Recensioni per
D'amore e di catene
di yami no tenshi

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
28/10/11, ore 20:27
Cap. 1:

Io non merito nulla, tesoro.
Io non merito nulla, non questo.
E... niente.


L'ho letta più volte.
Per comprenderla, per farla mia; l'ho letta più volte senza riuscire a fermarmi.
E...c'è quella dolce malinconia di fondo che mi ha completamente incantata.
Non credo di averla compresa appieno, non credo di esserci riuscita come avrei voluto.
E' tutto un agglomerato.
Enorme, caldo, pulsante.
Leggero, come il fumo. O il vapore. Quello che si attacca ai vetri.
E' un complesso lieve ed angoscioso insieme, un colpo allo stomaco.
Non credo sarò in grado di spiegare cosa questa perla mi abbia trasmesso.
Non credo di esserne in grado, ma ci proverò.


Calore.
Questa è stata la prima parola ad essermi entrata dentro.
E l'ho immediatamente associata alla necessità. Già.
Al desiderio completo, soffocante di essere abbracciati, scaldati per ore, giorni interi.
Al bisogno di avere altre braccia, però.
Calore certo, ma non il proprio. O non solo almeno.
Non chiedermi il perchè, non saprei spiegarlo, yami.



E poi le catene. Quella dolce, musicale costrizione.
Un legame obbligato eppure non odiato.
E' come se la protagonista lo abbia accettato, è come sentirgliela cucita addosso.

"Per una volta non sono le parole, troppo difficili o ricercate, ad impedirti di comprendere. È l’atto in sé."
Credo di aver semplicemente adorato questa parte.
Forse perché, per quanto io adori le parole, la lingua in genere, credo che delle volte la gestualità, l'ATTO come lo definisci tu, significhi tanto, tutto.
Semplicemente.
E per lei, non è stata necessaria un' imposizione, o un qualsiasi divieto; non è bastato il suo senso di moralità...in realtà non è stato nemmeno necessario.
Lei ha semplicemnte sentito.
Ha sentito di esserne incepace, ha sentito di non poterlo fare. Mai.

E sai una cosa? Sei stata bravissima.
Perché ho sentito anch'io.
Ho sentito ogni singola vibrazione del suo fragile corpo; ho sentito il cozzare dei suoi sentimenti, ho sentito la forza del suo sguardo, ho sentito la forza dei suoi gesti. Tutta quella disperazione, tutta quella sofferenza. Tutto quell'amore. Tutto.
Ed è stato bellissimo.

"Non vuoi sapere come finisce, non vuoi. Eppure vuoi che finisca."
Quante volte succede anche a noi?
Quante?
Quante volte il coraggio viene meno, e quante l'istinto di conservazione prende il sopravvento?
Perchè è difficile scegliere tra l'essere coraggiosi ed accettare, così su due piedi, che la sofferenza ti travolga infame? Senza che tu possa far niente, senza poter inventare scuse.
Perchè lo hai chiesto tu.
Lo hai desiderato, tu.

"E la stringi a te continuando a ripetere, come fosse una litania, che ti dispiace, a chiedere scusa per un crimine che non hai commesso mentre lei ti culla sussurrandoti parole d’amore all’orecchio, in una lingua che non conosci."

Questo periodo l'ho letto davvero troppe volte.
Continuavo a ripetermi che qui dentro, in questa frase assassina, fosse contenuto l'intero profondo significato della storia.
Perché si parla di un peccato invisibile, di una colpa mai avuta.
Di una pena da scontare tra lacrime e rimpianti eppure mai meritata.
Si parla di scuse senza senso. Scuse che fanno male.
E io ci ho pensato, troppo forse.
Perché è vero. E' tutto profondamente vero.
Quante volte l'uomo ha dovuto pagare e soffrire per qualcosa che in realtà non aveva mai commesso.
Per quante altre volte ha dovuto subire- di tutto- a causa di pregiudizi e ideologie maledettamente ingiuste.
Quante?
Troppe.

Perchè siamo nel 2012, ed è ancora così difficile accettare che uomini con la pelle un po' più scura della nostra ci assomiglino molto più di quanto si creda; che i giovani non sono tutti fumati e che c'è del potenziale. Lì in quel notevole spazio tra le orbite, poco più su del collo. Lì dove è tutto grigio. C'è sempre stato, in realtà. Perché il cervello lo hanno sempre avuto. Assieme alla loro voglia, alle loro passioni, ai loro ideali.
Perché è così assurdo accettare che l'uomo non sia fatto per stare ed incastrarsi unicamente per la donna? perché?
Io continuo a chiedermelo e continuo ad avere la nausea.
Continuo ad odiare e amare questo mondo, nonostante vorrei che si salvesse e che bruciasse insieme.

E continuo a credere che quell'incanto in corsivo non lo scorderò mai.
Nè il petalo di ciliegio, nè le catene o il bacio.
Non scorderò mai i papaveri neri o l'immagine delle palpebre serrate poco prima di uno schiaffo che non arriverà mai. O quelle scuse sussurrate, implorate.
E quei versi finali.
Mai.

Non scorderò che questa pagina sia mia, per metà.
Non lo scorderò perché per quanto io sia riuscita a capirne poco, o almeno credo, l'ho amata.
Ora è parte di me.
L'ho cucita addosso, assieme alla tua profonda dolcezza.


Grazie.
Grazie, yami.
Perché sei tu.
<3

E sai, ho deciso.
Per me il significato di questa storia sta poco più su del finale, qui dentro:
"Le catene che legano le tue di braccia, invece, sono dolci. Il liscio metallo argenteo scivola nelle tue mani, contro i tuoi polsi. Delicatamente.
La mente, unica che mai potrebbe essere capace di renderle pesanti, è libera e leggera."

La mente, lei.
E' come un sogno.
Il sogno. Quella salvezza salata, la nostra salvezza.
O solo speranza.

con immenso affetto,


nali