Martha
Jones e il suo Dottore
I
cyber-uomini erano a
centinaia, migliaia e, disposti per file, marciavano impettiti e rigidi
nelle
loro armature di ferro. Erano stati uomini una volta: avevano provato
dei
sentimenti, prima.
Sì,
prima di essere
brutalmente strappati alle loro vite, i cyber uomini avevano amato,
pianto,
sofferto, gioito.
Sì,
prima di diventare
dei mostri senz’anima i cyber- uomini, un cuore,
l’avevano avuto.
E
ora Martha era a
terra, paralizzata dalla paura a causa di nemici troppo forti e
numerosi perché
lei fosse in grado quantomeno a fuggire da loro. Guardata a vista da
quelle
orbite gelide e vuote, la ragazza se ne stava accucciata in un angolo,
con il
capo chino e il viso tra le mani.
Quello
che non capiva,
però, era il perché non l’avessero
uccisa immediatamente. Non l’avevano certo
risparmiata per pietà! I cyber uomini non conoscevano questo
sentimento, né
qualsiasi altro.
Il loro unico scopo era
quello di trasformare
ogni essere umano sulla faccia della Terra in cyber uomini.
Quando
trovò il
coraggio di porre quella domanda, però, la loro risposta
suonò alle sue
orecchie strana e inaspettata.
La
stavano usando come
esca per attirare in trappola il Dottore!
Martha
Jones si stupì
dell’ignoranza di quei “mutanti di
latta”: lei era stata sì una compagna
dell’ultimo Signore del Tempo, ma non era stata di certo
quella da lui
più rimpianta!
Avrebbero
dovuto rapire
Rose Tyler, si disse, pensando alla vecchia compagna indimenticata del
Dottore
con un pizzico di gelosia: lei sì che veniva rimpianta ogni
giorno dal Dottore!
E amata, di certo Rose Tyler era ancora amata con intensità
da Ten…
Lo
stesso non si poteva
dire di Martha, che aveva lottato invano con i suoi sentimenti nei
confronti
dell’alieno, e che poi aveva dovuto arrendersi
all’evidenza: il Dottore avrebbe
amato sempre e solo la sua Rose.
Martha
si lasciò andare
a una risatina isterica al pensiero e, quando i Cyber-uomini le
chiesero il
motivo di quella manifestazione improvvisa di un sentimento a loro
ignoto, lei
rispose solo scuotendo la testa: “Lui non
verrà” “Il dottore non si
precipiterà
mai qui per salvare
me!”.
Si
sbagliava, e molto.
Un’ora dopo il Tardis si materializzò davanti a
lei, e da esso il
Dottore ne uscì scuro in volto.
Senza dire una parola, la prese per un braccio e la trasse a
sé. Martha poté
sentire la consistenza della sua giacca marrone, e il profumo naturale
dell’uomo.
Facendole
scudo con il
suo corpo, il Dottore iniziò a urlare contro i Cyber-uomini
tutta la sua rabbia
e, approfittando del loro momentaneo attimo di confusione dei circuiti,
spinse
la ragazza fin dentro la cabina blu. Partirono immediatamente, verso
una nuova
rotta a lei ignota.
Martha,
incredula da
quanto appena successo, guardò il Dottore con le lacrime
agli occhi: era venuto
a salvarla alla fine. Significava che per lui era importante anche lei
dopotutto.
“Grazie”
disse con voce
tremula e asciugandosi le lacrime.
Ten
le sorrise,
continuando ad armeggiare con il Tardis per impostare una nuova rotta.
“Ti
piace Roma?” le
domandò imbarazzato. “Ti ci porto ora.
Combattimenti sanguinari nelle arene e
sul campo militare, parricidi, orazioni esemplari, guerrieri di grande
coraggio, magnificenza …” disse riferendosi alla
Roma antica “Ah…la Storia!”
continuò.
Martha
gli si avvicinò
timorosa e gli mise una mano sulla spalla. Poi, gli diede un rapido
bacio sulla
guancia che lasciò Ten di sasso.
“Perché
mi hai salvata?Perché
hai rischiato la vita per me?” gli chiese molto vicina al suo
volto.
Il
dottore si mise una mano
tra i capelli, e distolse lo sguardo. Chinò il capo e
abbassò le braccia. Con
le mani in tasca, infine, disse: “Eri la mia compagna, Martha
Jones. Non potevo
permettere che dei Cyber- uomini che ti uccidessero.”
Martha
si voltò, per
non fargli accorgere della delusione evidente nei suoi occhi.
“Capisco”.
Atterrarono
dopo alcuni
brevi istanti, trascorsi nel più completo silenzio da parte
di entrambi: solo
il Tardis e il suo motore spezzavano di tanto intanto
quell’atmosfera tesa.
Scesero
ben attenti a non
sfiorarsi nemmeno per sbaglio, e si mescolarono alla calca di Romani in
giro
per le strade della città, caotica e colorata.
Nessuno
fece caso al
loro abbigliamento, abituati com’erano gli abitanti
dell’Urbe a stranieri
eccentrici anche nel modo di vestire.
Ai
lati delle strade i
mendicanti sudici e affamati chiedevano qualche sesterzio per vivere,
mentre i
bambini più piccoli giocavano a rincorrersi tra la gente
indaffarata, i
mercanti trattavano i prezzi delle loro merci, e le popolane dalle
braccia
robuste portavano l’acqua in casa per mezzo di anfore pesanti
…
“Martha?”
“Martha
Jones?” la chiamò il Dottore, riscuotendola dai
suoi pensieri.
La
donna si girò verso
di lui, ed esibì un sorriso tirato.
“Ti
piace qui?” le
domandò, allargando le braccia a mostrare tutto quello che
li circondava.
“Sì
molto” annuì con il
capo. “In che anno siamo?” chiese dopo un
po’.
“44
a.C. Oggi verrà
ucciso Giulio Cesare” spiegò il Dottore,
portandola nel Foro Romano.
“E
noi dovremmo
impedire la sua morte?” domandò sorpresa Martha
Jones.
“No,
ma Bruto non è
Bruto” la stupì il Signore del Tempo.
“Vuoi
dire che…” Martha
Jones aveva capito solo che, come sempre, c’era di mezzo
qualche alieno.
“Sì,
Slitheen,
purtroppo” si nascose dietro una colonna e
fece cenno a Martha di fare silenzio.
La
ragazza
appoggiò il viso sulla sua schiena e cercò di non
udire le urla strazianti di
Cesare, che veniva pugnalato ripetutamente da quelli che aveva creduto
amici
fidati e leali.
“Vieni,
andiamo!” la prese per mano il Dottore, infondendole
coraggio. Martha non si
era accorta, con le mani premute sulle orecchie, ma era tutto finito:
gli
assassini di Cesare erano fuggiti via.
“Corri,
o lo perderemo!” la spronò.
A
Martha
venne il fiatone a causa della corsa forsennata per le vie di Roma. Poi
all’improvviso, il Dottore si fermò e Martha gli
andò a sbattere contro la
schiena. “Ahi” disse toccandosi la testa.
Il
dottore nemmeno la ascoltò, e Martha a un certo punto lo
perse di vista, con
tutta la gente riversata in strada.
Credendo
d’intravedere la sua giacca marrone, entrò in un
palazzo cadente, e camminò
piano a causa del buio.
Una
candela
era accesa in fondo alla stanza e il Dottore era immobile, come
pietrificato,
davanti ad una statua di un angelo.
Martha
fece per chiedergliene il motivo, ma lui la interruppe sul nascere:
“Non
battere ciglio. Per nessun motivo. Se batti ciglio sei morta. Questa
non è una
statua normale ma una razza aliena pericolosissima. Ti tramuta in
statua all’istante.
È un angelo piangente, e in giro, nascosti nel buio, ce ne
sono altri”. Spiegò
il Dottore velocemente.
“Come
ne usciamo, Dottore?” una goccia di sudore fu
l’unico segno visibile di quanto
Martha fosse terrorizzata in quel momento.
“Fa
come me” le disse indietreggiando piano, e non distogliendo
nemmeno per un
attimo lo sguardo dalla statua inquietante. Martha però ad
un certo punto
inciampò, e distolse lo sguardo dall’angelo
piangente, che si avventò su di
lei, cambiando fisionomia. Fu terribile. Il Dottore puntò il
cacciavite sonico
sull’alieno, e dal nulla ne sbucarono altri dieci.
“Corri”
le intimò, vedendosi quasi accerchiato.
Le
prese la mano, ed uscirono alla luce del giorno, fuori, dove gli angeli
non
potevano raggiungerli.
Iniziarono
a ridere per il sollievo dopo lo spavento provato ma,
all’improvviso, si
trovarono a guardarsi negli occhi, con il sorriso che piano piano
svaniva, e
l’imbarazzo che rapidamente tornava.
“Guardate!
Quello è Bruto! Dicono abbia ucciso Cesare!”
gridò ad un certo punto una donna
con un bimbo in braccio, poco distante da loro.
Il
dottore si voltò e iniziò a correre verso lo
Slitheen, seguito da Martha.
“Fermati
Slitheen! E’ il Dottore che te lo ordina!” gli
urlò e l’alieno si voltò.
Correva a fatica, con passo strascicato, appesantito dal peso
considerevole che
aveva.
Lo
Slitheen, vistosi smascherato, aprì il corpo di Bruto in
due, facendo scendere
la cerniera.
“Cosa
mi ha tradito?” domandò l’alieno al
Dottore.
“La
puzza che inevitabilmente emetti” disse il Dottore con una
smorfia. “Martha,
hai dell’aceto?” domandò poi alla
ragazza a voce bassa, perché lo Slitheen non
lo udisse.
“Ho
dell’acetone per togliere via lo smalto dalle unghie
…” Disse frugando nella
borsa a tracolla, e non capendo a cosa mai potesse servire al Dottore.
Appena
glielo porse, il dottore glielo sfilò di mano, e se lo
nascose dietro la
schiena.
“Sai
Martha” disse poi a voce alta, come se il mostro non fosse
presente davanti a
loro “gli Slitheen sono appartenenti alla famiglia di Raxacoricofallapatorian,
e sono dei
criminali il cui unico scopo nella loro lurida esistenza è
di fare dei
profitti. Come puoi vedere anche da te, mia giovane amica” e
indicò lo Slitheen
con una mano facendo un grande arco con il braccio destro
“Questa specie è
priva di palpebre, ed ha un olfatto molto sviluppato
…” continuò il Dottore,
mentre lo Slitheen si agitava confuso.
“…Talmente
sviluppato
che riescono a seguire la traccia delle loro prede anche a distanze
elevate.
Per travestirsi con la pelle delle loro vittime, questa razza usa dei
campi di
compressione creati per mezzo dei collari che portano sempre al collo.
La puzza
pestilenziale del loro alito e di altro che espellono dal loro corpo
deriva
proprio dalla compressione che si accumula all’interno del
loro
“travestimento”. Il dottore intanto si era
avvicinato sempre più allo Slitheen
che, ignaro del piano del Signore del Tempo, ciondolava sulle sue zampe
goffamente.
“Ma
c’è un’altra cosa
che io so su di voi Slitheen” questa volta il Dottore si
rivolse direttamente
al mostro.
“Cosa?”
domandò lo
Slitheen sorridendo. Quella dissertazione lo aveva stancato. Avrebbe
scuoiato
il Dottore e si sarebbe infilato al più presto nella sua
pelle pregiata …
Ma
non aveva fatto i
conti con l’enorme bagaglio culturale del Dottore, il quale
sapeva bene qual
era il punto debole degli Slitheen.
“So
che siete allergici
ad una certa sostanza” disse e gli buttò in faccia
buona parte dell’acetone
della Jones.
Il
mostro esplose,
inzaccherando i vestiti del Dottore, e una parte del suo corpo
flaccido,
verdastro e puzzolente gli finì anche in faccia.
“Puah!”
disse lui
disgustato. “Torniamo al Tardis, Jones! Che schifo! Slitheen
puzzolente sulla
mia bellissima giacca e su tutto il volto!” si
lamentò mentre Marta rideva del
suo aspetto.
Sbattutasi
dietro la
porta del Tardis, e lanciando la giacca a terra, il Dottore si diresse
vero la
vasca, presente nel grande bagno di fianco la camera da letto.
Martha
entrò a dare
un’occhiata: “Ma come?” rise forte con le
lacrime agli occhi. “Novecento anni e
hai una paperella a farti compagnia quando ti lavi?” Martha
continuò a ridere
mentre il Dottore accigliato e silenzioso faceva scorrere
l’acqua calda.
“Ridi
pure Martha
Jones. Ridi finché te ne do il tempo” la
minacciò con uno strano sorrisetto il
Signore del Tempo, mentre versava litri di bagnoschiuma nella vasca da
bagno.
L’uomo
guardò Martha
fisso negli occhi, mentre si sbottonava la camicia, e
continuò a guardarla
anche dopo, quando si sedette sul marmo bianco della vasca da bagno.
“Allora
Martha …” le
disse facendole segno di avvicinarsi a lui “Hai riso di me e
mi hai dato
dell’infantile, solo perché mi piacciono le
paperelle …” continuò serio.
Quando
la ragazza fu
abbastanza vicina da afferrarla con entrambe le braccia, il Dottore la
prese
dalle gambe e poi la lanciò nella vasca da bagno.
“Ti meriti quindi un bel
bagno per rinfrescarti le idee!” le disse ridendo.
Marta
Jones, fu presa
alla sprovvista da questa mossa del Dottore, e riemerse annaspando.
“Bastardo!”
sibilò
arrabbiata.
Il
dottore la raggiunse
a sua volta poco dopo, e non di sua iniziativa. La ragazza, infatti,
appena era
riuscita a sollevarsi un poco, lo aveva afferrato e portato con
sé in quell’acqua
piena di schiuma profumata e di bolle che non scoppiavano ma rimanevano
a lungo
a volteggiare nell’aria, come piccoli satelliti.
I
due compagni di
viaggio iniziarono a schizzarsi e a ridere forte l’uno
dell’altra.
Quel
giorno Martha
l’avrebbe ricordato per sempre. Perché quel giorno
segnò l’inizio di tutto, tra
di loro. L’inizio di una bella avventura che sarebbe durata a
lungo….