Allora, sono appena tornata da scuola (non ti sorprendere, mi preparo le recensioni di pomeriggio quando mi gira di fare il mio “Lavoro” di “Madre Teresa”. Ed ora sono le tre del pomeriggio. Ma che beeeeeello… no), ho un sonno boia, ho le spalle indolenzite perché abbiamo vinto il primo turno del torneo di pallavolo, devo studiare inglese… eppure sono qui a recensire.
E sai perché, cara Salamah? Perché ti voglio dannatamente bene, e certamente non potevo perdermi il tuo debutto nei contest. Dopotutto, ti meriti davvero una recensione, data la fatica che hai fatto.
Innanzitutto, sebbene io non conosca i personaggi e tutto il contesto che hai trattato, posso dire che hai catturato totalmente la mia attenzione. Il che è difficile, quindi puoi anche vantarti di avermi letteralmente ammaliata con questa shot. In genere, quando non conosco una storia, rimango totalmente inespressiva dinnanzi allo schermo, come se le parole non mi comunicassero nulla.
Tuttavia, questa shot ha trasmesso un mucchio di emozioni e sensazioni, travolgendomi completamente, facendomi immergere in un vero e proprio paradiso.
Il tema che hai trattato, quello della morte e della mancanza della persona deceduta, è sempre alquanto toccante. Dopotutto, riesco ben a capire Misato e la sua nostalgia riguardo la mancanza del suo dolce amante, il caro Kaji. Nonostante lei considerasse il loro rapporto non come amore, ma come turnate di… viaggetti sul letto, ho notato come lei si sia affezionata all’uomo, così tanto da far comprendere al lettore che per lei quella relazione valeva davvero tanto.
I suoi flashback trasudano nostalgia, malinconia, dolore. Riesco ad immedesimarmi così tanto nella donna da riuscire quasi a immaginare io stessa ogni vicenda.
La questione degli alberi è toccante, specie da come l’hai trattata nel finale. Mi hai fatto ricordare la mia infanzia, quando guardavo il cielo piovoso ed esclamavo “Gli angeli piangono”. Sembra davvero che la mia idea sia anche quella di Misato. Il suo angelo, però, non piangeva: donava gocce vitali ai suoi cari alberelli. Diavolo, adesso sono le lacrime a solcare il mio viso.
È triste come lei, alla fine dei suoi pensieri, esclami al cielo di smettere, perché d’ora innanzi si occuperà lei delle piante. Denota quanto affetto provava per quell’uomo scomparso. Ho sinceramente amato quella frase, nonostante il dolore che essa lasciava trasparire.
L’unico appunto che mi permetto di fare, però, è nella grammatica e nella sintassi. Non voglio citarti nuovamente gli errori che hai fatto, poiché se ne è già occupato il giudice, però vorrei farti notare che hai citato spropositate volte “di lui”, “di lei”. Così facendo, hai un po’ rallentato il ritmo della narrazione, e ciò mi è risultato… irritante? In alcuni punti mi pareva più logico usare “i suoi” o “le sue” o compagnia bella.
Però questo è solo un piccolo appunto insignificante. Complessivamente, è tutto perfetto… ma si vede che lo hai fatto di fretta. Ok, tirami pure un cuscino in faccia.
Un quarto posto meritatissimo, mia cara amante. Sono contenta che tu sia felice dei tuoi risultati.
Adesso sono io in gioco! Chissà come mi piazzerò nel contest dei brani.
Davvero i miei più sentiti complimenti, mia carissima Cheche!
Amy
PS: Mi vergognavo ad ammetterlo, però prima non conoscevo il significato di “Baka”. L’ho trovato e, sinceramente, ora vorrei prenderti a calci. X°D Che Baka che sono. |