Silenzio.
E poi immagini su immagini che si smontano e s'infiltrano. Leggo questa poesia con il pensiero e nella mente risuona una voce gonfia e scricchiolante che mi fa tremare. è crudele e definitiva, mi fa a brandelli.
Perché, ah, l'attesa. L'attesa terribile. Ma non un'attesa qualunque. L'attesa di qualcuno che ami. è molto più di un incubo. è molto peggio d'una condanna. Perché, se fosse la morte o qualcosa di spaventoso ciò che si aspetta, si viene consumati, è vero, ma uno può anche rialzare la testa, dire: vivrò finché il destino non mi strapperà via dalla luce.
Ma
ah, ma se aspetto ciò che amo, ciò che mi manca e la cui assenza mi dilania l'anima, nulla ha più senso, nulla risplende degli usati colori, le parole muoiono, il corpo urla, il cuore rimbomba sordo come una tomba buia.
Ho letto la tua poesia come guardando un film. Ho visto l'amato [dico amato, ma è colui che simboleggia la perdita, un'amicizia inestimabile vale allo stesso modo] ingoiato dal buio. Ho sentito i fischi del vento che scortica. Ho sentito la paralisi, il rincorrersi affannoso, più affannoso, dei tentativi di negare, più incalzante, più stretto, più furioso.
Fino alla penultima strofa, in cui hai reso con perfetta sintesi il moto del sogno che oscilla sempre più claustrofobico verso una morte in cui si cade come in uno strappo,
ed infine il mondo, a cui si riapre lo sguardo,
più freddo e aguzzo di ogni incubo, perché l'incubo peggiore non è altro che questa scialba e mera solitudine uguale ogni giorno.
Ogni giorno, la normale solitudine.
Non pretendo di immaginare che questo pezzo sia venuto fuori per me, sebbene calzi da Dio. Non sarebbe realistico, solo egocentrico e un po' patetico. Sì, credo sia meglio che ignori le parti troppo private, sovrainterpretative e assolutamente fuori luogo. Scusa.
Sei evocativa, cruda, emozionante come hai imparato ad essere. Complimenti.
Che tu non sappia mai davvero cos'è l'attesa che respira acquattata, amara, nella tua poesia.
M_E_M |