Recensioni per
Lontano...
di Aleena

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
18/11/14, ore 13:06

GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL «SUMMER CONTEST PER STORIE EDITE»
«LONTANO» DI RELEESHAN (ALEENA)

Sarei stato ammaliato da una sirena e l’avrei baciata, rubandole il cuore ed una lacrima. Avrei conquistato immensi tesori e poi sarei tornato indietro, ricco e coll’animo pieno di amore, ed avrei preso a nolo una carrozza per andare da quella ragazza che mi piaceva e le avrei donato una tiara con incastonate la lacrima e la piuma.

- Sviluppo della trama e dei personaggi
Una storia toccante, sentita, dai temi molto forti e scenario di molte guerre già combattute e che si combatteranno, santuario di pensieri su cui molti soldati si ritrovano a riflettere durante quei giorni e quelle notti passate sotto il fuoco e l'artiglieria nemica, tentando, a volte invano, di preservare la propria sanità mentale in quel mondo fatto ormai di morte e disperazione e di cadaveri lasciati a marcire sul campo di battaglia.
Il protagonista, di cui non si sa né il nome né tanto meno il suo aspetto - quasi fosse per l'appunto un soldato tra tanti, un singolo uomo che ha ormai perduto se stesso e che non ha nemmeno quasi più ricordo dell'uomo che era -, è ben delineato e, attraverso le sue parole, si vengono a scoprire i suoi punti forti e le sue debolezze, il modo in cui pian piano si abitua a quella guerra e i pensieri che gli attanagliano le vischere ogni qual volta si trova sotto i rimbombi dei bombardamenti e in mezzo alla mischia, ad eseguire ordini che probabilmente molti di loro trovano insensati e di cui vorrebbero disfarsi solo per poter tornare sani e salvi a casa dalla propria famiglia.
Ciò che non è molto chiaro, però, è l'ordine cronologico con cui succedono determinate cose. All'inizio viene descritto un uomo che ormai sembra essersi abituato alla guerra - cosa che non succede a molti soldati, ma lui ha intenzione di continuare a vivere e di tornare a casa, quindi fa la sola cosa razionale che gli può venire in mente in quei momenti: uccidere per non essere ucciso - che corre con una ferita alla mano che sembra andare verso la suppurazione, e subito dopo, nei suoi pensieri e nelle sue riflessioni che sembrano perdersi in anni e anni, ci viene presentato giustamente un giovane ventenne che si è da poco ritrovato nel bel mezzo del campo di battaglia, dinanzi alla sua prima vittima: diventa carnefice contro la sua volontà e si sente come se la sua umanità fosse appena stata strappata via, però a farlo tornare sulla retta via e a fargli capire che deve sparare al nemico senza stare a pensare ad altro, è proprio un colpo che gli ferisce la mano sinistra. Ora, secondo tale riflessione, le ipotesi sono due: o questo povero soldato è tanto sfigato da venir colpito alla stessa mano due volte di seguito a distanza di anni, oppure nella narrazione c'è qualche errore di concordanza che non fa comprendere per bene che in realtà quella è una cosa successa dopo un paio di settimane o al massimo un mese, e così avrebbe effettivamente molto più senso.
Proprio per il fatto che la storia racconti un momento in cui qualunque soldato potrebbe trovarsi, in qualunque guerra e in qualunque epoca, non brilla purtroppo di originalità, e questo direi che è un vero peccato. Magari sviluppare maggiormente la trama tenendo conto di questo punto avrebbe fatto sì che anche l'originalità si alzasse di parecchie tacche, ma purtroppo il racconto non da' svolte significative né tantomeno sembra far credere che da un momento all'altro potrebbe accadere un qualunque colpo di scena che potrebbe lasciare di stucco.
Lo sprazzo di umanità si ha solo quando lui si ritrova a parlare con il ragazzo. Chiacchiere buttate lì, chiacchiere a caso tra una boccata di sigaretta e una ferita fasciata, ma chiacchiere che riescono in qualche modo a rendere meno opprimente quella disperazione, tanto da lasciare che il protagonista si sfoghi e cominci a parlare senza freni sulla lingua, poiché spesso è così che succede: ci si apre con degli estranei nei momenti più impensabili, e probabilmente, con il fumo, la morte e il puzzo d'intorno, il momento per lui era proprio quello. E durante questi discorsi, durante queste parole, pian piano si rendono conto entrambi che non c'è nient'altro da fare se non aspettare che sopraggiunga la morte, e il ricordo che il protagonista si porterà dietro sarà quello di non essere morto da solo nel bel mezzo del mare putrescente di cadaveri, bensì fra le braccia d'un compagno d'armi.

- Sintassi, stile & grammatica
Hai uno stile poco descrittivo, direi che ti concentri molto più sulla parte introspettiva della storia e sui sentimenti dei protagonisti anziché descrivere almeno i luoghi in cui la suddetta storia si svolge. Magari per quel che riguarda altri racconti, sarebbe stata diversa l'impressione che ho avuto in questo, però, dovendo valutare questa storia, è stata proprio questa la sensazione che ho provato nel leggere. Inoltre, per il modo in cui la storia è raccontata, passi spesso dal passato al presento o viceversa anche quando non sarebbe necessario, e parlo ad esempio di quando descrivi che lui si sta lanciando oltre la trincea: prima era al presente e poi, quando ti sei persa a raccontare dei suoi pensieri, sei passata al passato.
Hai comunque una buona grammatica, a parte piccoli errori di distrazione e la dimenticanza di alcune virgole in punti che ti indicherò qui di seguito:

al di la del mare → Errore di distrazione, “là”
Fumo.
Una nebbia densa fatta di polvere, sangue e sudore mi circonda, mi avvolge,
→ La frase può tranquillamente salire di una riga. Trovo inoltre che si potrebbe eliminare o la parola “circonda” oppure “avvolge”, poiché la trovo un po' ridondante.
ed io l’amo per questo sebbene mi tolga il respiro, → “ed io l’amo per questo, sebbene mi tolga il respiro,”
filtrano attraverso il terriccio e la sabbia creando → “filtrano attraverso il terriccio e la sabbia, creando”
e se per un attimo solo ci fermassimo, immagino, potremmo mettere radici su questo suolo brullo e rossiccio e chissà, alzare il volto al cielo → “e, se per un attimo solo ci fermassimo, immagino che potremmo mettere radici su questo suolo brullo e rossiccio e, chissà, alzare il volto al cielo”
Nessuno alza il volto al cielo → Comprendo il voler dare enfasi a quel concetto, ma userei comunque dei sinonimi, essendo questa frase scritta nella riga successiva
rialzandomi e colpendo il mio avversario all’addome, alla nuca, al naso → Qui non c'è un errore, tuttavia, quando si tratta di storie che puntano alla descrizione di una battaglia, essere così poco chiari sulla situazione non è un buon modo per caratterizzare quella determinata scena. Mi sarei dunque soffermata di più e puntato allo “Show, don't tell”, in modo che il lettore vedesse ciò che il protagonista vede. Se non avessi letto subito dopo la frase successiva, sarei stata fuorviata e avrei pensato che colpisse i suoi nemici con una spada, immaginandomi la scena in quel modo e restando poi perplessa nel ritrovarmi invece nel dover immaginare, dopo aver avuto un certo pensiero nella testa, un fucile come arma
la mia mano sinistra ferita diventi → “la mia mano sinistra, ferita, diventi”
e chissà, forse a guerra finita non potrò più usarla, la mia mano della scrittura, la mano del lavoro- → “e, chissà, forse a guerra finita non potrò più usarla, la mia mano della scrittura, la mano del lavoro -”
Vedo i loro fantasmi a volte, nel sonno → “Vedo i loro fantasmi a volte, nel sonno” oppure, per renderla più fluida “A volte vedo i loro fantasmi nel sonno”, anche se quell' “a volte” lo eliminerei, giacché viene ripetuto “una volta” qualche momento dopo
Poi/poi → Ripetizione, eliminerei uno dei due
fin quando non mi trovai con un buco nella mano sinistra → Qui sono rimasta un attimino perplessa. Si parla della stessa ferita che sta rendendo rigida la mano nel presente, oppure un'altra ferita sempre nel palmo della stessa mano? Il periodo non è molto chiaro, giacché è un fatto accaduto quando il protagonista era giovane e, da come racconta, sembra sia passato molto tempo da allora, minimo anni
e lo feci ancora ed ancora finché il sole calò lasciando → “e lo feci ancora ed ancora finché il sole calò, lasciando”
tregue neppure di notte perciò i morti → “tregue neppure di notte, perciò i morti”
la pista delle nostre battaglie simili a moniti → “la pista delle nostre battaglie, simili a moniti”
od almeno → “o almeno”
ognuno ha il suo qui → “qui ognuno ha il suo”
e continuo sussurrare fra me → “e continuo a sussurrare fra me”
Nove, dieci forse? → “Nove, forse dieci?”
sono un’aquila a caccia ma non uccido → “sono un’aquila a caccia, ma non uccido”
una pacca sulla spalla ma non riesco → “una pacca sulla spalla, ma non riesco”
fucile contro sibilando → “fucile contro, sibilando”
schivo a sinistra poggiando il fucile sulla mia spalla e socchiudendo l’occhio destro prendo la mira → “schivo a sinistra, poggiando il fucile sulla mia spalla e, socchiudendo l’occhio destro, prendo la mira”
lampi accecanti di salnitro che infuocano l’aria ferma per un istante appena mentre la mia mente registra → La frase suona un po' male, la rivedrei anche per quel che riguarda la punteggiatura inesistente
una decina almeno di giacche rosse → “almeno una decina di giacche rosse”
Nella vita precedente alla guerra l’amicizia era → “Nella vita precedente alla guerra, l’amicizia era”
imponeva, nella maggio parte → “imponeva nella maggior parte”
dunque rotolai → “dunque rotolo”
Mi hanno data → “Mi hanno dato”
Sparo finché non cala la notte ed il campo tace e solo allora mi accascio a terra e mi rendo conto che la gamba e la manica sinistra sono rigide di sangue coagulato e la ferita al fianco è più grave di quello che avevo pensato → Giacché la frase è lunga e manca tutta la punteggiatura, la riscriverei da capo così: “Sparo finché non cala la notte ed il campo tace: solo allora mi accascio a terra e mi rendo conto che la gamba e la manica sinistra sono rigide di sangue coagulato, e la ferita al fianco è più grave di quello che avevo pensato”
Abbiamo resistito all’attacco ma siamo rimasti → “Abbiamo resistito all’attacco, ma siamo rimasti”
ed erba pungente con tutta probabilità → “ed erba pungente, con tutta probabilità”
Io annuisco pigramente muovendo appena la testa → “Io annuisco pigramente, muovendo appena la testa”
e, si, anche ricucito delle ferite. Fa comodo → “e, sì, anche ricucito delle ferite. Fa' comodo”
Sei delle pianure → Trovo sia ridondante, giacché l'ha già chiesto precedentemente e avuto conferma con un cenno del capo
Ossia, si, anche se → “Ossia, sì, anche se”
sollevandomi la giubba rossa → Giubba rossa? Un bel paio di righe prima hai detto che lui l'aveva verde e doveva uccidere quelli con la giubba rossa, ovvero i loro nemici. Errore di distrazione?
due , → Uno spazio di troppo dopo la virgola
e come un lago → “è come un lago”
Parlavo e desideravo ma sapevo → “Parlavo e desideravo, ma sapevo”
«E com’è il mare?» domando di getto, tentando di risollevarlo. → Questa frase può salire anche di una riga senza problemi
da rispondergli ma non trovo → “da rispondergli, ma non trovo”
la schiena diffondendo → “la schiena, diffondendo”
mi attira a se → “mi attira a sé”
fratello. Niente. → Doppio spazio dopo il punto
«Una nave, esatto» → Manca il punto dopo il discorso diretto
«Dicono che porti via lontano, al di là del mare» → Idem come sopra

- Parere personale
Amo le storie di guerra, lo ammetto. Amo leggerle e amo scriverle, e amo anche vedere film che parlano di quel determinato argomento, dunque su questo punto di vista il tuo racconto ha di sicuro c'entrato le corde del mio gusto personale. Però... c'è un però, ecco.
Per i motivi elencati prima e per il fatto che la storia apparisse un pochino confusa per quel che riguardava l'ordine cronologico, ciò ha un po' pesato sulla fluidità del racconto e ha fatto sì che anche il mio interesse calasse, ma nulla che sminuisca il modo in cui hai comunque descritto il tutto, compresi i sentimenti del protagonista di questa storia di cui, però, sappiamo poco e niente. Avrei voluto sapere qualcosa di più su quella guerra, magari che si concentrasse almeno in parte su qualche battaglia e non unicamente sulla parte introspettiva dello stesso, e avrei voluto conoscere qualcosina di più anche del nostro soldato, così da potermi immedesimare ancora di più in lui.
Per quel che riguarda la fine, invece, è stata la parte che ho preferito. Si respirava fratellanza e umanità in quel mare di morte, e ciò ha fatto sì che l'adorassi.
(Recensione modificata il 18/11/2014 - 01:07 pm)

Recensore Master
17/11/12, ore 20:27

Recensione relativa al contest "Amore? No, grazie"

Non mi è facile recensire questa storia, in quanto è un genere che non ho mai letto, se non sporadicamente. Posso dire che la trama è molto curata, che sei riuscita a descrivere alla perfezione una giornata di guerra da parte di un soldato, che si trova ormai ad uccidere gli avversari senza nemmeno più pensare se quel che sta facendo è sbagliato o meno. Mi piace molto come hai descritto tali sensazioni, il fatto che la guerra ti fa dimenticare i valori di quando uno vive in pace, fa ignorare il dolore, la solitudine, cercando solo di non impazzire, cercando un appiglio per andare avanti.

Hai curato molto le descrizioni dell’ambiente circostante, della realtà che era presente in quei posti, e questo non può che andare a tuo favore.

Per quanto riguarda ortografia e grammatica, ecco alcuni errori che ho visto:
- Dicono che porti via lontano, al di la del mare <-- il là richiede l’accento
- La mano del lavoro- <-- hai dimenticato lo spazio, prima del trattino, e non è diventato un trattino medio (–) come andrebbe (penso che usi il correttore automatico di word per quello
- Ragazzo appena ventenne che ero- <-- stesso problema di prima
- O forse era il contrario?- <-- anche qui
- Dita esili e polsi fini - che <-- qui hai messo il meno (-) ma ci va il trattino medio (–)
- Un profumo che avevo sempre amato - <-- stesso problema che c’è sopra
- Nella maggio parte <-- hai perso una r in maggior
- Mi hanno data <-- ci va “dato”, non “data”
- Ossia, si, anche se <-- il sì qui va con l’accento, in quanto affermazione
- E poi mi attira a se <-- il sé richiede l’accento, in quanto pronome.

Non ci sono errori troppo gravi, se non i due accenti saltati, che devo penalizzare. Appaiono una volta sola, potrebbe essere semplice distrazione, ma dato che non posso saperlo, li considero errori. Sono due errori diversi, in quanto sono due parole diverse, quindi penalizzo di 0.2. Scalo anche uno 0.1 per l’accuratezza e ti dico che anche io ho notato i punti fermi mancanti alla fine dei discorsi diretti, e ti posso dire che, se vuoi usare le caporali, puoi benissimo mettere il punto all’esterno, invece che all’interno, se proprio non vuoi metterlo lì. Ma, in qualche modo, la frase va terminata .-.

Voto: 9 – 0.3 = 8.7

Grazie per aver partecipato.

Baci.
SNeppy.

Recensore Junior
14/01/12, ore 12:48

Con quali parole sarebbe meglio iniziare? Che stupida sono, forse ne basta semplicemente una.
Stupenda.
(Stupenda e mannaggia a te: ti sembra il caso di farmi piangere, sono già raffreddata di mio!)
La tua storia è... parto con un parere stilistico, prima di commuovermi di nuovo. Mi piace molto il tuo stile fluido e riflessivo, a tratti volutamente crudo (come crudo e dura è la guerra stessa), ad altri leggero e soffice come le nuvole su cui corre una fantasia. Le tue descrizioni sono davvero intense, curate al dettaglio e le immagini evocate rendono il testo dolorosamente palpitante, ferocemente reale, impietosamente tangibile. Ma bellissimo.
Condivido la tua scelta di lasciare disseminato qua e là qualche errore grammaticale, perché funzionale alla rappresentazione dei personaggi, e non sarà certo un congiuntivo mancato a mettere in discussione le tue capacità narrative.
Complimenti sinceri,

Hebe.