Recensioni per
La marionetta
di hiromi_chan

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/10/15, ore 21:50

Seconda classificata al contest “Quasi inedite – III edizione”: La marionetta, hiromi_chan
 
Grammatica e stile: 13,65/15.
“...e anche se in realtà non mi era possibile allontanarmi...”
Prima di “anche” manca la virgola di apertura dell’inciso (che hai chiuso dopo “Raltique”). (-0,1)
“-Sei romantica, bambolina- mi sussurrava spesso lui da dietro le lenti opache degli occhiali, -hai il viso di una dolce sognatrice-.”
Per quanto riguarda i dialoghi, c’è spesso molta confusione e ti riporto in particolare questo periodo perché lo trovo molto esemplificativo. Io mi baso sul documento che ho linkato nel riepilogo pre-risultati, e credo che fornisca un numero di alternative abbastanza ampio da considerare formalmente scorretto tutto il resto. In particolare, secondo me, il tuo modo di introdurre i dialoghi è un ibrido tra più forme: tra l’uso dei trattini (che in ogni caso dovrebbero essere medi, non brevi, e staccati dalla parola) e l’uso delle virgolette, in particolare quelle alte, a cui penso per come gestisci la punteggiatura appena fuori dalle battute. (-0,1)
“Tutt'ora al solo pensiero...”
Anche qui va una virgola prima di “al”, per aprire l’inciso che hai chiuso dopo “vita”. (-0,1)
Inoltre, “tuttora” è preferibile alla forma staccata, ma non è un vero e proprio errore per cui non ti tolgo dei punti.
“...e anche se lo spazio era angusto e disordinato, dietro...”
Stesso discorso della virgola per aprire l’inciso, che va prima di “anche”. (-0,1)
“...venivano trascinati sul banco da lavoro; l'unica occasione, quella...”
Al posto del punto e virgola, i due punti sarebbero meglio, più che altro per come hai impostato la frase successiva (senza predicato riferito a “l’unica occasione”). (-0,1)
“...il pennello gli scivolò tra le dita...”
Il pennello scivola dalle dita, non tra di esse. (-0,2)
“...lungo quella strada fino allo fine del mondo...”
Errore di battitura. (-0,2)
“...non riesco a pretendere altro né tanto meno riesco a immaginare altro.”
Hai ripetuto molte volte “altro” in questa frase; quest’ultimo potrebbe anche essere eliminato, potresti dire “immaginarlo” perché quel “-lo” si riferisce all’“altro” che hai detto poche parole prima. (-0,25)
“Smuovi i fili della mia essenza, pizzica le corde del mio cuore.”
Questo verbo dovrebbe essere “pizzichi”, credo (nel senso che mi sembra un errore di battitura). Oppure mi sfiora il dubbio che sia un imperativo e, se lo è, ti consiglio di inserire un punto esclamativo alla fine della frase, perché in questo modo è ambiguo. La questione è poco nitida perché “smuovi” è uguale sia all’indicativo che all’imperativo, per cui non c’è un altro elemento nella frase, oltre a “pizzica/pizzichi” che possa discriminare che tipo di frase hai utilizzato. (-0,2)
Non ho altre cose da dirti, a livello di stile. Mi è sembrato adatto perché piuttosto complesso a livello lessicale, sicuramente molto rispettoso e maturo. È più o meno l’idea che mi sono fatta della marionetta, profondamente devota al papà Raltique prima e al bambino successivamente. Credo quindi che avrei potuto trovare da dire solamente nel caso in cui avessi narrato la cosa in modo diverso. Quindi, bene.
 
Caratterizzazione scena e/o personaggi: 8,5/10.
Mi è piaciuta molto la personalità della marionetta, perché sembra “d’altri tempi” ed effettivamente è proprio così che penso alle marionette. Adesso non vanno più di moda, ci sono le Barbie in plasticaccia e i fili e il legno passano per retrò. Per cui anche il rispetto e l’educazione – come ti ho accennato parlandoti di stile – sono molto adatti a ciò che hai raccontato.
Anche il signor Raltique è molto ben caratterizzato, perché attraverso gli occhi della sua creazione si vede l’amore per ciò che fa, l’invecchiamento graduale, l’impegno e l’indubbia bontà d’animo. Trovo molto appropriato che, sebbene con deferenza, la marionetta lo chiami spesso “papà”. Non lo fa sempre, a volte lo chiama addirittura “signor” ed è come se fosse indecisa tra l’affetto e il rispetto. La trovo una cosa molto bella. Ed è bello anche come il tono cambi quando arriva il nuovo umano: la marionetta – a questo punto possiamo chiamarla anche Antoinette – cambia radicalmente il tono della narrazione: diventa quasi materna nei confronti di Pierre, e al tempo stesso nutre per lui un amore simile a quello che nutriva per papà Raltique. È molto bella questa sfumatura, molto ben fatta.
L’unico difetto che posso trovarti è la mancata abbondanza di dettagli, che mi ha portata, inizialmente, a non capire il cambio di “padrone”. Credevo dapprima che il signor Raltique fosse tornato a riprendersi la marionetta, invece poi ho capito che si trattava di un nuovo essere umano. Questo passaggio manca, ed effettivamente manca perché la marionetta è rimasta chiusa nella scatola per molto tempo. Non mi sento di consigliarti di inframezzare le due parti della storia con un narratore esterno, magari in corsivo, perché si perderebbe il senso di smarrimento della marionetta, che trasmetti a noi soltanto in questo modo. Però forse potresti aggiungere qualche particolare prettamente fisico che faccia capire da subito che quello che apre la scatola non è il signor Raltique, ma suo... nipote? Ecco, magari aggiungi nella prima parte qualche riferimento alla sua famiglia, perché io avevo candidamente pensato che fosse solo soletto, con il suo lavoro – e quindi la marionetta, tra le altre cose – come unica famiglia. Probabilmente, ciò che svia è il fatto che la narrazione sia sempre dalla marionetta ai suoi proprietari – ed è effettivamente bella così, ma fai attenzione a come la gestisci, perché altrimenti rischia di diventare anche un buco stilistico.
 
Gradimento personale: 5/5.
L’atmosfera di questa storia è davvero bella, mi è piaciuta l’impostazione dall’inizio alla fine (a parte quel piccolo inconveniente di cui sopra, che però non ha molta importanza in questo): la sfumatura francese mi ricorda un po’ La Bella e la Bestia, con il papà di Belle che fa l’inventore e – chissà – magari ha avuto un’esperienza simile. Me lo ha ricordato fin da subito, e forse è per questo che ho tanto apprezzato la storia, perché ci ho visto qualcosa di simile a uno dei miei più importanti pezzi d’infanzia. E, se ci aggiungi anche il parallelismo con Pinocchio e Geppetto, la me bambina si esalta davvero moltissimo, perché il clima ricreato è qualcosa di dolce molto, molto nostalgico.
Ma, oltre a questo, è stato interessante vedere il denominatore comune di diversi tipi di amore – che, fondamentalmente, è proprio l’amore stesso. L’amore puro papà Raltique e quello per Pierre. È diverso, perché diversa è la gratitudine per il proprio creatore da quella per chi l’ha tirata fuori dalla polvere e dall’oscurità, ma Antoinette è capace di amare profondamente e senza freni. Non se ne vergogna, è molto bello e commovente. Ed è il motivo principale per cui questa breve one shot mi ha così tanto colpita, quindi ti faccio i miei complimenti più sinceri.
 
Eventuale bonus per le recensioni: 0,4/1.
 
Totale: 27,55/31.

Nuovo recensore
25/03/15, ore 17:23

Il contest delle Muse Ispiratrici - Ottava classificata

hiromi_chan - La marionetta (Storia vincitrice del Premio Calliope: Miglior storia di genere Epico/Fantasy/Soprannaturale)
Stile: 4,5/5 
Stile fluido e dolce, mi è piaciuto molto.
Svolgimento della trama e originalità: 9,5/10 
Mi piacerebbe sapere da dove hai preso l’ispirazione per questa storia. Non capita tutti i giorni di leggere dal punto di vista di qualcosa di inanimato (a parte Pinocchio… e Toy Story… ma non importa)
Gradimento personale: 13/15
Nel complesso la storia è davvero carina, inoltre mi è piaciuto il tono “filosofico” che hai dato alla marionetta quando alla fine prevede la sua “morte”.
Totale: 27/30


 

Nuovo recensore
05/08/14, ore 13:27

Oh, mamma.
Quando ho aperto questa pagina di certo non mi ero aspettata niente di simile. Niente di così meravigliosamente drammatico.
Con le tue parole mi hai strappato l'anima e poi hai rimesso insieme i suoi pezzi.

Ma iniziamo di nuovo: hai uno stile di scrittura che coinvolge subito il lettore, ma non solo. Sai come farlo entrare nella storia, sai come fargli ribollire le vene, ed è questo quello che conta veramente. La perfezione: neanche l'ombra di un errore, e allo stesso tempo un cuore che batte all'interno di questo racconto rendendolo vivo. Mi hai lasciato un mondo, perciò ti ringrazio.

Qui ora dovrei praticamente riportarti ogni riga per farti comprendere quanto ogni parola mi abbia punto come le spine di una rosa, ma occuperei troppo spazio. Perciò riporterò solo queste ultime espressioni: "Nel folle tentativo di toccare le nuvole per te, ricadrò frantumandomi sul cemento perchè tu non mi avrai preso in tempo. Braccia e gambe voleranno via, via rotolerà anche la testa, mi romperò irrimediabilmente in mille pezzi e di me non resteranno che mille scaglie irregolari.
Così morirò.
Io morirò soltanto perchè tu, ridendo, mi darai in pasto al cielo, dopo aver riservato per me come addio distratto un “vola, Antoinette”.

Questa è poesia, cavolo. E questo è un finale non solo perfetto, ma tagliente, anche se in modo piacevole, nonostante questo possa sembrare un paradosso. Ma è vero, perché l'amore è tagliente, ma allo stesso tempo ci rende vivi, ci rende immensi. E a volte vale la pena di farsi pungere, vale la pena rischiare di farsi male. E' questo che mi hai trasmesso: coraggio, voglia di tentare. E ti ringrazio di nuovo riportandoti la certezza che ben presto nelle librerie sarà esposto un tuo libro.
(Recensione modificata il 05/08/2014 - 01:28 pm)

Nuovo recensore
19/02/12, ore 19:35

E finalmente, ecco un'altra tua storia.

Ti ricordi di me? Sono la tizia (anzi, una delle tante a quanto ho visto) che si è iscritta a questo sito con il preciso intento di recensire strapositivamente una delle tue fanfiction, In time with you, quella tizia molto prolissa che, come ti scrissi nelle ultime righe, sperava molto di poter leggere al più presto qualcos'altro di tuo.
Bene, finalmente oggi ho avuto il tempo ed il modo necessari per farlo come si deve.

"La marionetta" ...  già dal titolo mi è venuta voglia di leggerla.
Il tuo talento non è stato smentito, sin dalle prime righe: automatico per il lettore immedesimarsi in una piccola, fragile creatura di legno immersa in un'oscurità colorata solo dei suoi ricordi felici, altrettanto istintivo immedesimarsi nei suoi teneri sentimenti per colui che l'ha creata, nella sua grigia solitudine, nella gioia indescrivibile - che tuttavia hai saputo rendere benissimo (<< ...e se tutto questo fosse troppo grande per una bambola così piccola?...>>) - che le riempie il cuore quando entra a far parte della vita di Pierre. 

Credo che il paragrafo finale sia stato il migliore: << La novità della tua presenza è presto diventata consuetudine, e la consuetudine nuova felicità ...>>, che bel modo di descrivere le sensazioni di Antoinette, ormai disposta a tutto, anche all'eventualità di essere distrutta dopo << essere data in pasto al cielo>>, pur di continuare ad appartenere a qualcuno ed essere per lui fonte di gioia.

E l'ultima frase, poi, è veramente la degna chiusura di una bellissima storia, pervasa di una dolcissima malinconia dalla prima all'ultima riga.

Che altro dire? Spero che continuerai a scrivere, a saper sempre trasformare così bene la tua fantasia in fiumi di parole, a trasportare per qualche ora o qualche minuto i tuoi lettori nel mondo dei tuoi personaggi.
E spero ovviamente di poter recensire molte altre tue storie, perchè meriti molto, davvero molto.


Keep up the good work!
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