Ci ho messo un pomeriggio prima di decidermi a lasciare una recensione. Quando una storia mi colpisce in modo particolare, ci tengo molto a cercare le parole giuste.
Ebbene, credo che sia uno dei tuoi migliori lavori.
L'ho trovato veramente, veramente... meraviglioso.
Quando ho finito di leggere la tua storia, ho provato un senso di inquietudine enorme. E non parlo di inquietudine in senso negativo: intendo proprio una sensazione di turbamento, un peso, un brivido di angoscia, quasi. Non sono una persona che si lascia facilmente impressionare: le descrizioni di morti tragiche e drammatiche di solito non sortiscono mai su di me un particolare effetto.
Il tuo racconto è riuscito a farmi provare una sensazione di tristezza che raramente provo: sebbene Lavanda sia ancora "viva", sebbene respiri, sebbene possa muoversi... in ogni suo pensiero, in ogni sua frase è come se lei morisse un pò. Lo so che detta così sembra alquanto macabra come recensione... vorrei riuscire a trovare le parole per spiegarti cosa ho pensato leggendo senza darti l'impressione di stare dicendo qualcosa di negativo! Perchè anzi, il mio giudizio è assolutamente più che positivo.
Penso che l'inserimento dell'elemento dell'amnesia ci stia a pennello: la struttura che hai costruito (Lavanda- incidente- amnesia) è di un'originalità spiazzante perchè ragionandoci su è anche perfettemente coerente. Lavanda, la ragazza carina e fanatica, la "bella" che perde la sua dote a causa di Greyback: e da qui la metafora perfetta dell'amnesia, che sembra quasi voler dire "Che senso ha ricordare come ero prima, chi ero prima, se adesso non posso più esserlo?".
Nonostante tutto, non ho potuto fare a meno di sorridere quando Lavanda dice di non sentirsi totalmente in debito con Hermione, la ragazza che secondo quanto le hanno riferito le ha salvato la vita... lo stesso modo con cui questo pensiero è inserito, rende perfettamente il sentimento di... menefreghismo (passami il termine xD) che prova Lavanda nei contronti di colei che l'ha salvata.
Sembra quasi che attraverso il tono che usi e che automaticamente fai usare a Lavanda tu voglia, con raffinata nonchalace, alludere ad un cortese "Sì, mi ha salvato la vita. Ma sinceramente, chissene frega, passiamo ad altro".
E lo trovo innegabilmente perfetto.
Sebbene tutta la tua storia sia stata un susseguirsi di scene, di pensieri carichi di "forza", il colpo finale ce l'ho avuto alla fine: "la vanità è un vizio che si paga caro".
Sinceramente, là mi sono sentita colpita e affondata.
Ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad una minaccia, ad un avvertimento: le parole, il modo in cui hai fatto ragionare Lavanda hanno secondo me, un che di profetico: sottolineano quasi l'errore di aver confidato troppo in una semplice "superficie ingannatrice" che non ci ama e non ci regala nulla, ma si limita soltanto a restituirci ciò che noi stessi gli abbiamo dato. Nel bene e nel male.
Forse perchè mi è sembrato di essere toccata in prima persona, forse perchè mi è parso che f questa frase testimoniasse la presa di coscienza di quale fosse la sua ormai attuale condizione, nonchè la sua obbligata accettazione. Mi spiego meglio: ho avuto l'impressione che questa frase celasse il segreto di un destino già segnato, come se non ci fosse punizione peggiore per un vanitoso dello stesso sentimento di ribrezzo causato dalla propria immagine riflessa in uno specchio. E probabilmente, è davvero così.
Posso dire con certezza che attaverso la tua storia, mi hai fatto conoscere la Lavanda migliore che io abbia mai incontrato in tutte le fanficion che ho letto e che hai dato un senso e una profondità ad un personaggio che spesso sguazza nella banalità più profonda.
E te lo dice una lettrice che in quanto a vanità se la batte con Lavanda ad armi pare, quindi non dubitare.
Un abbraccio, cara! E complimenti, complimenti, complimenti...
Titti |