Una scheggia nel fianco.
Di quelle che a vederle sembrano piccole, e allora provi con le unghie a tirarle fuori pensando di fare poco danno. Invece la scheggia è già quasi tutta dentro, per questo non si vede, e tentando di estrarla non fai altro che spingerla sempre più a fondo.
Quando è entrata tutta e fuori non resta più niente, allora la ignori, fingendo che sia sparita.
Ma lei è sempre lì, che già inizia a fare infezione, e prima o poi quella ferita invisibile e profonda traboccherà di pus.
La differenza tra ciò che sembra, ciò che è, e ciò che dovrebbe essere.
Nessuna pietà per l'illusione, che nel momento stesso in cui tenta d'essere costruita già si sfalda sotto i colpi in grasseto della realtà. Troppo evidente per essere mascherata.
Nero.
Mai nominato eppure presente in ogni cosa.
Sulla sua faccia tinta di nero per non essere riconosciuta. Sui sui vestiti.
Sulle sue mani rigide - gelate, e nere.
Ed in ogni altro luogo del corpo e dell'anima.
Perchè il suo lavoro è quello di grattare via dalle pareti i resti carbonizzati di un fuoco ch'è stato acceso ed ora è spento, lasciandolo immerso fino alle ginocchia nelle sue ceneri.
Queste sono le immagini che la tua storia mi ha suscitato. E non potevano essere più perfette.
Questo è un tema che adoro. E lo sai. **
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