Recensioni per
Moderna Antigone
di Rota

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
20/11/11, ore 23:40
Cap. 4:

In primis mi pare sia stata un'ottima scelta quella di porre alla fine il capitolo dedicato a chi era dall'altra parte, come nell'antico teatro greco dopo la trilogia di tragedie c'era il dramma satiresco,in questo caso dopo le parti volte a racconare i sentimenti delle vittime, ci sia stato quello dedicato al carnefice, che nella sua schietta scellerataggine s'è beato dei tormenti che infliggeva agli inquisiti, quelle "non persone" che avevano osato contrastare la verità assoluta in cui lei s'identificava e che aveva eletto a sua guida per la conquista di quello che a suo parere (e del suo superiore) spettava di diritto al suo popolo; non male inoltre la descrizione di quel germe di dubbioche s'insinua, a cosa fatte ed ora che da buon ingranaggio nella macchina repressiva ha dato anche lui il suo contributo alla condanna a morte della traditrice, ne ricerchi la presenza, magari per sentirla invocare pietà, che lui ovviamente non ha nessuna voglia di concedere, non dico come atto giudiziario, ma nemmeno comen sentimento umano, e si ritrova invece una persona che è ormai entrata in quella specie di mondo a parte che è la coscienza del martirio, ovvero (prendendo l'etimologia originale greca) la testimonianza che s'è data la vita per quello che si credeva giusto.
Molto bella la frase della moritura, sa molto più di condanna di quella scritta su un foglio di carta.
In breve, complimenti per l'idea e la sua messa in pratica.

Recensore Master
18/11/11, ore 00:13
Cap. 3:

Quanto detto nella parte introduttiva è estremamente vero, non tutti possono fare gli eroi e non è da tutti poter affrontare con la necessaria serenità il peso che la repressione può esercitare contro chi osa contrastare il potere, però a mio parere il ritratto di questa persona che considerava anche lui estremamente sbagliato quello che stava facendo il suo paese, tanto da tentare in qualche modo di manifestare il suo dissenso fino ad affrontare un processo dall'esito scontato per lui e gli altri, abbia poi potuto vacillare pensando non solo alla propria vita (che pure sarebbe stato cosa naturale) ma anche a quella dei propri cari, che avrebbero subito quanto meno l'estremo ostracismo da parte del potere costituito perché parenti di un "cospiratore e traditore", e di fronte a questa evenienza gli è sorto spontaneo il dubbio che di fronte alla retorica del regime lui non avesse contrapposto che altra retorica, quella del ribelle che sa rinunicare a tutto per la propria causa (molto bello a parole, ma nella realtà non sempre è così facile procedere in quella direzione) la coscienza è un giudice che sa essere estremamente più crudele di qualsiasi altro suo "collega", e mi sembra che il protagonista di questo capitolo sia in balia di questa molto più che dell'inquisitore del Reich che lo sta interrogando, preso in un tumulto di pensieri uno peggiore dell'altro (inoltre m'è sembrata molto bella la parte in cui si parla del suo passaggio dall'essere anche fin troppo loquace alla difficoltà di profferire verbo).

Recensore Master
16/11/11, ore 23:14

Anche questo secondo capitolo mi è parso molto bello, soprattutto nel modo in cui sono state rese le riflessioni di un prigioniero destinato a morte certa dalle decisioni inflessibili di chi vede nella critica un attentato alla patria in armi; in questo caso certo vi è uno strano paradosso, dato che il morituro che ha rischiato di perdere la vita più volte per il suo paese viene condannato a morte proprio da magistrati suoi compatrioti, ma in fondo questo è l'equivoco (drammatico) di fondo che l'ha condotto là nell'attesa di ricevere i favori di madama ghigliottina,lui ha combattuto per il suo paese, non per il partito, per la sua delirante ideologia e per l'ancora più inquietante capo, l'averlo compreso lo ha condannato, certo, ma allo stesso tempo l'ha liberato dal peso di dover essere additato a futura memoria come un aguzzino che eseguiva gli ordini folli di un pazzo e della sua banda.
Complimenti per la scelta del nome dell'inquisitore, in quel momento suppongo che fosse davvero la nazione, allora "Grande Reich" a volere la loro morte, indottrinata a dovere da chi vedeva nei contestatori solo dei nemici del loro paese nello sforzo bellico che doveva dare loro lo spazio vitale.
In chiave di nazioni, poi, ho visto anche un riferimento a tutti coloro che lottavano per la libertà dei loro paesi contro i governanti locali collaborazionisti e asserviti agli occupanti.

Recensore Master
16/11/11, ore 23:03
Cap. 1:

In primo luogo vorrei farti i complimenti per la scelta del titolo (il dramma sofocleo illustra splendidamente lo scontro millenario su cosa sia davvero la "legge" e come il singolo deve comportarsi se questa turba la sua coscienza), e per il riferimento cinematrografico (che descrive un episodio bello e drammatico della spinosa questione se vi fu resistenza tedesca al nazismo), ritengo che sia stata una magnifica idea quella di traslare la tragica vicenda di quel gruppo di generosi resistenti in chiave hetaliana, ovvero nei panno di quei paesi che dovettero affrontare l'occupazione tedesca nella 2GM.

Passando al testo propriamente detto, ho trovato splendido il ritratto della prigioniera, stretta tra l'angoscia per il male fatto dalla sua ingenuità (forse non pensava a quanto il potere, specie quello totalitario, possa essere pervicace nel punire coloro che osano contrastarlo) e che si evince dalle urla che non può fare a meno di sentire, ma nello stesso momento l'ostinata convinzione di aver fatto la scelta giusta e di aver combattuto per essa per quel che poteva la rende se non felice, almeno in grado di sopportare la sua condizione, dato che fallace può essere il giudizio degli uomini, ma non così quello della propria coscienza; molto bello anche il momento in cui la giovane pur nello squallore esterno riesce ad avere un momento in cui pensare al suo aspetto, oltre a quello in cui guarda la luna, muta testimone di tante brutture umane, eppure capace di offrirle un qualcosa che se non si può chiamare sollievo, almeno la spinge per qualche momento alla situazione difficile che sta vivendo e che ha tutta l'intenzione di aggravarsi.