*prende un respiro profondo*
Ammetto di averla letta l'altro ieri, dopo Speeding Cars. Ho creduto di averne assimilato i contenuti e sono tornata a leggerla per recensirla come si deve, perché prima ero ancora troppo sconvolta. Ma la sola introduzione mi ha fatto tornare le lacrime agli occhi. Ergo deduco di non aver assimilato proprio un bel niente...
Sono contenta, però, che rileggendola ho notato piccole cose cui prima non avevo fatto caso, o che comunque mi erano sfuggite (anche perché tendo a leggere fischi per fischi, a volte, vedi la faccenda di Hiroiko/Hiroaki).
Non so bene da dove cominciare...
Spesso mi sono ritrovata a pensare quanto ogni nostra singola azione, per quanto piccola e apparentemente insignificante, possa condizionare le scelte altrui e automaticamente anche le nostre. Takeru e Yamato si riavvicinano nel compimenti di un gesto così semplice e quotidiano che pare quasi strano che quello "basti". E infatti non è solo l'incontrarsi al supermercato, è l'arrivare a voler condividere quella confezione di gelato. Entrambi, seccati, annoiati, stanchi o che altro, avrebbero potuto cedere la vaschetta all'altro senza perdere altro tempo, tornare a casa da soli e tuffarsi nel divano davanti alla televisione, uno con il gelato e l'altro senza, senza doversi sorbire la presenza di un quasi-sconosciuto accanto. Invece, nonostante siano passati mesi dal loro ultimo incontro, decidono di passare del tempo insieme. Per dividere una scatola di gelato alla quale potevano rinunciare. Io dietro questo gesto vedo da parte di entrambi la voglia di riavvicinarsi, non perché "è mio fratello, devo andarci d'accordo per forza" ma perché "è mio fratello, ho bisogno di averlo accanto".
Ed infatti è quello che succede... Solo che sarebbe dovuto succedere prima. Quando Takeru ha confessato al fratello di essere malato, di essere incurabile e di avere i giorni contati, ho sfiorato il pianto isterico, probabilmente.
"-Non sapevo di avere un fratello, all'epoca- [...] Ancora non era riuscito a capire perché gli avesse chiesto scusa, quel giorno, e perché Takeru lo avesse perdonato. Forse perché non c'era altro da fare."
Credo siano le frasi più belle. Non so per quale ragione i due si siano allontanati, forse non è nemmeno contemplata nella fic, altrimenti credo ce l'avresti accennata, ad ogni modo penso che la causa sia una sorta di diversità tra i due che con il tempo è andata ad accentuarsi. Oltre alla separazione dei genitori (che credo qui ci sia stata, dato che si parla della casa di Natsuko e Takeru) credo che lo studio li abbia ulteriormente allontanati e forse non sono mai stati uniti quanto lo sono nella serie. Con il tempo, tendiamo a trattare peggio le persone che ci stanno più vicine, e forse è quello che è successo a loro, dimenticandosi l'uno dell'altro. O almeno, credo che questa sia la "giustificazione" di Yamato. Parlando di Takeru, credo che sì, ci sia stato questo allontanamento dovuto al carattere, all'età, allo studio, ma anche che una volta saputo della malattia non abbia voluto avvisare il fratello per non costringerlo a doverlo assistere o a forzarlo a stargli accanto, perché se tuo fratello ti dice che è malato non puoi non passare del tempo con lui, che ti piaccia o no. Forse, dietro alla proposta di dividere il gelato la prima volta che si vedono dopo tanto tempo, c'è proprio questa muta supplica, c'è proprio questo volere un fratello accanto, il suo fratellone, che però deve accettare di sua spontanea volontà, ma anche lui rivuole il suo fratellino.
Il perché gli ha chiesto scusa e il perché l'altro lo ha perdonato... Beh, oltre ad essere stata una scena straziante e tremendamente bella e toccante, non posso non farmi un film mentale dicendo che Yamato si è giustamente sentito terribilmente in colpa per non aver fatto tesoro del tempo che avrebbe dovuto trascorrere con il fratello, invece di allontanarsi, e che Takeru non poteva non perdonarlo né tanto meno far cadere su di lui l'intera colpa, perché di tempo non ne ha più...
E il finale... Qui muoio anche io...
Prima il doversi ricordare della sua canzone preferita, poi questo ultimo giro all'aperto. La prima volta che l'ho letta, anche prima di arrivare alla confessione, avevo immaginato che sarebbe andata così, ma quando sei arrivata al punto della morte di Takeru, di quello che sembrava essere il suo ultimo desiderio, Yamato che si allontana... Ho pianto ancora prima di leggere che effettivamente se n'era andato, che Yamato non lo avrebbe mai perdonato per essersene andato da solo, mentre lui non c'era. E quel gesto di condividere ancora qualcosa, con un auricolare all'orecchio, uno per uno... Mi immagino Yamato che si dispera, scoppia a piangere, che vorrebbe stringerlo a sé eppure Takeru è troppo fragile, che pensa di non averlo potuto proteggere come avrebbe dovuto/voluto, che si incolpa e che si sente di nuovo solo, senza quel fratello che aveva ritrovato dopo così tanto tempo e che aveva veramente avuto per la prima volta, e che in realtà è ancora lì, come si legge all'inizio. E' ancora lì, nei suoi stessi occhi e nei suoi stessi gesti, nei momenti in cui Yamato pensa di averlo lasciato andare, è lì quando è solo, è lì nel buio del suo appartamento, è in quegli episodi di ER... E' lì anche al suo matrimonio, perché anche se non ha potuto vederli finalmente insieme, vive nel cuore di suo fratello...
E questo essere stati finalmente fratelli solo dopo così tanto tempo, per così poco tempo, per perdersi di nuovo ed in fondo ritrovarsi nelle piccole cose che caratterizzavano Takeru. Mi dispiace solo che sia stata la consapevolezza della fine a farli (ri?)unire nel vero legame fraterno del quale invece avrebbero dovuto fare tesoro molto prima.
Non lo so, forse mi sono fatta solo un altro paio di film mentali.
La tua fic mi ha straziata... C'è una malinconia indicibile... Ed è stupenda. Stupenda come sempre, quando parli di questi due. Psicologia poco approfondita dei personaggi, dici? Guarda, credo sia la recensione più lunga che io abbia mai scritto, non puoi avermi tirato fuori tutto questo con una "psicologia poco approfondita", quindi non criticare più questo capolavoro.
Sei riuscita nel tuo obiettivo, direi, e io sono sempre più contenta di aver trovato un'autrice come te. Spero solo di aver colto il significato o almeno di essermici avvicinata e di non esser partita per la tangente con cose che non centravano nulla. E sei talmente brava che, se non ho capito qualcosa e ho colto un significato diverso, è solo colpa mia.
Ah, prima che me ne vada, sarà giusto avvisarti che credo proprio leggerò ogni tua opera su questo fandom. E' la mia maledizione.
[solo un errore di battitura: "nelLE vetrine del centro", all'inizio] |