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Autore: Vals Fanwriter    24/03/2012    3 recensioni
‹‹Io non ero così!›› asserì, poi schiuse le labbra sconvolto, senza distogliere lo sguardo dalla moglie neanche per un secondo.
‹‹Da uno dei due dovrà pur aver preso›› sogghignò lei.

Per la Seblaine Week | 6th day – Family day
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Seblaine Week 2012'
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Per la Seblaine Week

6th day – Family day

 

Premessa: Visto che il prompt era “family” ho pensato di presentare al fandom una mia versione dei genitori di Sebastian: Anne Smythe (Hathaway) & Tom Smythe (Cruise). Boh, con dei genitori così, cosa poteva venir fuori? *___*

 

~

 

My own place

 

 

 

Tom Smythe entrò in cucina, attratto dal dolcissimo odore di pan di spagna che veniva fuori da essa, e si avvicinò all’esile figura femminile che stava armeggiando con una pentola, nella quale giaceva una quantità spropositata di crema al cioccolato.

L’uomo squadrò l’interno del paiolo e le sue sopracciglia si inarcarono per la sorpresa. Posò il mento sulla spalla di sua moglie e poi le sussurrò ridacchiando: ‹‹Quanti strati hai intenzione di fare, tesoro?››.

Anne lo guardò con la coda dell’occhio e sorrise dolcemente: ‹‹Abbastanza››, poi gli scoccò un lieve bacio sulle labbra, prima di continuare dicendo: ‹‹Seb?››.

L’uomo sospirò sonoramente.

‹‹È ancora di sopra›› rispose.

La smorfia di sua moglie si fece più birichina, mentre tornava a concentrarsi sul suo dolce.

‹‹Non avevo dubbi››.

Tom avvolse le braccia attorno al busto di Anne, accostandosi di più a lei.

‹‹Non lo riconosco, sai? Non l’avevo mai visto così in ansia›› mugugnò preoccupato, ma l’espressione di Anne non cambiò, rimase serena e compiaciuta.

‹‹Non mi meraviglio di ciò. Blaine è il suo primo vero ragazzo››.

Tom sollevò il mento dalla spalla della moglie, gli occhi sbarrati.

‹‹Come sarebbe a dire vero? E tutti gli altri cos’erano?›› esclamò allarmato, con un tono di voce che somigliava più ad un cigolio, tanto era acuto, e sperò con tutto sé stesso di aver capito male.

La donna lasciò cadere il cucchiaio di legno nella pentola e portò la mano destra sulla guancia del marito.

‹‹Non devi prendertela. È un ragazzo›› bisbigliò, sporgendosi verso di lui a sfiorargli le labbra per riuscire a calmarlo, ‹‹Anche noi siamo stati giovani››.

Suo marito si scostò con un’espressione indignata.

‹‹Io non ero così!›› asserì, poi schiuse le labbra sconvolto, senza distogliere lo sguardo dalla moglie neanche per un secondo.

‹‹Da uno dei due dovrà pur aver preso›› sogghignò lei, tornando a mescolare la crema.

‹‹Tesoro, quanti ci sono stati prima di me?›› chiese Tom, con gli occhi ridotti a due fessure.

‹‹Nessuno›› replicò Anne.

‹‹Tesoro…›› insistette lui.

Ma proprio in quel momento, suonò il campanello di casa Smythe e la donna dai capelli castani esortò suo marito affinché andasse ad aprire, al che lui sbuffò: ‹‹Okay. Ma sappi che il discorso non finisce qui›› e sciolse l’abbraccio, trascinando i piedi fuori dalla cucina, con un broncio sul viso.

Quando fu davanti alla porta d’ingresso, si passò una mano tra i capelli, costantemente impeccabili, e si costrinse a cancellare la smorfia seccata che aveva assunto.

Se quello era il primo vero ragazzo di suo figlio, tanto valeva che rimanesse tale.

Allungò una mano e girò il pomello, e davanti a lui trovò un ragazzo moro, di bassa statura, dagli occhi cangianti e l’espressione imbarazzata.

‹‹Salve, signor Smythe›› disse, mostrando un sorriso garbato e porgendogli una mano per presentarsi a dovere, ‹‹Io sono Blaine Anderson, il ragazzo di suo figlio››.

Tom gli rivolse un’occhiata rassicurante ed il moro parve già meno agitato nello stringere la sua mano, mentre l’uomo gli rispondeva: ‹‹Tom Smythe, molto lieto››.

Blaine osservò attentamente i lineamenti del signor Smythe e pensò che il suo sorriso fosse identico a quello di Sebastian, anche se forse gli mancava qualcosa. Sì, ecco, gli mancava quell’accenno di furbizia e sicurezza in sé stesso, ma per il resto gli somigliava molto. Perfino gli occhi verdi, sui quali ogni volta Blaine si incantava, erano lì e lo fissavano curiosi.

‹‹Prego, accomodati›› lo invitò l’uomo, lasciando la sua mano, mentre il suo sguardo, ora stupito, si andava a posare sul braccio sinistro del ragazzo, che reggeva un bellissimo mazzo di rose rosse, ‹‹E quello?›› domandò, indicando la composizione.

Sembrava che Blaine si fosse completamente dimenticato di ciò che teneva in mano, infatti fissò i fiori  ed arrossì improvvisamente.

‹‹Ah, sì… Questo è… è per sua moglie›› rispose, incespicando più volte nelle sue stesse parole.

Tom tornò a sorridergli e disse: ‹‹Oh, sono stupende. E sono anche i fiori preferiti di Anne››.

Blaine respirò a fondo, sollevato, e gli porse il mazzo di rose.

‹‹Dovresti darglieli di persona. Anche se non le piace ammetterlo, Anne ha un debole per queste cose››.

Blaine annuì timidamente, riflettendo sul fatto che quella caratteristica, appena illustratagli, appartenesse molto agli standard di Sebastian e, mentre entrava in casa, esortato dal signor Smythe, notò una figura slanciata scendere in fretta la scalinata che portava al piano di sopra, due gradini alla volta.

Sebastian indossava una camicia a quadri scozzesi blu e beige, abbastanza aderente da rendere giustizia al suo fisico perfetto, un paio di pantaloni intonati ad essa, della stessa tonalità nocciola, ed un paio di scarpe da ginnastica bianche; i capelli erano ordinatissimi come al solito e Blaine perse qualche battito quando rivide i suoi occhi. In quel momento, erano identici a quelli del padre, privi di malizia, forse con un pizzico di preoccupazione ad accompagnare il suo sguardo.

Il ragazzo castano si fermò a qualche gradino dal suo traguardo, colpito dalla persona che se ne stava all’ingresso, i crampi al ventre che aumentavano. Blaine era più bello del solito o era la sua astinenza a fuorviarlo, visto che non lo vedeva da una settimana intera?

‹‹Sebastian, è arrivato il tuo primo vero ragazzo›› borbottò Tom, fulminando il figlio con un’occhiata assolutamente raggelante.

Suo figlio fece una smorfia nel sentire la serie di aggettivi che aveva usato suo padre: ‹‹Lo vedo, papà›› rispose.

I due si scambiarono ancora qualche occhiata. Il signor Smythe cambiò espressione un paio di volte, come se stesse dialogando silenziosamente con suo figlio che, dal canto suo, lo fissava con un sopracciglio inarcato.

Dopo quasi un minuto, Tom esclamò: ‹‹Bene›› come se fosse stato soddisfatto dalla conversazione silenziosa che aveva avuto col figlio e poi aggiunse, tornando ad avere un’espressione gentile, ‹‹Andiamo in salotto, ragazzi››.

 

 

 

Quando anche la signora Smythe si era unita a loro, lasciando il suo capolavoro culinario a completarsi in forno, Blaine non aveva più avuto dubbi. Sebastian somigliava a suo padre, certo, ma i suoi atteggiamenti lo rendevano indubbiamente la fotocopia della madre.

Anne era una donna delicata, aveva dei capelli castani, sottili, come quelli del figlio, e lunghi, ed era una donna di una bellezza disarmante.

Tom non era da meno, anzi era veramente un tipo intrigante, tanto quanto il suo ragazzo, ma aveva quell’aria buonista e sincera che sviava tutte le caratteristiche affini a Sebastian.

Ma la cosa che più di tutte aveva convinto Blaine, era stato il saluto che la donna gli aveva fornito. Non appena aveva fatto il suo ingresso in salotto, si era accostata a lui, sedendosi sul divano al suo fianco, e gli aveva sollevato il capo, ponendogli due dita sotto il mento.

‹‹Avevi ragione, Sebastian›› aveva detto, rivolgendosi a suo figlio, ma continuando a studiare il viso di Blaine con la sua solita smorfia soddisfatta, ‹‹È proprio un bel ragazzo››.

Il signor Smythe si era lamentato un paio di volte del fatto che Sebastian avesse parlato soltanto a sua madre di quanto fosse bello il suo ragazzo e, ad un certo punto, il castano gli aveva risposto a tono, dicendo qualcosa tipo: ‹‹Mica sei gay, tu?››, al che Blaine ed Anne non erano riusciti a trattenere una risatina.

I genitori di Sebastian erano veramente una coppia esilarante, ma stavano così bene insieme che Blaine sperò con tutto sé stesso che fosse simile a quello, il futuro che avrebbe avuto con il suo ragazzo.

 

 

 

‹‹Cavoli, mia madre ha apprezzato di più il tuo mazzo di rose, che tutti i regali che le ha fatto papà da quando stanno insieme›› sogghignò Sebastian, sull’uscio di casa Smythe, prima di salutare definitivamente il suo ragazzo, ‹‹Penso che tu lo abbia fatto ingelosire››.

Anche Blaine rise.

‹‹Non sapevo cosa portare per ringraziarli dell’invito a pranzo›› disse.

Sebastian controllò che i suoi genitori non li stessero spiando e poi posò le mani sui fianchi di Blaine per poi attirarlo più vicino a sé.

‹‹Sarebbe bastato anche solo il tuo bel fondoschiena›› gli soffiò a pochi centimetri dal suo naso, al che il moro rabbrividì.

‹‹Sebastian›› lo ammonì Blaine, ma il sorriso sul volto di entrambi non si spense.

Si fissarono per qualche istante, colorati dalla luce del tramonto, e poi si baciarono, dapprima dolcemente e poi con più ardore, stringendosi l’uno all’altro, Blaine con le braccia attorno al collo del suo ragazzo e Sebastian che avvolgeva il corpo del moro con le sue.

Dopo un bel po’ di minuti, si staccarono, leggermente ansimanti, il sorriso che ancora brillava sui loro visi.

‹‹Ti amo da morire›› bisbigliò Blaine.

‹‹E io di più›› replicò Sebastian.

Poi tornarono a baciarsi, mentre una sempre più soddisfatta Anne Smythe li osservava, da dietro la porta socchiusa della cucina.

Ed era felice, perché Sebastian aveva finalmente trovato il suo posto.

 

Fine.

   
 
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