No, te lo devo dire. Sfogliavo piuttosto annoiata le ultime ff inserite (e sono tante per me, dato che è un po' che manco dal fandom) e l'unica che mi ha colpito è stata la tua. Giuro che se fosse stata più lunga non l'avrei apprezzata come l'apprezzo in questa sua concisione. Se si parla di un silenzio opprimente è inutile descriverlo con tante parole, basta illuminarlo con qualche riga e lasciare che poi ricada con tutta la sua pesantezza. Bel lavoro, brava, continua così.

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Complimenti per questa drabble, sul serio: con cento parole sei riuscita a straziarmi l'animo.
Io adoro il personaggio di Gokudera, è il mio preferito del manga di Reborn, e tu sei riuscita a riportarlo caratterialmente uguale all'originale, almeno secondo me; infatti lui, dietro quell'espressione scorbutica che comunque i suoi amici hanno imparato ad accettare, cela una varietà infinita di sentimenti.
La solitudine, sicuramente, è uno di quelli del quale non si libererà mai. Mi spiego meglio: Gokudera non è certo un tipo isolato, anzi, lo vediamo sempre in compagnia di Tsuna, Yamamoto, eccetera; però ciò che gli manca davvero è una famiglia e, per quanto i compagni possano volergli bene, non possono sostituire il calore di un abbraccio materno.
Hai fatto davvero un ottimo lavoro, soprattutto perché emozionare in questo modo con così poche parole è un dono raro. Complimenti! Sei riuscita a trasmettermi tutta la tristezza di Gokudera, specie con quel sussurro che si perde nella casa vuota. L'ultima frase, poi, è stata quella che ha avuto maggiore impatto su di me; mi ha colpita come uno schiaffo, perché è vera.
Ok, adesso vado a comprarmi i fazzoletti! ç___ç
Ancora bravissima!
(Recensione modificata il 12/03/2012 - 06:04 pm)

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Questa drabble ha ferito il mio cuore mortalmente * sospira*.
È sì semplice, è sì breve, ma è tanto tanto triste. E a me piace perché è così, con poche frasi riesci ad esprimere lo stato di Gokudera che in effetti è ormai abituato alla compagnia di quei rumorosi compagni, e non ha proprio voglia di tornare in un posto nel quale vi sia nessuno ad aspettarlo. Non la trovo una storia banale, anzi la trovo molto profonda ed esprime la condizione, che può essere anche di altre persone, di colui che fondamentalmente non ha nessuno e prova una profonda malinconia nel proprio cuore.
Quel « Sono a casa. », sembra voler "ammutolire" l'oppressivo silenzio che aleggia in quella casa.
Ti faccio i miei complimenti perché mi hai colpita!!
-Kyoite
(Recensione modificata il 09/03/2012 - 10:44 pm)

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