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Autore: veronic90    25/03/2012    1 recensioni
Martha reincontra Ten in una situazione davvero spiacevole. Presa in ostaggio dai Cyber-uomini, non pensa di certo che il Dottore venga a salvarla. E invece lui arriva e la salva, e da quel momento cambia tutto...
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Martha Jones
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Martha Jones e il suo Dottore

 

 

 

 

 

 

I cyber-uomini erano a centinaia, migliaia e, disposti per file, marciavano impettiti e rigidi nelle loro armature di ferro. Erano stati uomini una volta: avevano provato dei sentimenti, prima.

Sì, prima di essere brutalmente strappati alle loro vite, i cyber uomini avevano amato, pianto, sofferto, gioito.

Sì, prima di diventare dei mostri senz’anima i cyber- uomini, un cuore, l’avevano avuto.

E ora Martha era a terra, paralizzata dalla paura a causa di nemici troppo forti e numerosi perché lei fosse in grado quantomeno a fuggire da loro. Guardata a vista da quelle orbite gelide e vuote, la ragazza se ne stava accucciata in un angolo, con il capo chino e il viso tra le mani.

Quello che non capiva, però, era il perché non l’avessero uccisa immediatamente. Non l’avevano certo risparmiata per pietà! I cyber uomini non conoscevano questo sentimento, né qualsiasi altro.

 Il loro unico scopo era quello di trasformare ogni essere umano sulla faccia della Terra in cyber uomini.

Quando trovò il coraggio di porre quella domanda, però, la loro risposta suonò alle sue orecchie strana e inaspettata.

La stavano usando come esca per attirare in trappola il Dottore!

Martha Jones si stupì dell’ignoranza di quei “mutanti di latta”: lei era stata sì una compagna dell’ultimo Signore del Tempo, ma non era stata di certo quella  da lui più rimpianta!

Avrebbero dovuto rapire Rose Tyler, si disse, pensando alla vecchia compagna indimenticata del Dottore con un pizzico di gelosia: lei sì che veniva rimpianta ogni giorno dal Dottore! E amata, di certo Rose Tyler era ancora amata con intensità da Ten…

Lo stesso non si poteva dire di Martha, che aveva lottato invano con i suoi sentimenti nei confronti dell’alieno, e che poi aveva dovuto arrendersi all’evidenza: il Dottore avrebbe amato sempre e solo la sua Rose.

Martha si lasciò andare a una risatina isterica al pensiero e, quando i Cyber-uomini le chiesero il motivo di quella manifestazione improvvisa di un sentimento a loro ignoto, lei rispose solo scuotendo la testa: “Lui non verrà” “Il dottore non si precipiterà mai  qui per salvare me!”.

Si sbagliava, e molto. Un’ora dopo il Tardis si materializzò davanti a lei, e  da esso il Dottore ne uscì scuro in volto. Senza dire una parola, la prese per un braccio e la trasse a sé. Martha poté sentire la consistenza della sua giacca marrone, e il profumo naturale dell’uomo.

Facendole scudo con il suo corpo, il Dottore iniziò a urlare contro i Cyber-uomini tutta la sua rabbia e, approfittando del loro momentaneo attimo di confusione dei circuiti, spinse la ragazza fin dentro la cabina blu. Partirono immediatamente, verso una nuova rotta a lei ignota.

 

Martha, incredula da quanto appena successo, guardò il Dottore con le lacrime agli occhi: era venuto a salvarla alla fine. Significava che per lui era importante anche lei dopotutto.

“Grazie” disse con voce tremula e asciugandosi le lacrime.

Ten le sorrise, continuando ad armeggiare con il Tardis per impostare una nuova rotta.

“Ti piace Roma?” le domandò imbarazzato. “Ti ci porto ora. Combattimenti sanguinari nelle arene e sul campo militare, parricidi, orazioni esemplari, guerrieri di grande coraggio, magnificenza …” disse riferendosi alla Roma antica “Ah…la Storia!” continuò.

Martha gli si avvicinò timorosa e gli mise una mano sulla spalla. Poi, gli diede un rapido bacio sulla guancia che lasciò Ten di sasso.

“Perché mi hai salvata?Perché hai rischiato la vita per me?” gli chiese molto vicina al suo volto.

Il dottore si mise una mano tra i capelli, e distolse lo sguardo. Chinò il capo e abbassò le braccia. Con le mani in tasca, infine, disse: “Eri la mia compagna, Martha Jones. Non potevo permettere che dei Cyber- uomini che ti uccidessero.”

Martha si voltò, per non fargli accorgere della delusione evidente nei suoi occhi. “Capisco”.

Atterrarono dopo alcuni brevi istanti, trascorsi nel più completo silenzio da parte di entrambi: solo il Tardis e il suo motore spezzavano di tanto intanto quell’atmosfera tesa.

Scesero ben attenti a non sfiorarsi nemmeno per sbaglio, e si mescolarono alla calca di Romani in giro per le strade della città, caotica e colorata.

Nessuno fece caso al loro abbigliamento, abituati com’erano gli abitanti dell’Urbe a stranieri eccentrici anche nel modo di vestire.

Ai lati delle strade i mendicanti sudici e affamati chiedevano qualche sesterzio per vivere, mentre i bambini più piccoli giocavano a rincorrersi tra la gente indaffarata, i mercanti trattavano i prezzi delle loro merci, e le popolane dalle braccia robuste portavano l’acqua in casa per mezzo di anfore pesanti …

“Martha?” “Martha Jones?” la chiamò il Dottore, riscuotendola dai suoi pensieri.

La donna si girò verso di lui, ed esibì un sorriso tirato.

“Ti piace qui?” le domandò, allargando le braccia a mostrare tutto quello che li circondava.

“Sì molto” annuì con il capo. “In che anno siamo?” chiese dopo un po’.

“44 a.C. Oggi verrà ucciso Giulio Cesare” spiegò il Dottore, portandola nel Foro Romano.

“E noi dovremmo impedire la sua morte?” domandò sorpresa Martha Jones.

“No, ma Bruto non è Bruto” la stupì il Signore del Tempo.

“Vuoi dire che…” Martha Jones aveva capito solo che, come sempre, c’era di mezzo qualche alieno.

“Sì, Slitheen, purtroppo” si nascose dietro una colonna e fece cenno a Martha di fare silenzio.

La ragazza appoggiò il viso sulla sua schiena e cercò di non udire le urla strazianti di Cesare, che veniva pugnalato ripetutamente da quelli che aveva creduto amici fidati e leali.

“Vieni, andiamo!” la prese per mano il Dottore, infondendole coraggio. Martha non si era accorta, con le mani premute sulle orecchie, ma era tutto finito: gli assassini di Cesare erano fuggiti via.

“Corri, o lo perderemo!” la spronò.

A Martha venne il fiatone a causa della corsa forsennata per le vie di Roma. Poi all’improvviso, il Dottore si fermò e Martha gli andò a sbattere contro la schiena. “Ahi” disse toccandosi la testa.

Il dottore nemmeno la ascoltò, e Martha a un certo punto lo perse di vista, con tutta la gente riversata in strada.

Credendo d’intravedere la sua giacca marrone, entrò in un palazzo cadente, e camminò piano a causa del buio.

Una candela era accesa in fondo alla stanza e il Dottore era immobile, come pietrificato, davanti ad una statua di un angelo.

Martha fece per chiedergliene il motivo, ma lui la interruppe sul nascere: “Non battere ciglio. Per nessun motivo. Se batti ciglio sei morta. Questa non è una statua normale ma una razza aliena pericolosissima. Ti tramuta in statua all’istante. È un angelo piangente, e in giro, nascosti nel buio, ce ne sono altri”. Spiegò il Dottore velocemente.

“Come ne usciamo, Dottore?” una goccia di sudore fu l’unico segno visibile di quanto Martha fosse terrorizzata in quel momento.

“Fa come me” le disse indietreggiando piano, e non distogliendo nemmeno per un attimo lo sguardo dalla statua inquietante. Martha però ad un certo punto inciampò, e distolse lo sguardo dall’angelo piangente, che si avventò su di lei, cambiando fisionomia. Fu terribile. Il Dottore puntò il cacciavite sonico sull’alieno, e dal nulla ne sbucarono altri dieci.

“Corri” le intimò, vedendosi quasi accerchiato.

Le prese la mano, ed uscirono alla luce del giorno, fuori, dove gli angeli non potevano raggiungerli.

Iniziarono a ridere per il sollievo dopo lo spavento provato ma, all’improvviso, si trovarono a guardarsi negli occhi, con il sorriso che piano piano svaniva, e l’imbarazzo che rapidamente tornava.

“Guardate! Quello è Bruto! Dicono abbia ucciso Cesare!” gridò ad un certo punto una donna con un bimbo in braccio, poco distante da loro.

Il dottore si voltò e iniziò a correre verso lo Slitheen, seguito da Martha.

“Fermati Slitheen! E’ il Dottore che te lo ordina!” gli urlò e l’alieno si voltò. Correva a fatica, con passo strascicato, appesantito dal peso considerevole che aveva.

Lo Slitheen, vistosi smascherato, aprì il corpo di Bruto in due, facendo scendere la cerniera.

“Cosa mi ha tradito?” domandò l’alieno al Dottore.

“La puzza che inevitabilmente emetti” disse il Dottore con una smorfia. “Martha, hai dell’aceto?” domandò poi alla ragazza a voce bassa, perché lo Slitheen non lo udisse.

“Ho dell’acetone per togliere via lo smalto dalle unghie …” Disse frugando nella borsa a tracolla, e non capendo a cosa mai potesse servire al Dottore.

Appena glielo porse, il dottore glielo sfilò di mano, e se lo nascose dietro la schiena.

“Sai Martha” disse poi a voce alta, come se il mostro non fosse presente davanti a loro “gli Slitheen sono appartenenti alla famiglia di Raxacoricofallapatorian, e sono dei criminali il cui unico scopo nella loro lurida esistenza è di fare dei profitti. Come puoi vedere anche da te, mia giovane amica” e indicò lo Slitheen con una mano facendo un grande arco con il braccio destro “Questa specie è priva di palpebre, ed ha un olfatto molto sviluppato …” continuò il Dottore, mentre lo Slitheen si agitava confuso.

“…Talmente sviluppato che riescono a seguire la traccia delle loro prede anche a distanze elevate. Per travestirsi con la pelle delle loro vittime, questa razza usa dei campi di compressione creati per mezzo dei collari che portano sempre al collo. La puzza pestilenziale del loro alito e di altro che espellono dal loro corpo deriva proprio dalla compressione che si accumula all’interno del loro “travestimento”. Il dottore intanto si era avvicinato sempre più allo Slitheen che, ignaro del piano del Signore del Tempo, ciondolava sulle sue zampe goffamente.

“Ma c’è un’altra cosa che io so su di voi Slitheen” questa volta il Dottore si rivolse direttamente al mostro.

“Cosa?” domandò lo Slitheen sorridendo. Quella dissertazione lo aveva stancato. Avrebbe scuoiato il Dottore e si sarebbe infilato al più presto nella sua pelle pregiata …

Ma non aveva fatto i conti con l’enorme bagaglio culturale del Dottore, il quale sapeva bene qual era il punto debole degli Slitheen.

“So che siete allergici ad una certa sostanza” disse e gli buttò in faccia buona parte dell’acetone della Jones.

Il mostro esplose, inzaccherando i vestiti del Dottore, e una parte del suo corpo flaccido, verdastro e puzzolente gli finì anche in faccia.

“Puah!” disse lui disgustato. “Torniamo al Tardis, Jones! Che schifo! Slitheen puzzolente sulla mia bellissima giacca e su tutto il volto!” si lamentò mentre Marta rideva del suo aspetto.

Sbattutasi dietro la porta del Tardis, e lanciando la giacca a terra, il Dottore si diresse vero la vasca, presente nel grande bagno di fianco la camera da letto.

Martha entrò a dare un’occhiata: “Ma come?” rise forte con le lacrime agli occhi. “Novecento anni e hai una paperella a farti compagnia quando ti lavi?” Martha continuò a ridere mentre il Dottore accigliato e silenzioso faceva scorrere l’acqua calda.

“Ridi pure Martha Jones. Ridi finché te ne do il tempo” la minacciò con uno strano sorrisetto il Signore del Tempo, mentre versava litri di bagnoschiuma nella vasca da bagno.

L’uomo guardò Martha fisso negli occhi, mentre si sbottonava la camicia, e continuò a guardarla anche dopo, quando si sedette sul marmo bianco della vasca da bagno.

“Allora Martha …” le disse facendole segno di avvicinarsi a lui “Hai riso di me e mi hai dato dell’infantile, solo perché mi piacciono le paperelle …” continuò serio.

Quando la ragazza fu abbastanza vicina da afferrarla con entrambe le braccia, il Dottore la prese dalle gambe e poi la lanciò nella vasca da bagno. “Ti meriti quindi un bel bagno per rinfrescarti le idee!” le disse ridendo.

Marta Jones, fu presa alla sprovvista da questa mossa del Dottore, e riemerse annaspando.

“Bastardo!” sibilò arrabbiata.

Il dottore la raggiunse a sua volta poco dopo, e non di sua iniziativa. La ragazza, infatti, appena era riuscita a sollevarsi un poco, lo aveva afferrato e portato con sé in quell’acqua piena di schiuma profumata e di bolle che non scoppiavano ma rimanevano a lungo a volteggiare nell’aria, come piccoli satelliti.

I due compagni di viaggio iniziarono a schizzarsi e a ridere forte l’uno dell’altra.

Quel giorno Martha l’avrebbe ricordato per sempre. Perché quel giorno segnò l’inizio di tutto, tra di loro. L’inizio di una bella avventura che sarebbe durata a lungo….

 

 

 

 

  
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