"La sovrana del campo d'oro" di Marge - Giudizio di Satomi
Grammatica e sintassi
L’autrice dimostra di avere una buona padronanza della lingua italiana. Nella prima parte, quando Jenica riflette sulla ragazza che fa colazione al bar, una sequenza di piccoli periodi che prevede la registrazione di un dato di fatto e la logica deduzione che ne consegue rende con efficacia la serie di pensieri della giovane prostituta, specie grazie all’uso della paratassi e dell’asindeto. Per il resto del componimento coordinate e subordinate si alternano con equilibrio, a seconda della necessità.
È stato riscontrato un uso non sempre corretto della punteggiatura, specie nell’utilizzo delle virgole.
Esempi:
1. “Il caldo della febbre si era sommato a quello della stagione, costringendola a letto in un bagno di sudore, e sua madre, animata dalla solerzia di una solida donna di campagna, si era prodigata nel prepararle ciorbă e bors senza sosta, costringendola ad ingurgitarle nonostante fossero bollenti, e secondo il parere di Jenica, anche ributtanti.”
Sarebbe preferibile riscrivere in questo modo: “Il caldo della febbre si era sommato a quello della stagione costringendola a letto in un bagno di sudore; sua madre, animata dalla solerzia di una solida donna di campagna, si era prodigata nel prepararle ciorbă e bors senza sosta, costringendola ad ingurgitarle nonostante fossero bollenti e, secondo il parere di Jenica, anche ributtanti.”
2. “Mentre mangia, con la coda dell’occhio, nota che l’altra ragazza...”
In questo caso sarebbe preferibile anticipare il verbo “nota” così: “Mentre mangia nota, con la coda nell’occhio, che l’altra ragazza...”
3. “Ma in fondo sa, che non potrà, mai.” La prima virgola non è necessaria.
Lessico e stile
L’autrice si serve della terza persona limitata: l’intera storia ci viene narrata secondo il punto di vista di Jenica che, figlia di gente di campagna, non si serve naturalmente di un linguaggio forbito. Non mancano espressioni e costruzioni colloquiali (Ed invece di finire a pulire culi ai vecchi o spezzarsi la schiena a forza di fare pulizie - Non ha le mutande, perché le fanno caldo - ed ognuna che passa, Jenica la guarda fissa), lo stesso dicasi per il registro adottato dal giovane barista.
Trama
La storia di Jenica, giovane immigrata che si ritrova immischiata in un brutto giro, non è né più né meno triste di altre. Eppure è il modo in cui viene raccontata a risaltare e a farla risaltare: non c’è realismo crudo inopportuno né qualunque particolare scabroso o esageratamente malinconico che spinga alla pietà, anzi tutti i dettagli relativi alla “vendita” della ragazza o al suo lavoro - esclusi quelli necessari alla narrazione - sono messi da parte o semplicemente accennati, lì dove occorre. L’autrice preferisce soffermarsi su ben altri particolari e avvenimenti, come la scoperta da parte di Jenica della propria femminilità - il suo toccarsi in punti appena scoperti, il suo voler farsi ammirare dagli uomini, i suoi sguardi con Damian -, narrata attraverso il ricordo, e che inconsapevolmente sottolinea il contrasto tra quel piacere genuino, che fa sciogliere la ragazza come un gelato, e la cruda routine cui Jenica si sottopone nel presente, dando piacere agli uomini senza ricavarne nessuno.
Caratterizzazione dei personaggi
Jenica, protagonista indiscussa del racconto, viene presentata al lettore in molteplici sfaccettature: inizialmente ci appare piuttosto sfrontata, quasi arrabbiata - non è, insomma, una prostituta che si “nasconde”, come mostra il fatto che si presenta al bar in tenuta da lavoro. Poi mostra di essere una buona osservatrice, dote che ha sviluppato col passare del tempo anche grazie alle sue vicissitudini - non ha infatti capito subito che tipo era davvero Damian. Jenica si è assuefatta al suo lavoro, ma non appare del tutto sconfitta - è infatti decisa a impedire in tutti i modi che la sorella subisca il suo stesso destino. Un’immagine contrastante con quella della ragazzina di campagna che inizia a scoprire la donna che è in lei.
Il barista e la giovane laureata sono il simbolo della vita normale, spensierata l’una e seria l’altra; qualcosa cui Jenica ha detto addio da tempo.
Quanto a Damian non ci viene detto molto di lui, sebbene sia il diretto responsabile del triste destino della protagonista: Jenica se la prende con se stessa e la sua ingenuità, tuttavia non si astiene dal non giudicarlo del tutto - vedasi il termine “bestia” con cui lo definisce.
Giudizio personale
È fermo parere del giudice che l’originalità in un racconto non si vede esclusivamente dall’argomento che tratta, ma anche e soprattutto dal modo in cui ci viene presentato (come è già stato precisato nella sezione trama). “La sovrana del campo d’oro” riesce in questo intento, regalando al lettore uno triste spaccato esistenziale di una delle tante vittime della prostituzione. Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, eppure anche in questo caso non si può fare a meno di chiedersi, pur sapendo di restare senza risposta, il perché di tutto questo.
Voto: 26 (+1) = 27/30 |