Ci sono cose che si possono solo immaginare, e che non vedremo mai. Viviamo in un passato intrappolato dentro bottiglie colorate, voliamo in pezzi come lapilli di lava durante un'eruzione vulcanica d'incredibile potenza. Siamo come scintille in un cielo nero. Prima o poi ci spegneremo.
Le dita paffute di un goffo pianista vanno a premere un timido accordo sulla tastiera, e quest'ultimo va ad imprimersi sul nastro in rotazione. Voci pigre e silenziose emergono sulla superficie del silenzio, una chitarra s'infiltra tra di loro... e inizia questa piccola composizione che sfocia nella forza di un raggio di sole di fine novembre, debole ma intenso, reale.
E' l'inizio di Cabinessence (o Cabin Essence) dei Beach Boys. So che i Beach Boys non ti piacciono, ma trovo che sia la canzone migliore per descrivere questo tuo bellissimo scritto; probabilmente basterebbe anche solo quel brano per recensire... solo che in questo caso non si tratterebbe di una recensione e tu penseresti "Che, 'sta qui mi prende per il culo?", quindi inizio col dire che, se potessi definire questo in un solo termine, troverei una sola parola adatta a far amalgamare il tutto: onesta. Onesta, perche' e' una delle cose piu' oneste che abbia mai letto. Questa non e' una fanfiction, sono parole urlate al vento che tu sei stata capace di prendere al volo e riprodurre sulla carta - o, in questo caso, sullo schermo - al fine di dire qualcosa, di descrivere dei sentimenti che albergavano in te e che non riesci a trattenere. Non ci riesci per il semplice motivo che sei un'artista. Ogni artista esprime in maniera spontanea i suoi sentimenti e le sue emozioni attraverso la sua arte, che sa racchiudere in se' il piacere e la sofferenza, le soddisfazioni e le delusioni, ed e' in questa maniera che l'artista condivide queste con il suo pubblico, che sia reale o che sia in lui. Penso che con questo scritto tu abbia dimostrato per prima questo fatto, perche' i tuoi sentimenti sono vividi tra quelle parole quasi biascicate. E' l'affetto che provi e che non riesce a restarsene chiuso la' dentro, deve uscire, deve scontrarsi con i concetti concreti e unirsi ad essi, divenendo cosi' arte.
Poi? Parlerei delle immagini che hai usato: immagini tanto familiari e affettive come un dito che si posa su un sopracciglio, una carezza, ma anche estranee ad ogni contesto visibile (o meglio, percettibile) ai nostri occhi come la vecchiaia fisica, che penso a George abbia solo giovato. Sono immagini che vengono incarnate da sensazioni, sensazioni che appartengono a te, ragion per cui questa descrizione di George diventa un prodotto del tuo animo anziche' della regione visiva del tuo cervello. Ma amo soprattutto come hai terminato questa serie di immagini con un punto come il suo sorriso, a cui avevi accennato gia' agli inizi ma che poi hai ripreso, con maggior intensita': un po' buffo, così luminoso, che non è mai cambiato, che metaforicamente diviene la scintilla di un'ultima speranza di cui disponiamo. Ci sono tante, troppe persone vuote e fredde che sorridono alla miseria di altri e di conseguenza tante, troppe persone hanno pianto mentre il mondo rideva alle loro spalle. Sai, trovo che il sorriso di George sia tra i piu' belli che abbia mai visto, caldo e forte com'era. Mi e' sempre piaciuto pensare che in esso risiedesse appunto questa speranza di cui mi e' parso che tu parlassi. La descrizione stessa parla di questo, nasce da un sentimento ma anche da un tuo moto di speranza e desiderio, che appunto sfocia nelle ultime armonie vocali, quelle finali: Io sto qui, con le mani vuote ed il sole sul viso; l'aria è fredda e ci sono delle lacrime sulle mie guance. Il mondo sta girando, e non importa a nessuno; ma io capisco che, se voglio un'altra persona tanto sensibile, coraggiosa e aperta come lo eri tu, devo essere io. Ora che rileggo quest'ultima frase, quel "devo essere io" non mi convince, ma forse sto cannando tutto, quindi ignorami x'D E niente, questa ultima parte e' stata quindi il culmine. La forza d'animo e la speranza sono due costanti in queste righe, e qui sfociano nella bellezza di un sottile falsetto che rimbomba contro ad un microfono, alzandosi dalla grave massa baritonale. E' un momento bellissimo, in cui mi son praticamente venute le lacrime agli occhi e il mio cuore ha saltato un battito.
La canzone volge al termine, e tu ribadisci quella frase, "dobbiamo fare tutti qualcosa della nostra vita". Una preziosa verita', soprattutto al giorno d'oggi, e amo il fatto che tu l'abbia messa proprio in fondo. Ma penso che George intendesse anche sotto il punto di vista interiore, dobbiamo avere la coscienza salda, pensare, renderci empatici rispetto all'universo. A che serve avere un ruolo nella societa' quando non sei proprio capace di adattarti all'universo e di sorridere alla bellezza di ogni sfaccettatura?
Ho sempre amato leggere scritti simili, che sono praticamente delle dediche inviate al cielo. Le tue paiono poesie in prosa, imperfette nella loro bella e immensa onesta'. I tuoi paragoni inteneriscono e incantano, e queste metaforiche immagini che scaturiscono le parole che utilizzi lasciano sempre e comunque un segno del loro passaggio nella mente di chi legge, colpiscono perche' sono reali, come quel raggio di sole di fine novembre a cui accennavo all'inizio, parlando di Cabinessence.
Insomma, grazie per aver scritto tutto questo. E' che sei splendida, e... nulla, ciao <3 |