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Autore: Aule    25/03/2012    2 recensioni
C'era una volta un treno rosso-verde-blu-bianconero che macinava incredibili distanze oltre i confini conosciuti della Terra.[...]
Strano spettacolo si prospettava di fronte a chi apriva loro la porta!
Un energumeno biondo e dagli occhi di uno slavato azzurro cielo, dal libro che leggeva, scrutava di sbieco chi aveva rotto il silenzio profondo in cui si stava inghiottendo, davanti a lui un ragazzo minuto, col volto di bambino, disegnava sul vetro polveroso del finestrino misteriosi paesaggi lunari tenendo gli occhi chiusi, strizzati quasi allo spasmo, i bulbi che si muovevano a ritmo con le mani nell'oscurità.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta...


C'era una volta un treno rosso-verde-blu-bianconero che macinava incredibili distanze oltre i confini conosciuti della Terra.
In questo treno, scherzo del destino(o volere divino?), due giovani entrarono nello stesso triste scompartimento.
Il primo a tirare la manopola consunta ed infelice era stato un tale alto, statuario, dopo essere rimasto lunghi istanti ad osservare la targhettina di un oro pallido accanto alla porta.
Un moretto ansante e goffo era entrato tutto trafelato pochi minuti dopo.

Scompartimento N.333” diceva l'insegna. Entrambi i passeggeri, prima di accomodarsi e sistemare le ingombranti valige di ricordi, erano rimasti attratti da quel numero simbolico nella sua eccezione ripetuta, che sapeva di statica santità, di un che di rassicurante di cui avevano bisogno, un qualcosa a cui appigliarsi nei gorghi e le maree della vita.
Senza nemmeno guardarsi presero posto vicino al finestrino, l'uno di fronte all'altro.

Strano spettacolo si prospettava di fronte a chi apriva loro la porta!
Un energumeno biondo e dagli occhi di uno slavato azzurro cielo, dal libro che leggeva, scrutava di sbieco chi aveva rotto il silenzio profondo in cui si stava inghiottendo, davanti a lui un ragazzo minuto, col volto di bambino, disegnava sul vetro polveroso del finestrino misteriosi paesaggi lunari tenendo gli occhi chiusi, strizzati quasi allo spasmo, i bulbi che si muovevano a ritmo con le mani nell'oscurità.
Tutti, anche i più temerari, dopo aver sbirciato nella stanza chiudevano lo sportello con forza, decisi più che mai a non andare mai oltre le loro vite tranquille e piene di incongruenze, per paura di non raggiungere un traguardo e, spezzati come bambole, non poter più tornare quelli di prima.

Il treno era partito da ore-giorni-anni-secoli-millenni ed i due compagni di viaggio ancora non accennavano a parlarsi, ognuno troppo perso nel proprio folle obiettivo da poter pensare ad altro.
Finito il disegno di un drago di carta che sputava stelle di fuliggine dalle scure fauci bidimensionali però il moretto, scosso da qualcosa che veniva dal profondo, parlò, la voce tremante per l'emozione che lacerava di speranza il cuore.
-Tu sai, t tu s sai -balbettò- tu sai qual'è la Verità del mondo?
Il biondo, come risvegliato, sobbalzò impercettibilmente al sentire, più che quella domanda, quella voce. Voce melodiosa e dolce di una ninnananna, voce incredula di bambino imprigionato in un corpo troppo grande, magica di luoghi mai visti e neanche immaginati fino a quel momento.
Un piccolo fremito e tutto si era fatto di nuovo buio e silenzioso, solo una piccola scintilla sfavillava ancora nel suo cuore nero, come tanti anni prima della sua maledizione, quando spinto da un desiderio insano aveva iniziato a cercare con una perizia e un' attenzione pazza cosa a questo mondo potesse rendere felici.

Passa poco, o forse tantissimo, nei suoi pensieri cristallizzati dalla ragione.

-Dimmi qual'è e finalmente potrò capire e allora potrò fare di conseguenza!- chiede ancora l'anima in pena, con un finto tono lamentoso che troppo fa sottendere la disperazione che ormai si arrende a se stessa, la tragedia di che vive riponendo la fiducia negli altri e, quando si rende conto che credere nel prossimo è inutile, cosa sia mai importante nella vita, cosa sia il suo scopo se non servire, la sua Verità se non amare.
Gli occhi turchini si scuriscono un poco, assottigliandosi nel pensare.
La verità? Cosa importa della verità quando si può essere felici? E quel ragazzo non può dirsi felice senza sforzo? Tutto in lui irradia luce, tutto in quel corpo esile e slanciato, in quelle mani piccole e affusolate, in quel viso dolce e sereno ispirano quello stato di beatitudine a cui porta la felicità.
Eppure le sue sottili labbra si increspano in una supplica straziante, i suoi occhi nascosti gridano pietà dalle loro celle.
Sente che la sua risposta farà soffrire quella specie di angelo che gli sta vicino, e quasi ne gode, mentre parla: -La verità è che la vita è fatta di sofferenza e di dolore, che nonostante questo accomuni tutti gli uomini ognuno si crede migliore degli altri e li disprezza e quando viene il momento di uscire da questa triste vita ci si sente sfortunati, infieriamo sul nostro destino e nel nostro ultimo lamento malediciamo chi si ha di più caro dandogli la colpa della nostra caducità. E tu dimmi, come si può essere felici in un mondo come questo?-

Il moro inspira, espira a fondo, prima di liberare gli occhi dal loro torpore, come grandi perle brune dalle loro umide conchiglie, poi lo guarda dentro e quello sguardo color cioccolato sfa tutti i suoi scudi contro il bene e il male dell'altro, prima del dolce abbraccio con cui lo avvolge in tutta dolcezza, prima di quel sussurro all'orecchio che leva quella patina di mediocrità che separava gli occhi profondi e liberi dalla vita: -Se questa è la Verità, la felicità è...-

Un grido profondo e roco rompe le sue parole, le due teste del mostro portano via a brani di carne la salvezza, gli occhi nocciola si chiariscono mentre il sangue zampilla vermiglio dal corpo esanime, inondando la stanza.


Germania si sveglia di soprassalto, scosso da fremiti convulsi, battendo i denti per il gelo che viene da dentro, da quel suo cuore che in fondo al petto non vuol morire travolto dalla ragione.
Per riflesso si gira nel letto, sbarra gli occhi nella ricerca di qualcosa di familiare che lo possa far calmare.
Lo trova subito, Italia accanto a se lo fissa con i suoi stessi occhi smarriti, perduti in un incubo diverso e simile dal suo.
Che fare?
Con poca convinzione si sorridono, decisi a non mostrare ancor di più il proprio dolore.
Si stringono la mano e solo quel contatto sembra dare a tutti e due più coraggio.
Questo basta, rigirandosi nella dura brandina riprendono a dormire pregando congiuntamente, con affanno, di non fare mai più un sogno del genere.
Chi lo sa che non ci riescano, anche in guerra la speranza è l'ultima a morire!

C'era una volta un valoroso cavaliere che partiva per una crociata, alla sua dama aveva chiesto di aspettarla, lei è rimasta lì, immobile nel corso dei secoli, a guardare in lontananza, a sperare che lui ritorni.

C'era una volta un bambino nero come la notte che spiava la sua servetta fare corone di fiori.
Un giorno un corvo di pece lo rapì, i suoi occhi non capirono mai il male di guardare solo all'esterno ogni cosa.

C'era una volta un bambino, solo, solo come un cane, ma che sapeva fingere il sorriso più bello del mondo ed un altro che lo ammirava perchè lo credeva sincero.

C'era una volta un ragazzo che piangeva sempre per gli altri e mai per se stesso.

C'era una volta un ragazzo che non sapeva cosa fossero le lacrime per eccesso di dolore.

C'era l'erede di un grande impero e chi tentò di emularlo tre volte.

C'erano due giovani contrastanti come il bianco sul nero; non volendo mai deludere gli altri, avevano dimenticato loro stessi.

C'era chi per paura di sbagliare aveva fatto troppo, e chi troppo poco.


C'era.....



Buon pomeriggio!

E' da tanto che non ci si vede nevvero?
E' che i miei mi hanno solennemente proibito di andare al computer fino a quest'estate, ma oggi non ci sono quindi ne ho approfittato :).
Bene...che dire d'altro?
Ho scritto questa storia quasi un anno fa e oggi la pubblico con qualche miglioria tecnica appresa nel frattempo.


Hope you like it!


Akai


  
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