Recensioni per
Sipario
di puciu

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
10/10/11, ore 13:10

è... semplicemente straziante. Nella sua innocenza, schiettezza e fluidità, rotola senza attrito nel sangue, lo avvelena.
Nel suo gioco di luce e buio, fin troppo usurato, trova nuovi spazi, nuova nostalgia, nuova angoscia cui attingere, con cui stupire e ferire.
... Forse non t'importerà più sentirtelo dire da me, ma la trovo veramente molto intensa, fragile, e profonda.
Sono contenta di averti trovata.
I miei sinceri complimenti,
M_E_M

Recensore Master
04/10/11, ore 22:26

Te lo giuro, quando ho visto che c'era una nuova poesia nel tuo account mi è scappato un gridolino di sorpresa e di gioia. Aspetto sempre con trepidazione le tue poesie e mi piacciono sempre tanto, davvero tanto, perchè sono...poesie del cuore, ecco. Sono le poesie che più sento vicine al mio cuore. Sono vere, si sente la loro "pesantezza" nonostante siano brevi. Usi le parole giuste. Ma tutte queste cose te le ho già dette milioni di volte.
Questa poesia richiama, in qualche modo, il teatro. Non solo tramite il riferimento preciso al sipario, ma anche nella frase iniziale, che trovo molto coreografica, oltre che metaforica. Ha un triplice significato, letterale, metaforico e scenico, diciamo. Le urla spengono e accendono le luci, proprio come se fossero dei fanali che puntano su di te, mentre reciti. Ti immagino proprio (sempre senza averti mai vista), chiudere improvvisamente gli occhi e pararteli con un braccio, per difenderti. Le spengono e ti abituano, piano piano, all'assenza della vista, alla cecità, ma poi si riaccendono e il dolore si moltiplica mille volte. Ma questo dolore ti fa vedere il mondo, te lo fa rivedere, dopo che te l'eri dimenticato. Insomma, dopo aver toccato il fondo, c'è chi ti tira su e sì, ti fa rivedere il mondo, ma a che prezzo? A quale dolore? E' un'interpretazione completamente campata per aria, forse, ma è quello che ho letto io, quello che ho sentito io.
La seconda strofa è bellissima. Spezzi le frasi come se fossero singhiozzi. Singhiozzi che vengono fuori uno dopo l'altro. Tre sensazioni diverse, una forza che decresce in tre fasi. Le tre sensazioni sono dolore, morte (anche se non vera) e violenza. Le tre fasi sono la scossa del dolore, poi la fermezza della fine e infine l'immobilità di qualcosa che prima era addirittura violento. Tutto questo in poche righe, in poche parole. Sensazioni e forze diverse, espresse proprio come se pronunciate in un pianto a dirotto. Bellissimo.
La terza strofa, insomma. Sembra che tu ti sia un po' ingarbugliata, ma questa è un'impressione. Fino al terzo verso tieni un ritmo veloce, un ritmo coinvolgente, che mi piaceva moltissimo, poi il quarto è più lungo e poi la ripetizione che stronca il tutto, un ultimo singhiozzo è il richiamo, di nuovo, alle tenebre. Diciamo che questa strofa mi sembra troppo forzata per piacermi completamente.
Mentre amo, letteralmente amo, le ultime due righe. Hai chiamato di nuovo l'inverno. Quante, dico, quante cose potrei dire su queste cinque parole? E tutto sarebbe inutile, perchè non esprimerebbe davvero quello che loro esprimono. Sei geniale. Sei bravissima. Vorrei non finire mai questa recensione, per poter dire ancora mille cose e mantenere un contatto con questa bellissima poesia.
Complimenti, complimenti davvero.