur di non rinunciare a Lui, può dimenticare la propria dignità se questo le consente di averlo nuovamente, anche se per una sola notte (una notte di sesso per lui, il senso di una vita intera per lei).
Nell’amarezza della situazione, piomba improvvisa la dolcezza di quel “come stai?” sussurrato ad un orecchio: per me, anonima lettrice, è stato come sentire la lieve carezza della Sua voce; per la protagonista è stato come annegare – ancora – nel bisogno che ha di Lui.
A quel punto, c’è posto solo per il desiderio e per questo annullarsi senza fine.
La conclusione è amarissima, ma lascia un piccolo spazio alla speranza: pensare che Lui possa ancora guardarmi e intanto costringermi a vivere negli spazi interstiziali della realtà, aspettando che il Suo sguardo si posi ancora su di me per poi farmi precipitare di nuovo nell’inferno di una vita grigia.
“Vorrei solo guardarti, ma… Ogni volta che ti guardo il giocattolo si rianima per rompersi nuovamente subito dopo essere stato usato. Vorrei non guardarti più!”
L’intensità delle emozioni che l’autrice riesce a trasmettere rimangono impresse nell’anima di chi legge: si soffre e si spera insieme alla protagonista, si resiste e si cede insieme a lei, si annega felici di questo momento di vita per poi sprofondare nel baratro di una solitudine infinita.
La preziosità di questa ff sta anche nello stile di scrittura intenso e quasi “spezzato” che ci fa "toccare con mano" la forza distruttiva di questa ossessione e insieme la profondità di questo amore.
Vi auguro di perdervi in queste sensazioni.
Grazie, a presto |