La terza persona, come ti capisco, la adoro anch'io. Ma forse "adoro" non è il termine corretto e tu ha saputo sottolinearlo in modo accurato.
Ci rende sicuri dietro l'anonimato, possiamo dire/fare quello che vogliamo perché intanto gli altri non vedono la prima persona... e ci ripetiamo che il problema sono proprio gli altri: colpa loro che non vogliono vederla per come è, che la privano della sua identità, che la costringono in tutte queste insicurezze, che... E intanto gli altri dicono che è colpa sua, tua, mia: perché la maschera della terza persona l'ho usata io. Esiste una verità alla fine di tutto questo? Sì, no, sono vere entrambe la soluzione? Qual'è il problema: la contraddizione? La confusione? L'insicurezza di essere se stessa o la certezza di venire rifiutati? L'indecisione di chi essere, perché proprio non riusciamo a essere una persona sola? Volere prima A e poi B, poi volere entrambe e pure C, la loro contraddizione. La domanda tipica a questo punto è una sola: C'è un modo per uscirne?
Io vorrei proporrti però una formulazione differente: perché uscirne, perché è necessario scegliere?
Mi spiego, non sto dicendo che sia facile o divertente vivere con il caos nella testa e sentirsi così fragili sa dover costruire una muraglia di sicurezza. Però è scegliendo un lato di sé a discapito di un altro, che potremo sopravvivere? Personalmente non credo, almeno questo è quello che ho "scelto" per me. E' difficile, ma trovo anche più sano (prima di tutto nei proprio confronti), cercare un equilibrio tra le parti: infondo non siamo composti da un solo colore, bensì da tante nuance.
Spero di non essere stata troppo invasiva ma mi sembrava giusto recensirti con confidenza, visto che sei stata tanto coraggiosa da condividere questo sfogo con noi lettori.
Concludo augurandoti di trovare la tua strada, non arrenderti.
Grazie di avere condiviso. (Recensione modificata il 05/11/2011 - 04:58 pm) |