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Autore: J85    26/03/2012    0 recensioni
Un gruppo di ragazzi, tutti e cinque grandi appassionati di film horror, si troverà, improvvisamente, con il proprio grande sogno trasformato in realtà: Diventando loro stessi dei mostri del loro genere cinematografico preferito. Purtroppo la realizzazione di questo particolare desiderio comporterà anche il presentarsi, nella loro città, di oscure creature.
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                        CAPITOLO 5

“La storia prosegue”

 

 

 

Il meglio (o il peggio, a seconda dei punti di vista) di Faring Town era la sua noiosa e banale quotidianità. Era da poco passata mezzanotte e le strade di questa ridente cittadina erano completamente deserte. Con le sue villette, munite di giardini ben curati davanti e dietro, una identica all’altra. L’unica cosa che forse cambiava, di tanto in tanto, era il necessario per il barbecou. Ma le cose di certo sarebbero cambiate di lì a breve. Questa sensazione poteva essere chiaramente percepita guardando il curioso quintetto di giovani che camminava al centro delle grandi strade completamente deserte di quella notte.

“Insomma ragazzi proprio non capite la grande opportunità che c’è stata data?” continuò imperturbabile Benjamin.

“Fanculo Benji!” gli ripeté per l’ennesima volta Bill.

“Bill ha ragione Benji! Sei l’unico tra noi che trova questa cosa fantastica!” esclamò Kaufman, che tornava a sentire un lieve languorino allo stomaco.

“Ma dai gente, grazie a questi poteri abbiamo l’opportunità di cambiare le nostre vite!” non si arrendeva il più entusiasta del gruppo.

“Io ho paura che queste cose siano collegate agli eventi della notte scorsa purtroppo” espresse i suoi timori Kramer.

“In effetti anch’io Benji la penso come Bob” aggiunse Louis.

“Quindi secondo voi le morti della notte scorsa sarebbero colpa nostra?” chiese infine ai suoi compagni Luhan.

Nessuno rispose.

Dopo attimi di silenzio, in cui il gruppo si era fermato guardando ciascuno negli occhi dell’altro, Chambers ruppe la quiete “Piuttosto ora dove si va?”.

“E che ore sono?” incalzò subito Kramer.

“È mezzanotte passata” rispose alla seconda domanda Bill, guardando il suo orologio da polso ormai fradicio.

“A me è venuta anche fame…” sospirò Kaufman.

“Oddio un posto ci sarebbe dove poter trovare rifugio…” si rispose praticamente da sé Louis, guardando poi di sottecchi Benji, come poi fecero anche gli altri tre.

“Ma ancora? Ma perché bisogna riunirsi sempre a casa mia?” protestò il diretto interessato.

“Perché la tua è la casa più grande” gli rispose ironico ma non troppo Bill.

“Non è vero anche quella di Bob è molto grande!” continuò a protestare il ragazzo indicando Kaufman.

“Sì ma cosa potrei dire ai miei se vi faccio entrare in questo stato qui?” gli rispose per le rime quest’ultimo.

“È vero cazzo! Cosa gli dico se ci vedono conciati in queste maniera? Cazzo cazzo cazzo!” si mise le mani nei capelli Benji.

“Magari i tuoi sono già a letto e noi cercheremo di non farci sentire” provò a sdrammatizzare Chambers.

Detto questo il gruppo riprese la sua marcia verso casa Luhan.

 

Dopo una mezz’oretta i ragazzi erano finalmente giunti a destinazione.

“Eccoci a casa” ironizzò il più grande del gruppo.

“Ma le chiavi di casa ce le hai Benji?” chiese d’un tratto Louis.

“Certo che ce le ho! Se non altro vedo che la luce della camera dei miei è spenta…” si rassicurò un minimo il giovane mentre cercava le suddette chiavi.

“Io poi ho ancora fame…” ricordò al resto della ciurma Kaufman.

“E se passassimo dalla finestra?” suggerì improvvisamente il Bob taciturno.

Tutti lo squadrarono sorpresi ed al tempo stesso sconcertati dal fatto che quell’idea fosse venuta esclusivamente a lui.

Dopo qualche secondo di silenzio ed immobilità cominciò Louis “In effetti non è una brutta idea. Quando ero al drive-in, sono riuscito a saltare una macchina che stava per investirmi, facendo un salto di almeno 3 metri…” e detto questo si avviò sotto la finestra del suo amico che era lì con lui.

“No Louis fermo e se mi rompi la finestra?” cercò di bloccarlo il proprietario della camera da raggiungere.

“Eh dai Benji lascialo provare, piuttosto che salire le scale tutti insieme allegramente!” appoggiò l’idea di Louis, Bill.

“Fate piano gente o sveglieremo tutto il vicinato!” cercò di zittirli Kaufman.

Infine anche Benji si decise a lasciare provare il compare. Il ragazzo si fermò nelle vicinanze dell’abitazione, sotto la relativa finestra. Tornò ad inginocchiarsi come aveva fatto in precedenza. Infine fece scattare i muscoli poderosi delle gambe e staccò in volo. Superò di un po’ l’altezza del ripiano della finestra, tanto da poter atterrare tranquillamente su di esso, una volta iniziata la fase discendente della parabola di salto.

A terra, il resto della compagnia stava quasi per esultare ad alta voce per il successo dell’impresa da parte del compagno. Purtroppo sopraggiunse un altro problema “Merda ma è chiusa!”.

Il giovane licantropo a questo punto si girò verso gli altri e disse “Benji! La finestra è chiusa!”.

“Fanculo!” tirò giù di colpo le braccia Bill imprecando.

Benjamin rifletté un attimo. Poi tornò a guardare in su “Aspettami Louis che ora ti raggiungo…”.

Detto questo il ragazzo chiuse gli occhi.

“Benji…che intenzioni hai?” gli domandò preoccupato Kaufman.

“Sono un vampiro, no? Se mi concentro forse posso anche volare, no?” fu la risposta immediata.

Nessuno dei restanti osò più dire una parola mentre Luhan cominciò a sollevarsi da terra. Lo stesso ragazzo, una volta riaperti gli occhi, rimase stupito dell’impresa che stava effettuando. Poi tornò a rimirare la finestra di camera sua e riuscì anche ad accelerare il suo decollo. Arrivò preciso alla meta, sbattendo però la testa sul vetro.

“Tutto bene Benji? Ma come ci sei riuscito? È stato anche più fantastico del mio salto!” lo sorresse un attimo Louis.

“È stato più semplice di quando pensassi Louis! Praticamente pensavo solo di essere in grado di volare e…posso volare!” rispose entusiasta Benjamin.

“Bene, ma ora come si fa con la finestra?” tornò alla realtò Chambers.

“Ah già…tranquillo con tutte quelle botte che ha preso per colpa del vento forte, è molto meno resistente di quello che sembra…” e con una spallata, neanche delle più potenti, riuscì ad aprire i battenti ed entrare in camera sua.

L’altro tornò a voltarsi in basso verso il resto del gruppo “Ragazzi ce l’abbiamo fatta! La finestra si è aperta! Venite anche voi!” sempre cercando di mantenere un tono di voce dei più bassi.

I tre, dopo qualche secondo di euforia dovuto alla riuscita del loro piano, tornarono a guardarsi tra di loro.

“Beh io vado!” esclamò Bill mentre si dirigeva verso un albero i cui rami finivano vicini alla finestra della camera di Luhan, escamotage che aveva usato già altre volte per raggiungere la suddetta meta.

Si avvinghiò per bene al tronco per dare inizio alla sua scalata. Ma dopo poco scivolò subito verso terra. Si rese subito conto che il suo corpo bagnato non gli permetteva di certo un’ottima presa su quella superficie però, nonostante questo, riprovò altre volte.

Nel frattempo, Bob Kramer si voltò nuovamente verso la finestra ed alzò il braccio destro verso di essa.

“Che stai facendo Bob?” gli chiese il suo omonimo.

“Non so…qualcosa nella mia testa mi dice di fare così…” fu l’enigmatica risposta della giovane mummia.

“Perfetto! Di bene in meglio…” ironizzò rassegnato Kaufman.

Ma ecco che un capo, di una delle bende che copriva praticamente per intero il corpo del ragazzo, sfrecciò magicamente verso la finestra e si andò a legare al lampadario della stanza.

“Che forza!” esclamò sorpreso il ragazzo obeso.

Tale esclamazione richamo l’attenzione, oltre dei ragazzi affacciati alla finestra, che si erano repentinamente scansati per evitare l’arrivo della benda magica, anche di Bill, che aveva dovuto nuovamente rinunciare all’ennesimo tentativo di scalata. Il mostro marino ghignò beffardamente e andò rapidamente a raggiungere Kramer.

“Scusa ma ti strappo un passaggio, sperando che la tua sia carta assorbente!” si abbracciò a lui ed in un attimo spiccarono il volo verso la camera, rischiando di travolgere Benjamin e Louis.

L’atterragio fu più rudimentale e nettamente più rumoroso dei precedenti, ma nessuno sembrò destari nell’abitazione ed i quattro tornarono a farsi i complimenti tra di loro, mentre la benda tornò ancora più magicamente a riavvolgere il braccio di Bob.

Ad un tratto si sentì una voce provenire dall’esterno…

“Ragazzi! Io sono ancora qua giù! Nessuno può venirmi a dare una mano? Dai gente come faccio io a raggiungervi fin lassù?!”.

I quattro dentro la camera di Luhan ci rifletterono un po’, mentre dall’esterno continuavano a piovere le suppliche da parte di Kaufman.

“Va bene, ci vado io” decise infine il proprietario della stanza.

 

Una dimora isolata, tetra e fatiscente.

“Direi che è l’ideale per esseri come noi…non la pensi così anche tu, mio fedele compagno?”.

Due uomini rimanevano immobili davanti a questa buia abitazione. Uno vestito con un abito raffinato ed elegante che richiamava tempi ormai passati, con un soprabito utilizzato più come un mantello, adagiato sulle sue robuste spalle. Mentre l’altro aveva indosso abiti più comuni rispetto al precedente, ed era legato da una solida catena, tutta avvolta attorno al suo busto, comprimendogli ai fianchi le proprie braccia.

“Bastardo! Come hai potuto usarmi per questa faccenda? Io non voglio entrarci in questo tuo lurido progetto!” urlava l’altro, dimenandosi inutilmente per liberarsi dalla presa di ferro.

“Non è tra le tue personali possibilità la scelta del partecipare o meno a questa mia iniziativa…” gli rispose in modo cortese ma allo stesso tempo alquanto seccato “Mi chiedi poi come ho fatto a soggiogarti per farti avere le informazioni necessarie dell’esatta ubicazione di questo maniero? Diciamo che su alcune tipologie di animali ho un buon ascendente…compresi i lupi!”.

A queste ultime parole il prigioniero si scaraventò contro di esso il quale, con un solo colpo a mano aperta sul petto dell’avversario, lo fece scaraventare in aria a metri di distanza, tenendo comunque ben salda la presa sul capo della catena con cui lo teneva sotto controllo.

“Infine è in questo edificio che si trova l’amuleto…” soggiunse quasi sottovoce il conte.

L’uomo a terra si stava faticosamente rialzando quando ebbe un dubbio “Ehi aspetta…ma com’è possibile che tu sia vivo con il sole in cielo?”.

“Diciamo mio ingenuo ospite che in certi periodi godo di libertà di movimento anche a mezzogiorno”.

“Oh…fantastico!” esclamò il licantropo, che si era finalmente riportato in posizione eretta.

“Dunque non perdiamo tempo in ulteriori ed inutili preamboli, mio fedele uomo lupo, e prendiamo possesso della nostra nuova magione!” detto questo si avviarono entrambi, chi volente e chi meno, verso la porta d’ingresso dell’edificio.

 

“Coraggio Timmy, dì a papà quanto hai preso al compito di matematica stamani…” lo incoraggiò la madre.

Il piccolo Timmy, un vivace bambino di 8 anni, emise timidamente la vocale con un filo di voce “A”.

“Eh bravo il mio campione! Scommetto che sei stato il migliore della classe!” si congratulò il padre, un uomo sulla trentina appena rientrato dal lavoro in fabbrica.

“Bravo il mio ometto!” si congratulò a sua volta la moglie, una donna ancora molto piacente con i capelli biondi legati in una coda di cavallo alta, baciandolo rumorosamente sulla fronte.

Il ragazzino arrossì violentemente, poi la sua attenzione fu rapita da un rumore fastidioso proveniente da fuori “Mamma, che cos’ha Rudy da abbaiare tanto?”.

“Non ti preoccupare, di certo starà passando un gatto dall’altro lato della strada”.

Al di fuori di questo felice focolare domestico, dall’altro lato della strada, era presente non un semplice gatto, ma un uomo bendato dalla testa ai piedi, proveniente da luoghi e tempi lontani. Questo individuo cominciò ad avvicinarsi alla casa, fermandosi un attimo ad osservare il cane che gli abbaiava contro. Alzò il braccio verso l’animale e di colpo il quadrupede fu assalito da piccole ma letali formiche dalla testa rossa, che in pochi secondi fecero scomparire del tutto la povera bestia.

La famiglia, non sentendo più il proprio cane abbaiare, si allarmò. Il padre corse verso la finestra per accertarsi di quello che era successo, non credendo letteralmente ai suoi occhi, vedendo le sembianze del tizio che si stava avvicinando alla loro porta principale.

“Ma che ca…” non terminò la sua volgare esclamazione sentendo l’uscio sbattere violentemente.

A questo punto si precipitò verso il corridoio dell’ingresso, intimando l’intruso di lasciare immediatamente l’abitazione. Ma dopo poco la mamma ed il suo figlioletto videro rientrare l’uomo di casa terrorizzato dalla visione del loro sgradito ospite, che entrò poco dopo di lui nella cucina. Alzò nuovamente il braccio e pronuncio parole che non erano semplice egiziano moderno, ma vocaboli molto più antichi. Il corpo del babbo cominciò ad abbassarsi e la sua pelle a disgregarsi. Di lui non rimase che un mucchietto di sabbia.

“Scappiamo Timmy!” urlò la neo vedova, trascinando con se nella stanza attigua la sua prole. I due scapparono in direzione della porta secondaria che però si chiuse magicamente insieme a tutte le altre vie di fuga. E la mummia li raggiunse.

La madre si raggomitolò piangente in un angolo, tenendo stretto al suo seno il bambino. Di colpo però quest’ultimo si alzò, andando verso la creatura che gli porgeva una mano.

“Timmy cosa stai facendo? Torna qui piccolo!” ma a nulla valsero le urla disperate della donna.

Il bimbo si avvicino al non morto che, continuando ad osservarlo, mise le proprie mani sulle tempie del’infante. Dopo poco gli occhi di Timmy si rovesciarono e il corpo cadde a terra esanime.

“NNNNNNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” urlò disperata la mamma, che poi svenne dal troppo dolore.

Dopo un tempo indefinito la donna si ridestò. Gli ci volle un po’ per mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava. Poi riconobbe subito la stanza da letto sua e di suo marito. Pensando a quest’ultimo gli tornò in mente tutta la macabra verità. Improvvisamente si accorse di essere legata mani e piedi al letto con le sue lenzuola, facendole tenere una posizione ad X. In più scoprì di avere addosso solamente il suo paio di mutandine rosa, con il suo corpo ricoperto da strani simboli rossi. Infine, di fronte a lei, riconobbe subito il mostro che aveva ucciso tutta la sua famiglia in pochi minuti.

“Cosa vuoi farmi figlio di puttana? Uccidimi pure come hai fatto con la mia famiglia bastardo!” digrignava la sua bocca mentre continua ad infamare la mummia.

L’essere continuava a fissarla impassibile, poi sollevò il braccio nella cui mano teneva ben stretto un pugnale sacrificale. La donna non aveva più forze per urlare e si limitò a piangere nell’attesa del colpo fatale. Che arrivò.

“Se tutto ciò potrà farmi tornare alla mia grandezza, io lo eseguirò Anubi” fu l’unico pensiero dell’egiziano.

 

Lago Corman.

Il posto ideale per passare una bella giornata, con l’immancabile pic-nic, sulle sponde di questa tranquilla riserva d’acqua. Un altro divertente passatempo da poter effettuare è la guida della propria barchetta radiocomandata sulla superficie acquea. Lo stesso che stava facendo il piccolo Josh, un ragazzino di circa 10 anni con indosso una t-shirt e calzoncini corti. Sulla testa portava un capellino per evitare spiacevoli scottature, come gli raccomandava sempre la mamma, che purtroppo non era potuta venire con lui per impegni di lavoro. Ma questo a Josh non preoccupava, dato che così poteva giocare nella più assoluta libertà.

“Capitano stiamo attraversando l’oceano ad una velocità di 20 nodi, il tempo atmosferico è dei migliori ed il mare è piatto come una tavola da surf” diceva ad alta voce, imitando il tono della voce di un contatto radio tenendosi chiuso il naso.

Poi la piccola nave gialla cominciò improvvisamente a roteare su se stessa.

“Accidenti capitano siamo rimasti intrappolati in un vortice sottomarino! Cosa facciamo capitano? Ci aiuti lei!”.

“Calmati Jack! Proveremo con un’azione forzata ad andare contro le forze della natura! Dica agli uomini ti tenersi pronti perché si ballerà un po’!”.

Detto questo il bambino smise di roteare il piccolo timone che aveva montato sul radiocomando e l’imbarcazione tornò a procedere in linea retta.

“Congratulazioni capitano! Lei è davvero il migliore di tutta la marina!”.

“Grazie Jack, voi sta…” mentre Josh continuava la sua trama, qualcosa cominciò a non funzionare nel radiocomando. La barchetta infatti comincia ad andare a velocità sempre più elevata, cambiando ogni tanto direzione in maniera decisamente brusca. Tra lo sgomento del ragazzino a riva, la nave, d’un tratto, colò giù a picco. Il bimbo continuò a maneggiare con il comando, sperando di avere segni della sua imbarcazione. Di colpo si sentì afferrare alla caviglia destra. Guardò in basso e vide un viscido tentacolo avvinghiato attorno ad essa che lo tirò a se, facendolo irrimediabilmente cadere. Il bambino, una volta a terra, alzò lo sguardo e si trovò davanti una creatura a metà tra un pesce ed un umano. Inoltre, tra le fauci aveva ben stretta la sua adorata barchina. Con un deciso colpo di mascelle, il modellino si spezzò di netto in due parti, che ricaddero quasi silenziosamente al suolo.

Dopo questo trauma, il ragazzo notò che dal braccio dell’essere partiva lo stesso tentacolo che ora aveva allentato la presa su di lui, e per questo tentò la fuga.

La corsa era decisamente faticosa per il ragazzo che affannava vistosamente, più per la paura che lo attanagliava che per reale stanchezza fisica. Si voltò per osservare le mosse del mostro, che però era ancora immobile nell’osservarlo. Purtroppo fu proprio per questo attimo di disattenzione che il ragazzo non fece in tempo ad evitare la radice di un albero secolare proprio davanti a lui. Era di nuovo precipitato a terra. E questa volta avvertiva anche un gran dolore al piede urtato. Subito la sua attenzione passò al rumore di passi strusciati che proveniva da dietro. Si voltò di scatto e capì subito che la creatura l’aveva raggiunto. Ormai era sull’orlo della disperazione.

“MMMMMAAAAAMMMMMMMMMMMMMAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” emise come ultimo grido.

Il mostro della Laguna Nera l’osservò ancora un attimo, mentre il ragazzino ansimava di terrore. Poi spalancò occhi e bocca e si buttò su di lui.

Questi furono gli ultimi secondi di vita del piccolo Josh, di cui poi verrà ritrovato solamente il capellino che teneva in testa. Per evitare spiacevoli scottature.

 

Non molto lontano dal suddetto lago Corman, una bambina di almeno un paio di anni più piccola di Josh stava anche lei divertendosi all’aria aperta in maniera però totalmente differente. Ella infatti aveva organizzato un incontro con le sue migliori bambole per sorseggiare un po’ di delizioso the. Tutto chiaramente immaginario. Tranne ovviamente le sue bambole, gradite ospiti, il tavolino, le sedie ed il servizio, quest’ultimi tutti rigorosamente in tinta tra di loro in rosa shocking.

Nel mentre, una triste figura si stava avvicinando al lieto e fantasioso banchetto. Nei suo occhi però non c’era particolare crudeltà verso gli uomini ma solo infinita tristezza per essere stato strappato nuovamente all’immensa pace della morte. E proprio con questi tristi occhi si era messo a fissare la ragazzina.

“Gradisce un altro po’ di the signora Drew?”. Chiese con molta serietà la piccolina all’unica bambolotta mora della sua collezione.

“Gradi…sce…the…” ripeteva a bassa voce la creatura.

“Prendi anche un po’ dei miei biscottini Mary-Sue, sono appena sfornati!” proseguì la padrona di casa rivolgendosi ad una delle varie pupe bionde.

“bis…cot…tini…” ripeté in maniera stentata il mostro.

Dopo altri brevi e cortesi dialoghi tra la bambina ed i suoi balocchi, l’essere si decise ad avvicinarglisi. Lì per lì la piccola notò solamente i grandi piedi e le lunghe gambe che si avvicinavano a lei. Poi decise di alzare lo sguardo per controllare chi fosse, così vide davanti ai suoi occhi una faccia orribilmente sfigurata

La creatura l’afferrò immediatamente per la gola, evitando così che qualcuno presente in casa, nel cui giardino la bambina stava giocando, sentisse le sue urla, e la sollevò a più di due metri da terra, proprio di fronte al suo orrendo viso.

Dopo poco però allentò subito la presa, appoggiando la ragazzina in piedi per terra, per poi lasciarle completamente libero il collo. Continuò a fissarla ancora per qualche secondo, con la bambina che faceva altrettanto, il mostro cercò anche di fare un sorriso. Alla fine proseguì il suo girovagare lasciando la piccina ad osservarlo mentre si allontanava.

“Nancy! Vieni che è pronta la cena!” una voce femminile urlò da dentro l’abitazione.

La piccola Nancy per qualche attimo continuò a scrutare la creatura in lontananza, poi scattò velocemente verso la casa, lasciando tutti i suoi balocchi in giardino, sperando che sua madre credesse al racconto che le avrebbe raccontato di lì a breve.

L’esperimento del dottor Frankenstein, dopo qualche metro di passeggiata, decise di lasciare le, seppur deserte, strade di Faring Town per un più tranquillo boschetto, che portava poi ad una radura. Dopo qualche passo dinoccolato dentro la boscaglia, udì delle voci giovani provenire da lì vicino. Decise infine di seguirle.

 

 

 

N.D.A.: Ormai giunti a metà del racconto, anche gli altri mostri hanno cominciato a mietere le loro vittime.

Per quanto riguarda gli aneddoti posso rivelarvi che il nome del lago di Faring Town, Corman, deriva da Roger Corman, famoso regista americano di film horror a basso costo, tra l’altro premiato con l’Oscar alla carriera nel 2010.

 

Grazie come sempre a chi sta seguendo, anche senza commentare, questa storia. Un grazie particolare va a camomilla17 che giustamente, e come voglio che faccia fino al termina del racconto, mi fa notare gli errori presenti per ciascun capitolo pubblicato. Per quanto riguarda il precedente capitolo il fatto che era inizialmente scritto tutto unito, senza neanche uno spazio tra un cambio di scenario e l’altro, è dovuto soltanto ad una mia svista nel passaggio dal file word all’HTML. Invece, per quanto riguarda tutta la valanga d’informazioni che ti ho rovesciato addosso, il cambio dalla terza alla prima persona e gli altri eventuali dubbi che ti hanno assalito, spero di averti fornito una risposta nelle N.D.A. presenti proprio nel capitolo 4, che sono andato a modificare proprio ora mentre ho pubblicato anche questo quinto capitolo.

 

Infine vi aspetto tutti il prossimo lunedì per la pubblicazione del prossimo capitolo della storia.

 

  
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