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Autore: Ronnie Devour    25/03/2012    0 recensioni
Elizabeth è una ragazza molto insicura. Sua madre morì quando lei aveva solo tre mesi di vita, perciò ha sempre vissuto con suo padre, fino a quando decise di trasferirsi a Milano, per inseguire il suo sogno da fotografa. E' proprio in quella città che incontrerà colui che le ruberà il cuore. Tra crisi ''amorose'', problemi esistenziali e riflessioni su riflessioni, scoprirà di avere un fratello, da cui venne separata quando aveva pochi giorni di vita. Riuscirà ad ''accontentarsi'' di una ''relazione passeggera'' con l'uomo che ama? Oppure è molto di più, ciò di cui ha bisogno?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Io e Jared guardiamo Shannon, con gli occhi spalancati.
Io alzo la voce: ''Diamine, Shannon, perché non ci hai chiamati quando è successo?''
han abbassa lo sguardo, ignorando la mia domanda, poi si alza e va nella stanza in cui Amy sta riposando.
Mi metto le mani tra i capelli e sospiro.
Jared mi sfiora la guancia con la mano, poi si alza ed esce da casa. Rimango seduta sullo sgabello della cucina per non so quanti altri minuti, dopodiché decido di alzarmi, andando alla finestra per controllare che Jared fosse sempre fuori da casa.
È appoggiato al cofano della mia macchina, e sta parlando al telefono con qualcuno.
Infilo la felpa ed esco, mi avvicino a lui, ma le uniche parole che riesco a sentire, sono: ''..adesso devo lasciarti; ci sentiamo presto. Grazie, Alice''.
Appoggio la mia testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. Mi mette un braccio dietro la schiena, e lentamente torniamo in casa.
Ci mettiamo sul divano, mi accoccolo vicino a Jared, che mi tiene stretta a sé, facendomi affondare la testa nel suo petto, poi ci addormentiamo.

Quando finalmente riapro gli occhi, i raggi del sole illuminano tutta la stanza.
Velocemente alzo la testa, per verificare che Jared sia ancora vicino a me, ma.. Come al solito non c'è. Mai una volta che al mio risveglio lui sia vicino a me. Spero che con il tempo, cambi questa brutta abitudine che ha preso.
Mi alzo, barcollando. Quante ore ho dormito? Controllo l'orologio: sono le 11:51.
Vado verso il bagno per sciacquarmi la faccia, ma è occupato.
''Beth? Sei tu là dietro che bussi?'' Amy cerca di alzare il tono della sua voce rauca.
''Amy! Sì, sono io. Apriresti la porta, per favore?''
Sulle mie labbra si disegna un sorriso, che subito dopo viene cancellato, alla vista della faccia di Amy. Non ce la faccio a vederla così. Ogni giorno peggiora sempre di più. Ha ragione Shannon: il tempo non aspetta nessuno.
La mia migliore amica allunga una mano verso di me, quindi mi precipito tra le sue braccia.
''..non posso lasciarti da sola, eh? Guarda che combini'' sospiriamo.
''Muoviti, che tra mezz'ora i ragazzi passano a prenderci. Andiamo in ospedale'' lentamente scioglie l'abbraccio e mi guarda.
''Perché sono sempre l'ultima a sapere le cose?'' sbuffo, poi entro nel bagno, mi tolgo i vestiti e mi infilo nella doccia.
Amy finisce di pettinarsi i capelli, poi si toglie l'accappatoio e si infila i vestiti che aveva preparato prima che facesse la doccia.
''Vado a prenderti dei vestiti puliti, tanto le cose che ho io ti stanno sicuramente''
''Sì, grazie. Stai attenta''
''E che potrebbe mai succedermi? Sono malata, ma so ancora camminare''
Neanche il tempo di risponderle, che esce dal bagno.

Jared e Shannon ritardano di dieci minuti, e quando io ed Amy usciamo da casa per raggiungere la loro macchina, mi accorgo che ci sono due persone in più: una sta al volante e l'altra al posto del passeggero.
Faccio entrare prima Amy, che si siede accanto a Shannon, poi io mi metto vicino a Jared, stampandogli un bacio sulla guancia. Per la furia di entrare, non mi accorgo che la persona al volante è proprio mio padre.
''Papà, che ci fai tu qui?!''
''Buongiorno anche a te, tesoro, eh. Sono qui perché come ti ho già detto, voglio molto bene ad Amy, e quello che sto facendo mi sembra il minimo per lei''
''Sì. Scusa, pà''.
Sto per mettermi composta, al mio posto, quando la persona – donna – che sta al posto del passeggero, allunga una mano verso di me, dicendo: ''Piacere sono Alice. Mi prenderò cura della tua amica, una volta arrivate in ospedale''
''Sono Elizabeth''.
Ci stringiamo la mano.
Alice è la persona con cui Jared parlava al telefono, questa mattina presto.
È carina, porta gli occhiali, parla sia inglese che italiano, e sembra una persona molto tranquilla. Si mette la cintura di sicurezza, e fa cenno a mio padre di partire.

Dopo un'ora e mezza, finalmente vediamo l'ospedale.
Andiamo dentro; i dottori sembrano aspettare da un po' di tempo Alice, perché le porgono subito un camice bianco, dicendole di raggiungerli in una sala di cui non capisco il nome.
Alice si rivolge ad Amy: ''Tesoro, dobbiamo andare. Dobbiamo sbrigarci'' è una persona molto gentile e premurosa.
La mia migliore amica prima abbraccia mio padre, che la rassicura, poi si lascia dare un bacio sulla guancia da Jared.
Si volta verso Shannon, che è vicino a me, poi lo abbraccia e lo bacia sulla bocca.
Infine, mi prende le mani e mi guarda.
Nei miei occhi comincia a formarsi un sottile strato d'acqua, scintillante come rugiada, ma doloroso come un proiettile che ti finisce dritto nel cuore. Le lacrime cominciano a scorrere sul mio volto, lasciandosi una scia infuocata dietro.
Ci abbracciamo, avvicino la mia bocca al suo orecchio e sussurro: ''Andrà tutto bene tesoro, te lo prometto. Ricordati che ti voglio bene''
Sciolgo l'abbraccio e noto che anche Amy sta piangendo. Mi dà un bacio sulla guancia, poi si avvicina ad Alice, che le prende la mano. Mentre si allontanano, Amy si volta verso di me, dicendo qualcosa. Non sono mai stata brava a leggere il labiale, ma mi sembra di aver capito ''Grazie''.
Mio padre si avvicina a me, mi mette un braccio dietro le spalle e dice: ''Molto probabilmente la operano''
Gli accarezzo una mano, e gli dico: ''Sì. Spero solo che si risolva questa situazione del cazzo''.
Ci sediamo tutti e quattro in sala d'attesa, ma dopo venti minuti mi alzo e vado verso il distributore automatico di merendine. Quando sono ansiosa, non faccio altro che mangiare. Prendo una barretta, e mi siedo in disparte, lontana da quella che ormai è la mia famiglia.
Dopo la quinta barretta al cioccolato che prendo, Jared si avvicina a me, prendendo la schifezza che sto mangiando e ls butta nel cestino della spazzatura.
Lo guardo in cagnesco, mi alzo e tiro fuori il portafoglio, poi vado di nuovo verso il distributore.
Jared si avvicina a me, prendendomi le mani.
''Tu non hai fame. Smettila di ingozzarti'' aggrotta le sopracciglia.
''Stavo solo per prendere una bottiglietta d'acqua'' tolgo la sua mano dal mio viso e infilo il denaro nel distributore.
Ignorando Jared, mi siedo dove prima, lontana da mio padre e Shannon, che stanno parlando.
Senza lasciarsi intimidire dal mio comportamento, lui si siede vicino a me.
''Devo parlarti'' mi prende per il mento e mi fa voltare verso di lui.
I miei occhi incrociano i suoi per un istante, poi, spenti, tornano a guardare il pavimento.
''Andiamo fuori, ho bisogno di una sigaretta, che saranno almeno due giorni che non ne accendo una'' mi alzo e mi avvio verso l'uscita, senza aspettarlo.

  
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