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Autore: Black Mariah    24/03/2012    6 recensioni
Frank è allibito.
-Oddio spogliarelliste!-esclama come un bambino che per la prima volta vede una donna nuda. -Oddio spogliarelliste con le divise di Hogwarts!- ripete ancora più eccitato.
Le due ragazze scoppiano a ridere e dopo averlo stuzzicato un'altro po' ritornano tra le altre.
-Grazie, grazie, grazie!- continua a dire Frank muovendosi da sulla sedia, battendo le mani e assumendo un'espressione da bambino.
Io e Ray scoppiamo a ridere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mascara le sta colando sul volto e io mi sto sciogliendo. Mi sto sciogliendo perché non l’ho mai vista piangere e ciò mi provoca un’orrenda sensazione allo stomaco.
Sono io che l’ho fatta piangere e mi sento in colpa per questo, eppure ho ancora bisogno di capire, eppure non faccio altro che notare il suo reggiseno di pizzo, la sua coulotte, il suo addome nudo e le sue cosce toniche.
Con un movimento brusco si libera dalla mia presa e inizia a camminare veloce, dandomi le spalle. Io la seguo in silenzio e così come il primo giorno che la vidi, non posso non notare come sa camminare bene e veloce sui tacchi altissimi che porta.
Apre una porta, forse è il suo camerino, e si intrufola dentro. Io fermo la porta con la mano e la seguo. Sto ancora aspettando.
-Non…non puoi stare qui…- mi dice con voce tremante. Sta ancora piangendo, eppure continua ad essere bellissima anche con il viso sporco.
-Secondo te mi interessa cosa posso fare e non?- le dico con voce bassa, quasi rassegnato.
Una parte di me la vorrebbe mandare al diavolo, vorrebbe urlale che probabilmente è un’approfittatrice, mentre un’altra parte di me vorrebbe solo abbracciarla e asciugarle le lacrime dal volto.
Davanti al suo silenzio, faccio un passo in avanti e mi avvicino di più a lei. Mi sfilo la giacca e gliela metto sulle spalle per coprirla. Probabilmente ha freddo.
Quando le metto la giacca sulle spalle quasi sussulta, mi guarda quasi incredula per quello che  ho appena fatto.
Si stringe nella mia giacca e chiude gli occhi mostrando le palpebre nere, colorate dal trucco pesante. Questa sua reazione quasi mi rassicura. Si dirige verso lo specchio e con un fazzolettino di carta si pulisce il mascara sciolto ed è insolitamente bellissima.
-Perché non mi hai detto nulla?- mormoro guardandola –Anzi, perché fai la spogliarellista? Spiegamelo per favore…per tutto questo tempo…tu hai avuto una doppia vita. Con me sei stata due persone diverse…- le dico piano.
Sembra ricominciare a piangere. Il suo non è un lamento, è un semplice scendere di lacrime che le rigano il volto. E questo silenzio è assordante.
Mi avvicino a lei e la prendo tra le braccia. Mi dimentico che qualche momento prima si stava spogliando di fronte a me, continuando a fare il suo gioco.
La cosa che mi rende più frustrato è il fatto di non sapere quale delle due persone che ho conosciuto lei sia veramente.
Annabelle non si muove così io la tengo stretta a me. Le accarezzo i capelli ma lei è immobile fra le mie braccia
Improvvisamente mi allontana.
-Gerard, devi andartene- mi dice seria, con un filo di voce.
Le sue parole sono lame affilate. Non posso andarmene, almeno fin quando non mi spiega come stanno le cose.
-No- le rispondo fermo. Non ho nessuna intenzione di farlo. –Dimmi solo perché…Dimmi che cosa volevi fare con me…dimmi la verità…e poi me ne andrò- continuo a malincuore.
-Che cosa ti dovrei dire?- mi fa togliendosi la mia giacca di dosso.
-Intanto perché fai la spogliarellista, perché proprio non lo capisco. Hai due lavori decenti…che bisogno c’è di fare questa cosa? E poi…ammetti che mi hai preso in giro. Tu non mi ami, non mi hai mai amato. E…non so quali fossero le tue intenzioni su di me…io non so più cosa credere. Non so più chi sei, non so più cosa vuoi…eppure non riesco a lasciarti andare, non riesco a non fare a meno di volerti aiutare…-
Il mio tono è apparentemente calmo. La verità è che ora sono sull’orlo di una crisi di nervi e che aspetto solo il granello di polvere da sparo che mi faccia esplodere.
-E’ questo che pensi? Che ti abbia preso in giro solo perché hai scoperto qualcosa di me che non ti aspettavi?- mi domanda anche un po’ infastidita. Sta indossando una felpa.
-Secondo te che dovrei pensare?!- le faccio meravigliato. –Come posso fidarmi di una che di giorno è la mia ragazza, lavora e studia, e di notte poi per guadagnare si spoglia davanti ad un gruppo di uomini arrapati?- le faccio arrabbiato.
Scuote la testa.
-E tu invece che ci fai qui? Non fai parte anche tu di quel gruppo di uomini arrapati che pagano trecento dollari per vedermi nuda?- mi dice arrabbiata. –Secondo te perché molte volte ero nervosa o scazzata? Perché ero consapevole che il mio ragazzo invece di venire da me si consolava con una sera in un night club!-
-Adesso sarebbe mia la colpa? Secondo te perché venivo qui? Solo perché tu eri quasi inafferrabile! Ammettilo. Sei scappata sempre da me, non ti facevi toccare, non ti facevi baciare…avevi quasi paura di stare da sola con me…-
-Perché sapevo che cosa facevi nel tempo libero- mi dice rassegnata. –Secondo te come mi sono sentita quando ti vedevo in prima fila? Oppure quando mi spogliavo e mi chiedevi di baciarti mentre eri così eccitato che non riuscivi nemmeno a parlare? Sai quanto pagano al California? Sai quanto costano le tasse universitarie? Sai quanto costa vivere in un appartamento in affitto? Non potevo far pagare tutto ai miei genitori così ho scelto la via più breve…Da Calvin Klein ci lavoro da due mesi e lo sai quanto guadagno in mezza giornata? Quaranta dollari! Da California ne prendo quattrocento al mese che mi bastano a stento per pagare l’affitto. E poi ci sono le bollette, i libri, il mangiare, e le spese universitarie. Secondo te come cazzo potevo fare a far tutto?-
Lo dice tutto d’un fiato quasi perdendo aria. Io la guardo e ripenso a tutto ciò che ho appena sentito.
-Io non sapevo nemmeno chi fossi quando sei venuto quella mattina al negozio…- aggiunge ricominciando a piangere. -…Come facevo a prenderti in giro? Come posso prendermi gioco di te o approfittare di una persona come te? Potevo benissimo allontanarti quando ho iniziato a vedere che frequentavi il night, ma non l’ho fatto per il semplice motivo che sapevo che ero in torto anche io, che probabilmente anche tu ti saresti infuriato una volta scoperta la mia doppia vita. Eppure non ti ho detto niente, non ho mai sospettato di te, anzi preferivo che fossi io quella che si spogliava di fronte a te piuttosto che altre ragazze…-
La guardo in silenzio e mi ricordo solo in quel momento che una volta aveva deviato una sua amica che stava venendo verso di me prendendo il suo posto.
-Questo è quello che sono…- mi dice abbassando lo sguardo. –E non vorrei esserlo…Ho sbagliato a non dirti nulla…ma…sapendolo mi avresti guardato con gli stessi occhi? Io non credo. Mi avresti guardato come mi stai guardando in questo momento, con uno sguardo disgustato- aggiunge.
Non è vero. Non la sto guardando in quel modo. Non ho pensato nemmeno una volta che lei mi facesse schifo.
Non so cosa dire, o meglio vorrei dirle tante cose ma non riesco a parlare. Lei ricambia il mio sguardo e poi si gira, infilandosi dei pantaloni di tuta e raccogliendosi i capelli in una coda.
-Vai via prima che venga qualcuno- mi dice rassegnata.
-Annabelle io…- inizio a dire –…non è vero quello che hai detto.- faccio –Io…vieni a vivere da me…te li do io i soldi…se davvero mi ami come mi hai detto…non farlo più…ti prego- le supplico. E questo sembra smuoverla ancora di più tanto che quasi ricomincia a piangere. –Tu hai ragione su quello che mi hai detto. Avevo ribrezzo per me stesso dopo che uscivo da questo locale...io non sono diverso da quegli uomini, è vero, ma io lo facevo solo perché non riuscivo ad averti tutta, e non solo fisicamente, anche mentalmente. Io sapevo che non mi stavi dicendo tutto…e non ho pensato nemmeno una volta che fossi una poco di buono, nemmeno quando sono venuto stasera. Solo mi chiedo perché perdi la tua dignità così…-
-Secondo te a me piace? Credi che mi senta bene con me stessa dopo che ho finito il mio spettacolino e dopo che mi strucco?- mi dice.
Improvvisamente la porta del camerino si apre  mostrando a me e ad Annabelle un personaggio inaspettato: Clive.
Apre prepotentemente la porta e senza nemmeno vedermi inizia ad urlare contro Annabelle.
-Che diavolo ti è saltato in mente? Sai che non devi lasciare il palco fino a quando non finisce il tempo! Ti pago cinquecento dollari a settimana e voglio che tu finisca il tuo spettacolo!- sbraita quasi.
Annabelle lo sta guardando quasi spaventata e io mi sento in dovere di difenderla, o più che altro di non permettere ad una testa di cazzo come quella di parlare in quel modo alla mia ragazza.
-Clive mi dispiace…- inizia a dire Annabelle ma io la interrompo.
-Ehi- dico alzando un po’ la voce –Non ti azzardare ad usare quel tono con lei.- aggiungo avanzando. Sento Annabelle prendermi per un polso ma io la allontano.
-Gerard, mi dispiace ma questi non sono affari tuoi. Anzi non puoi nemmeno stare qui.-
-No, invece sono affari miei eccome- dico infastidito dal suo tono di voce che adesso sta usando con me. –Se urli un’altra volta, giuro che ti spacco la faccia.- dico.
Cazzo, non so nemmeno io da dove mi è uscita questa perla, considerando che non ho mai minacciato nessuno, né tanto meno fatto a botte.
Clive mi guarda interdetto e poi mi dice –Mi spiace, ma vuoi che chiami la sicurezza?-
-Clive, se ne stava andando…- dice a sorpresa Annabelle. -Non…- inizia a dire mettendomi una mano sul petto per allontanarmi da lui.
-E’ la mia ragazza.- faccio arrabbiato a Clive –E non ti azzardare a trattarla mai più così né tanto meno di rivolgerti a lei in quel modo-
Il biondino sciapito mi guarda quasi con odio ma faccio più attenzione alla voce di Annabelle.
-Peccato per te, avresti dovuto scegliertene un’altra- commenta in maniera terribilmente fastidiosa.
-Gerard, basta. Vai via.- mi dice di nuovo Annabelle probabilmente spinta dal fatto che sto fulminando quel coglione con gli occhi. –Per favore- aggiunge a voce più bassa guardandomi.
-Sì, vai via.- fa Clive –Mi spiace, sei mio amico, ma il lavoro è lavoro. E Annabelle è il mio lavoro.-
Amico di sto cazzo. “Clive, tu non sei amico mio” penso.
Annabelle è il “suo” lavoro. Non è un oggetto, né una fonte di guadagno. Quella ragazza è una persona cazzo. E non è di nessuno. Se mai è solo mia.
-Annabelle tu vieni con me.- dico risoluto girandomi dalla sua parte. La prendo per un polso per dirigermi verso l’uscita, ma rimango quasi terrorizzato dal fatto che lei è immobile e guarda fisso a terra.
-Annabelle- la chiamo di nuovo –Andiamo- faccio.
-Non…non posso- mi dice con voce soffocata e il bello che adesso guarda quasi terrorizzata Clive. Come se fosse costretta. Ma non deve essere più costretta perché le ho offerto un’alternativa, o almeno credo.
Clive fa un sorrisino quasi impercettibile ma soddisfatto e qualche secondo dopo esce e chiude la porta.
Io guardo la porta chiusa che mi è davanti e metabolizzo il fatto che lei non voglia venire con me o che forse non può.
-Forse il fatto è che sei tu che non vuoi smettere questa farsa- dico capendo che non mi seguirà. –E spero solo che quando sarai pronta a mettere fine a questa cosa, io sarò ancora disposto ad accoglierti- le dico con voce bassa.
Le ho offerto il mio perdono, le ho offerto i miei soldi, le ho offerto qualsiasi cosa. Ma lei è ferma dietro di me e non vuole venire. Io non sono la sua alternativa.
Non la guardo nemmeno negli occhi, mi giro e me ne vado, lasciandola in quella fredda stanzetta e chiudendomi la porta alle spalle.
Ho bisogno di una sigaretta. Ho bisogno di una birra. Probabilmente non appena mi metterò in macchina deciderò di andare da Frank.

**

-Dio Gerard, che diavolo ti è successo?- mi domanda con fare confuso e sorpreso il mio chitarrista.
Non ho idea dell’aspetto che posso avere in questo momento, probabilmente è orribile, e Frank mi guarda con un sopracciglio alzato probabilmente cercando di capire cosa mi è capitato.
-Senti, lo so che è tardi…- dico. –Ma mi faresti entrare?-
-Frank apre di più la porta e mi lascia attraversare l’uscio.
-Jamia non c’è?- chiedo guardandomi attorno e non scorgendo nessuno. Una birra stappata è sul tavolino e la tv è accesa. Probabilmente era stravaccato sul divano a guardare la televisione.
-No, è uscita con le amiche…Gerard, che è successo? Sembri sconvolto…- mi fa.
Io mi accendo una sigaretta. L’ennesima. Forse in macchina ne ho fumate cinque di fila.
Lo guardo negli occhi e poi giro la testa da un’altra parte. Mi sembra quasi incredibile dire una cosa del genere a qualcuno.
-Ohi?! Allora?- mi dice scuotendomi. –Ti prendo una birra…- aggiunge andandosene nella cucina.
Ritorna dopo qualche secondo e mi porge la bottiglia già stappata. Io non esito a prenderla e a iniziare a bere.
Rimango in piedi. Non mi va di sedermi.
Non so da dove devo iniziare a raccontare anche perché mi sembra una cosa assurda, ma volente o nolente mi faccio forza e inizio a parlare.
-E’ per Annabelle. Ho scoperto una cosa…-
Frank mi guarda curioso e interdetto. Non mi interrompe.
Faccio un respiro profondo e continuo.
-Lei…lavora in un night club. E’…una spogliarellista.- dico a voce molto bassa. Non riesco a dirlo ad alta voce.
-C…cosa?!- esclama Frank con gli occhi sgranati.
-Sì…- mugolo –Lei lavora per l’agenzia da cui abbiamo preso le spogliarelliste per la tua festa di addio al celibato…- dico sapendo di aver suscitato in lui incredulità e divertimento… -Era quella che ti ha versato lo champagne in bocca, quella che era vestita da strega, quello che vuoi…era lei. E’ sempre stata lei.- concludo.
Frank mi guarda come se stesse facendo mente locale poi sul suo volto c’è un’espressione di stupore.
-Il mio addio al celibato?- dice tra sé e sé immaginandosi la scena e ricordandosi della ragazza mozzafiato che gli ballava di fronte.
-Ti rendi conto?!- sbotto. –E’ una spogliarellista, porca puttana. E lo sai qual è stata la cosa che più mi ha sconvolto? E’ che io le ho offerto una possibilità, le ho detto che può venire a vivere da me, che l’aiutavo io con i soldi  e tutti i casini che crede di avere e lei non ha fatto niente. E’ rimasta lì, mi ha mandato via perché gliel’ha detto quello stronzo di Clive. Cioè ha preferito rimanere in quel posto piuttosto che venire con me!- urlo tutto d’un fiato.
-Aspetta, aspetta, aspetta…- mi dice Frank. –Come hai fatto scoprire che è una spogliarellista?- mi chiede.
Io deglutisco. No, non voglio rispondergli. –L’ho scoperto e basta…- dico e lui sembra non accorgersi del fatto che c’è qualcosa in più oltre alla mia risposta.
-Non so che fare. Non so che pensare- aggiungo sedendomi sul suo divano. Frank si siede accanto a me dandomi delle piccole pacche sulla spalla e quasi sorrido.
-Tu la ami?- mi chiede.
-Credevo di sì- gli rispondo. Adesso non sono certo più di nulla.
-Nella vita possiamo sbagliare tutti quanti…- inizia a dirmi. –Prendi noi per esempio, prendi te. Fino a sette anni fa eri un fattone che si drogava di Xanax ed era perennemente ubriaco. Adesso hai una vita strepitosa, sei qualcuno, sei una persona migliore. E tutto ciò l’hai avuto perché qualcuno ti ha aiutato, perché qualcuno ti ha capito. Avevi bisogno di qualcuno che ti mettesse sulla retta via…E magari anche lei ha bisogno di quel qualcuno…Magari non vuole essere aiutata perché pensa di ricevere l’elemosina, magari vuole farcela da sola e poi la situazione le è sfuggita di mano…- conclude.
Stento quasi a crederci che certe parole sono uscite dalla sua bocca. Di solito escono sempre stronzate.
Lo guardo esterrefatto sia per il consiglio, sia per lui.
-Ma sei davvero Frank Iero?- domando interdetto guardando nei suoi occhi nocciola.
-No, sono un alieno che si è impossessato del suo corpo…ma certo che sono io testa di cazzo!- esclama. Sì. Decisamente è lui.
Sorrido debolmente. Magari ha ragione.
-Se davvero la ami, non arrenderti fin quando non è finita. Anche se lei ti allontana, anche se ti caccia. Vai e prenditi ciò che vuoi- mi dice facendo spallucce. Si accende una sigaretta anche lui.
Sono perplesso. Forse ha ragione, tutto quello che dovrei fare è continuare a provarci.
-Dai- aggiunge. –Sei Gerard Way, diavolo. Tutte vogliono stare con te!- mi sorride facendomi l’occhiolino.
-Sì certo…tutte tranne lei- dico malinconico.
-Andiamo. Scommetto che adesso è in lacrime chissà dove…-
-O è nuda davanti ad un altro.- mugolo.
-Facciamo così. Vacci un’ultima volta. Aspettala, riprovaci e poi se ti allontana è finita. Ma almeno puoi dire di averci provato davvero- dice con tono serio.
-Tu dici? Dovrei andare da lei di nuovo al night?- chiedo.
-Beh, tornerà anche a casa questa ragazza, non credi?- mi fa sorridendo e per qualche strana ragione sorrido anche io.
-Grazie- dico mettendogli un braccio sulla schiena e abbracciandolo come se fosse mio fratello.
-Fammi sapere com’è andata poi- aggiunge.
E in meno di due minuti mi ritrovo nella mia auto.



Non mi dilungo, questo capitoli lo dedico  a Terexina e a Felicia *-* senza di loro non so come farei! e poi questo è il link alla mia pagina facebook! take a look!

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