Recensioni per
Picture from the past
di Rosebud_secret
Magnificaaa!!! |
Oh mamma. Beh, sono davvero molto felice di aver letto questa storia, davvero, anche se adesso odio un po' la tua vena scrittrice! XD |
Le tue opere sono la mia “soluzione al 7%”. Affermazione criptica, ora tento di spiegare. In attesa della terza stagione (can’t come too soon!) e dopo aver ormai visto le puntate talmente tante volte da conoscere le battute a memoria, l’unico modo per affrontare le crisi di astinenza da Sherlock è lasciarmi trasportare dalle tue fantastiche opere. Mi hai detto di aver scritto questa fic e subito mi sono fiondata a cercarla. E’ una one-shot, ma contiene tutti gli elementi per coinvolgere il lettore. Apprezzo anche la trama aperta, molto stuzzicante e che lascia ognuno libero di trarre le proprie conclusioni personali. Questa volta devo sforzarmi di fare una recensione che abbia un senso…parto dall’inizio. Scena di vita quotidiana a Baker Street: John che dorme in poltrona. Certo, con Sherlock non si annoia mai, ma dormirà decentemente qualche volta? Sherlock sul divano, come in attesa di quella chiamata, incapace spegnere quel motore instancabile che è il suo cervello. E se da una parte si dimostra iperattivo, sparendo alla velocità della luce prima ancora che John possa ingranare la prima marcia, dall’altra non è in grado di scomodarsi ad allungare il braccio per prendere il cellulare! Altro aspetto stravagante del suo carattere, al quale ormai John è abituato, così come sa che obiettare sarebbe inutile quanto cercare di partire con la sesta marcia inserita (la devo smettere con queste metafore motoristiche!): non andrebbe da nessuna parte. E così per la prima volta John viene tagliato fuori dall’azione, tenuto all’oscuro di tutto. Le risposte telegrafiche del detective di fronte agli interrogativi del dottore sono perfettamente IC: è insofferente e spazientito dall’emotività di John. E quel messaggio: “Senti, qualsiasi tuo sentimento assurdo io abbia ferito, cercherò di rimediare”, è proprio da lui, che considera i sentimenti solo uno svantaggio, un qualcosa che ottenebra la razionalità. Ma John non demorde e vuole vederci chiaro. Interessante, quindi si tratta di un serial killer che colpisce ogni cinque anni, magari qualcuno a cui Sherlock dava la caccia da molto tempo prima, da ragazzo, ma che non è ancora riuscito a consegnare alla giustizia. Nella 1*03 Sherlock accenna al caso di Carl Powers e, se gli diamo l’età di Cumberbatch, dovrebbe aver iniziato addirittura a dodici anni ad interessarsi al crimine. o.O E qui giungiamo al tema predominante di questa one-shot: l’infanzia dei fratelli Holmes e la causa della loro totale mancanza di empatia e del loro carattere antisociale. Rimane tutto nel campo ipotetico dal momento che alcuna certezza ci viene fornita dal canone: Doyle accenna alla vita universitaria del detective, al suo primo caso risolto proprio ai tempi del college. Ma non va oltre. Ora tra le due teorie che qui hai proposto personalmente mi sento di propendere per la seconda. Il motivo? Non so se abbia molto valore come giustificazione, ma semplicemente l'ipotesi che i due fratelli siano così a causa di un evento traumatico toglierebbe loro l'essere unici, speciali. Oserei dire che la prima potrebbe essere la teoria maggiormente condivisa dalle persone, perché è più semplice da accettare che un evento sconvolgente nella vita di due bambini abbia lasciato un segno indelebile tanto da farli diventare due adulti del tutto freddi e distaccati. Così nessuno si sente inadeguato o addirittura minacciato. Perché è estremamente più duro da mandare giù il fatto che fossero sempre stati tali. Immaginiamoci uno Sherlock di cinque anni che va a demolire le illusioni dei suoi compagni di classe dicendo loro che Babbo Natale non esiste, perchè va contro tutte le leggi della fisica il concetto di una slitta volante trainata da renne. Il pensiero comune non è: "ha perfettamente ragione". No, è: "ha un disturbo comportamentale, un problema". In un mondo in cui molto spesso si preferisce l'ipocrisia, chi invece si ostina a combatterla e a sbattere in faccia la verità nuda e cruda, non viene premiato per questo, anzi viene etichettato come "freak, strambo, psicopatico"... E John inizialmente fa sua la prima teoria per poi rendersi conto di essere ancora una volta una cavia per gli esperimenti degli Holmes. Per Sherlock l'importante è catturare il killer, e tale fine giustifica i mezzi. E anche se è furioso per essere stato trattato da mera pedina, se vorrebbe strozzare il suo coinquilino con le sue stesse mani, alla fine qual'è l'unico modo che trova per fargliela pagare? Non comprargli il latte! Ahahah, quell'uomo si meriterebbe una statua per il modo in cui incassa i colpi che gli arrivano, più o meno inaspettati! Nonostante tutto non riesce ad essere arrabbiato fino in fondo con Sherlock. Lui è fatto così e cercare di cambiarlo equivale ad intraprendere una battaglia con i mulini a vento. Resta pur sempre il suo migliore amico! E con questo altro piccolo gioiello mi hai dato l'opportunità di riflettere su un tema controverso, aiutandomi a comprendere ulteriori sfaccettature di questi personaggi straordinari. Grazie, grazie, grazie! Ora io mi chiedo: come farei senza le tue splendide perle? Ormai, senza ombra di dubbio, ne sono dipendente... A risentirci alla prossima! Bye! |
La mia ex professoressa d'italiano sosteneva che i racconti riusciti sono quelli nei quali vorresti conoscere l'autore per chiarire le domande lasciate in sospeso. E tu hai lasciato in sospeso le fondamentali: chi è quella donna? Da che avvenimento del passato proviene la foto dei due fratelli? Qual'è la loro relazione con l'assassino? Se Mycroft ha giocato, dobbiamo ritenere ancora valida la non ripercussione sul carattere dei fratelli? Sherlock ha allontanato John per poter usufruire della sua reazione spontanea alla foto oppure per il coinvolgimento emotivo con l'assassino/vittima? Perchè Mycroft ha giocato? Preciso che l'importanza delle domande sospese è tale proprio perchè non avranno risposta da parte dell'autore, così che i lettori ci ragionino sopra e quindi rimangano attaccati alla storia dopo la sua conclusione. Ammetto che mi aspettavo una storia così, hai fatto citare a Mycroft la mia tesi ed a Sherlock la tua. Anche se alla fine l'intreccio si ribalta: è Mycroft che ha mentito e quindi si è chiuso alle domande di John come farebbe chi non vuol parlare di se, ed è Sherlock che ha veramente giocato, dimostrando il temperamento innato. In questo modo sei rimasta nell' IC di tutti i personaggi, hai creato una storia che può essere realmente inserita nella trama generale e non hai aggiunto nuovi elementi seppur con molta originalità. Mi è piaciuto quindi, che dallo scambio di opinioni sia uscito questo; come ho detto prima, l'avevo previsto ma hai avuto originalità soprattutto nel come hai mosso John. Un piccolo appunto: Mycroft è quello che si ritiene normale e non si fa problemi, è "caring is not an advantage" e stop, il termine "anaffettivo" me l'aspetto uscire dalla bocca di Sherlock, essendo il più emotivo dei due fratelli e l'unico che dimostra di percepire la diversità come problema ("Chi mai mi vorrebbe come coinquilino?" "Ti sei mai chiesto se c'è qualcosa di sbagliato in noi?"). Oltre al fatto che Mycroft ha giocato, percui mi suona ancora più strano detto proprio da lui. Come sempre inizio una critica in modo positivo ma rovino tutto sul finale, percui lascia che ti dica che il termine anaffettivo detto da Mycroft è principalmente una fissa mia, non influisce sull'ottima storia. Alla prossima. |
Bella storia. |
E chiudiamo le recensioni giornaliere con questa! |