Per la Seblaine Week
6th day – Family day
Premessa: Visto
che il prompt era “family” ho pensato di presentare
al fandom una mia versione dei genitori di Sebastian:
Anne Smythe (Hathaway) & Tom Smythe
(Cruise). Boh, con dei genitori così, cosa poteva venir fuori? *___*
~
My own place
Tom Smythe entrò in cucina, attratto dal dolcissimo odore di
pan di spagna che veniva fuori da essa, e si avvicinò all’esile figura femminile
che stava armeggiando con una pentola, nella quale giaceva una quantità spropositata
di crema al cioccolato.
L’uomo
squadrò l’interno del paiolo e le sue sopracciglia si inarcarono per la
sorpresa. Posò il mento sulla spalla di sua moglie e poi le sussurrò
ridacchiando: ‹‹Quanti strati hai intenzione di fare, tesoro?››.
Anne
lo guardò con la coda dell’occhio e sorrise dolcemente: ‹‹Abbastanza››, poi gli
scoccò un lieve bacio sulle labbra, prima di continuare dicendo: ‹‹Seb?››.
L’uomo
sospirò sonoramente.
‹‹È
ancora di sopra›› rispose.
La
smorfia di sua moglie si fece più birichina, mentre tornava a concentrarsi sul
suo dolce.
‹‹Non
avevo dubbi››.
Tom
avvolse le braccia attorno al busto di Anne, accostandosi di più a lei.
‹‹Non
lo riconosco, sai? Non l’avevo mai visto così in ansia›› mugugnò preoccupato,
ma l’espressione di Anne non cambiò, rimase serena e compiaciuta.
‹‹Non
mi meraviglio di ciò. Blaine è il suo primo vero ragazzo››.
Tom
sollevò il mento dalla spalla della moglie, gli occhi sbarrati.
‹‹Come
sarebbe a dire vero? E tutti gli
altri cos’erano?›› esclamò allarmato, con un tono di voce che somigliava più ad
un cigolio, tanto era acuto, e sperò con tutto sé stesso di aver capito male.
La
donna lasciò cadere il cucchiaio di legno nella pentola e portò la mano destra
sulla guancia del marito.
‹‹Non
devi prendertela. È un ragazzo›› bisbigliò, sporgendosi verso di lui a
sfiorargli le labbra per riuscire a calmarlo, ‹‹Anche noi siamo stati giovani››.
Suo
marito si scostò con un’espressione indignata.
‹‹Io
non ero così!›› asserì, poi schiuse le labbra sconvolto, senza distogliere lo
sguardo dalla moglie neanche per un secondo.
‹‹Da
uno dei due dovrà pur aver preso›› sogghignò lei, tornando a mescolare la
crema.
‹‹Tesoro,
quanti ci sono stati prima di me?›› chiese Tom, con gli occhi ridotti a due
fessure.
‹‹Nessuno››
replicò Anne.
‹‹Tesoro…››
insistette lui.
Ma
proprio in quel momento, suonò il campanello di casa Smythe
e la donna dai capelli castani esortò suo marito affinché andasse ad aprire, al
che lui sbuffò: ‹‹Okay. Ma sappi che il discorso non finisce qui›› e sciolse l’abbraccio,
trascinando i piedi fuori dalla cucina, con un broncio sul viso.
Quando
fu davanti alla porta d’ingresso, si passò una mano tra i capelli, costantemente
impeccabili, e si costrinse a cancellare la smorfia seccata che aveva assunto.
Se
quello era il primo vero ragazzo di
suo figlio, tanto valeva che rimanesse tale.
Allungò
una mano e girò il pomello, e davanti a lui trovò un ragazzo moro, di bassa
statura, dagli occhi cangianti e l’espressione imbarazzata.
‹‹Salve,
signor Smythe›› disse, mostrando un sorriso garbato e
porgendogli una mano per presentarsi a dovere, ‹‹Io sono Blaine
Anderson, il ragazzo di suo figlio››.
Tom
gli rivolse un’occhiata rassicurante ed il moro parve già meno agitato nello
stringere la sua mano, mentre l’uomo gli rispondeva: ‹‹Tom Smythe,
molto lieto››.
Blaine osservò attentamente i
lineamenti del signor Smythe e pensò che il suo
sorriso fosse identico a quello di Sebastian, anche se forse gli mancava
qualcosa. Sì, ecco, gli mancava quell’accenno di furbizia e sicurezza in sé
stesso, ma per il resto gli somigliava molto. Perfino gli occhi verdi, sui
quali ogni volta Blaine si incantava, erano lì e lo
fissavano curiosi.
‹‹Prego,
accomodati›› lo invitò l’uomo, lasciando la sua mano, mentre il suo sguardo,
ora stupito, si andava a posare sul braccio sinistro del ragazzo, che reggeva
un bellissimo mazzo di rose rosse, ‹‹E quello?›› domandò, indicando la
composizione.
Sembrava
che Blaine si fosse completamente dimenticato di ciò
che teneva in mano, infatti fissò i fiori ed arrossì improvvisamente.
‹‹Ah,
sì… Questo è… è per sua moglie›› rispose, incespicando più volte nelle sue
stesse parole.
Tom
tornò a sorridergli e disse: ‹‹Oh, sono stupende. E sono anche i fiori
preferiti di Anne››.
Blaine respirò a fondo,
sollevato, e gli porse il mazzo di rose.
‹‹Dovresti
darglieli di persona. Anche se non le piace ammetterlo, Anne ha un debole per
queste cose››.
Blaine annuì timidamente,
riflettendo sul fatto che quella caratteristica, appena illustratagli,
appartenesse molto agli standard di Sebastian e, mentre entrava in casa,
esortato dal signor Smythe, notò una figura slanciata
scendere in fretta la scalinata che portava al piano di sopra, due gradini alla
volta.
Sebastian
indossava una camicia a quadri scozzesi blu e beige, abbastanza aderente da
rendere giustizia al suo fisico perfetto, un paio di pantaloni intonati ad
essa, della stessa tonalità nocciola, ed un paio di scarpe da ginnastica
bianche; i capelli erano ordinatissimi come al solito e Blaine
perse qualche battito quando rivide i suoi occhi. In quel momento, erano
identici a quelli del padre, privi di malizia, forse con un pizzico di
preoccupazione ad accompagnare il suo sguardo.
Il
ragazzo castano si fermò a qualche gradino dal suo traguardo, colpito dalla persona
che se ne stava all’ingresso, i crampi al ventre che aumentavano. Blaine era più bello del solito o era la sua astinenza a
fuorviarlo, visto che non lo vedeva da una settimana intera?
‹‹Sebastian,
è arrivato il tuo primo vero ragazzo››
borbottò Tom, fulminando il figlio con un’occhiata assolutamente raggelante.
Suo
figlio fece una smorfia nel sentire la serie di aggettivi che aveva usato suo
padre: ‹‹Lo vedo, papà›› rispose.
I
due si scambiarono ancora qualche occhiata. Il signor Smythe
cambiò espressione un paio di volte, come se stesse dialogando silenziosamente
con suo figlio che, dal canto suo, lo fissava con un sopracciglio inarcato.
Dopo
quasi un minuto, Tom esclamò: ‹‹Bene›› come se fosse stato soddisfatto dalla conversazione silenziosa che aveva avuto
col figlio e poi aggiunse, tornando ad avere un’espressione gentile, ‹‹Andiamo
in salotto, ragazzi››.
Quando
anche la signora Smythe si era unita a loro,
lasciando il suo capolavoro culinario a completarsi in forno, Blaine non aveva più avuto dubbi. Sebastian somigliava a
suo padre, certo, ma i suoi atteggiamenti lo rendevano indubbiamente la
fotocopia della madre.
Anne
era una donna delicata, aveva dei capelli castani, sottili, come quelli del
figlio, e lunghi, ed era una donna di una bellezza disarmante.
Tom
non era da meno, anzi era veramente un tipo intrigante, tanto quanto il suo
ragazzo, ma aveva quell’aria buonista e sincera che sviava tutte le
caratteristiche affini a Sebastian.
Ma
la cosa che più di tutte aveva convinto Blaine, era
stato il saluto che la donna gli aveva fornito. Non appena aveva fatto il suo
ingresso in salotto, si era accostata a lui, sedendosi sul divano al suo
fianco, e gli aveva sollevato il capo, ponendogli due dita sotto il mento.
‹‹Avevi
ragione, Sebastian›› aveva detto, rivolgendosi a suo figlio, ma continuando a studiare
il viso di Blaine con la sua solita smorfia soddisfatta,
‹‹È proprio un bel ragazzo››.
Il
signor Smythe si era lamentato un paio di volte del
fatto che Sebastian avesse parlato soltanto a sua madre di quanto fosse bello
il suo ragazzo e, ad un certo punto, il castano gli aveva risposto a tono, dicendo
qualcosa tipo: ‹‹Mica sei gay, tu?››, al che Blaine
ed Anne non erano riusciti a trattenere una risatina.
I
genitori di Sebastian erano veramente una coppia esilarante, ma stavano così
bene insieme che Blaine sperò con tutto sé stesso che
fosse simile a quello, il futuro che avrebbe avuto con il suo ragazzo.
‹‹Cavoli,
mia madre ha apprezzato di più il tuo mazzo di rose, che tutti i regali che le
ha fatto papà da quando stanno insieme›› sogghignò Sebastian, sull’uscio di
casa Smythe, prima di salutare definitivamente il suo
ragazzo, ‹‹Penso che tu lo abbia fatto ingelosire››.
Anche
Blaine rise.
‹‹Non
sapevo cosa portare per ringraziarli dell’invito a pranzo›› disse.
Sebastian
controllò che i suoi genitori non li stessero spiando e poi posò le mani sui fianchi
di Blaine per poi attirarlo più vicino a sé.
‹‹Sarebbe
bastato anche solo il tuo bel fondoschiena›› gli soffiò a pochi centimetri dal
suo naso, al che il moro rabbrividì.
‹‹Sebastian››
lo ammonì Blaine, ma il sorriso sul volto di entrambi
non si spense.
Si
fissarono per qualche istante, colorati dalla luce del tramonto, e poi si
baciarono, dapprima dolcemente e poi con più ardore, stringendosi l’uno all’altro,
Blaine con le braccia attorno al collo del suo
ragazzo e Sebastian che avvolgeva il corpo del moro con le sue.
Dopo
un bel po’ di minuti, si staccarono, leggermente ansimanti, il sorriso che ancora
brillava sui loro visi.
‹‹Ti
amo da morire›› bisbigliò Blaine.
‹‹E
io di più›› replicò Sebastian.
Poi
tornarono a baciarsi, mentre una sempre più soddisfatta Anne Smythe li osservava, da dietro la porta socchiusa della
cucina.
Ed
era felice, perché Sebastian aveva finalmente trovato il suo posto.
Fine.