Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: The Cactus Incident    26/03/2012    2 recensioni
[SEQUEL DI: "Maybe it’s the bitter wind A chill from the Pacific rim That brought you this way "]
Feci la linguaccia a Brian e lui mi fece una smorfia prima di sorridere “Ok Bri adesso, prendi la spugna e mettici il sapone” “Perché questa spugna pezzotta?” “Non è una spugna pezzotta è una spugna naturale, viva” “E cresce?” “Non credo” “Peccato, mi sarebbe piaciuto uno Spongebob per casa…” “Bri mettici quel cazzo di sapone! Non va bene se rimane in acqua per tre ore” “Okok, fatto”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Everyone needs love You know that it's true'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bri cass chapter 5

Brian P.O.V.

“Ehm…. Ragazzi: abbiamo un annuncio importante da fare”  dissi alzandomi da tavola e facendo un cenno con la testa a mia moglie. Eravamo tutti a casa di Matt per il Ringraziamento. E quando dico tutti, dico tutti: Michelle col nuovo ragazzo (che fra l’altro non era quello che avevo beccato nel nostro letto, ma un’altro) compresi.

Eravamo al momento del dolce (torta di zucca, che Cass detestava) quando mi ero alzato in piedi. “Tirati su pure tu” bisbigliai a mia moglie. Si guardò un attimo attorno e mi raggiunse.

“Allora, visto che ci siete tutti non dovremo metterci a chiamare uno per uno” “La bolletta ringrazia” aggiunse Cass e cominciarono tutti a ridere. Le lanciai una mezza occhiataccia, mentre ridevo pure io.

“Seri, è un momento importante, non fate i cazzoni!” mi lamentai io e tornarono tutti all’ordine “Allora è un momento molto importante e…” “Bri, stringi…” bofonchiò lei “Vuoi dirlo tu?” dissi voltandomi verso di lei “Ok, sono incinta” disse tranquilla.

Ci furono tipo quattro secondi di silenzio totale e di occhi che ci fissavano.

Poi partirono i gridolini, le risate, gli applausi e i commenti. Buona parte delle ragazze si buttò su Cass. Val fu più delicata (visto che era incinta di sei mesi) e Michelle non smosse il culo dalla sedia.

Vee venne ad abbracciarmi tutto sorridente “Tu! Ahahaha! Non posso crederci!” “Ci credo a stento io!” “Beh, tanti auguri Haner” disse Matt mentre mi stritolava “Brian tanti auguri” disse Johnny, e venni stretto in un Sevenfold Sandwich, prima che Blake non mi si buttasse addosso, affondandomi un pugno in testa. Mi liberai e gli feci subire lo stesso trattamento. Dopo di ché mi abbracciò “Ahaha! Non ci posso credere! Voglio proprio vedere adesso che combini” “Che voglio combinare? Dopo questo sono poche le cose che mi restano da combinare, ti pare?” “Direi di si, bro”

Dopo il Sevenfold Sandwich, ci fu l’Academy Sandwich, poi i roadies e poi mi lasciarono respirare. A quel punto vennero a complimentarsi anche Michelle e il tizio (che per me non aveva un nome).

“Tanti auguri, Brian” “Grazie, Michelle” il mio avvocato era stato semplicemente spettacolare: era riuscito a farmi cavar fuori il meno possibile (che poi me li aveva tolti tutti lui i soldi risparmiati). Ma non era una  questione economica, era diventata una questione di orgoglio: piuttosto che dare qualcosa di decente a lei, avrei dato tutti i miei soldi in beneficenza.

Provò a parlare anche il tizio, ma appena si avvicinò mi voltai alla ricerca di Cass che era stata sommersa dalle ragazze e che continuavano a farle domande e ridere.

“Che c’è di così divertente?” “Niente, le ho detto che quando l’hai saputo sei svenuto” Ecco, bella figura di merda. Le incasinai i capelli e le diedi un bacio sulla testa “Non raccontarle troppo, lasciale la sorpresa di quando accadrà a loro” mi beccai un dito medio da Federica e le feci una smorfia.

Tornai dai ragazzi a cui era venuta la brillante idea di festeggiare con dei sigari cubani e che adesso stavano fumando in giardino. Dopo aver ricevuto il mio, mi misi un po’ a parlare con loro e mi venne in mente una cosa: ancora non l’avevamo detto ai miei genitori.

Merda.

 

Cass P.O.V.

“Mamma, avevi presente che sarebbe arrivato quando meno me lo sarei aspettato? Ecco, è arrivato” “Che?!” disse scandalizzata, quindi aveva capito.

“Sono incinta” “Oddio! Brian lo sa?” “Brian lo sa da una settimana” “E quando volevi dirmelo?” “Volevamo accertarcene e poi oggi siamo stati a pranzo da Matt” “Quale?” “Il cantante” “Se vabbè, quale? Il rasato o quello sorridente?” Perché Shadows non sorride? A me sembrava sorridesse parecchio con quelle fossette da bimbo….

“Il rasato” “Perché?” “Mà, ma te ne frega che so incinta o vuoi sapè che mi so mangiata a pranzo?” “Era per sapere! Di quante settimane?” “Otto” “Ma è sicuro?” “Ti spedisco l’ecografia? La ginecologa era più che sicura”

Dall’altro lato della cucina, Bri era a telefono con la sua di madre che aveva saputo la notizia da Blake e che adesso gli stava facendo una lavata di testa perchè non gliel’avevamo detto prima. Potevo sentire le urla di Susan fin da dov’ero io.

“Beh, allora come farai?” “Continuerò a lavorare fino al sesto mese e poi stavo pensando che saresti potuta venire qui…” “Mmm, si mi sembra giusto, ma la madre di Brian?” “Gli sta facendo una strigliata perché non l’abbiamo avvertita prima: lo ha saputo da Blake” “Io non ho nessun Blake che mi avverta” “Per questo ti ho chiamato” “Che gentile” disse sarcastica “Figurati” “Può venire anche Angela?” “Mmm... si, la casa è grande. Non ci sono problemi” “Ok, quindi… tanti auguri! Falli anche a Brian, visto che per me provare sarebbe inutile” “Aspetta” mi voltai verso Brian.

“Bri! Facciamo a cambio?” annuì tutto sorridente per la grazia ricevuta e mi venne vicino, dandomi il telefono e prendendo il mio. “Mamma vedi di non parlare troppo difficile: frasi brevi e semplici” “Ok, ciao tesoro!” “Ciao mà” a quel punto Brian mi mimò un grazie con le labbra e non so cosa si disse con mia madre, ma io cominciai a parlare con Susan, notevolmente più calma di quando parlava con il figlio. 

 

Stavamo partendo per una sola settimana. Tre concerti, qualche Meet & Greet, due apparizioni in TV, qualche intervista (quelle spuntano sempre come i funghi) e poi a casa per le vacanze di Natale, finalmente.

Settimana un tantino intensa, ma poi ci aspettava la tranquillità fino alla Befana.

I regali li avevo comprati già quasi tutti, mancavano solo ad Angela e mio padre. Il resto tutto ok. Tanto sapevo che quel Natale avrei ricevuto un sacco di cose, ma niente per me, ne ero certa: c’erano troppe ragazze per non ricevere un guardaroba completamente dedicato al pargolo in arrivo.

Caricai la mia valigia sul tour bus e mi posizionai comoda su un divano, quando mi chiamò mia madre.

“Dimmi” “Questo Natale venite da noi allora?” “Eh?” “Si, ne ho parlato con Brian” Che stronza “Mamma, tu hai parlato, Brian avrà detto “Si cettamente” una volta di più e tu hai capito di poter approfittare dell’ignoranza di mio marito” “Amore, come mi conosci” “Vorrei vedere, ho il tuo stesso cervello… comunque non lo so” “No, non era una vera e propria domanda: voi venite, punto” “Avremmo una vita, lo sai? E poi anche Brian ha dei genitori” “Infatti vengono pure loro” “Cosa?!?!?!?” “Si, ne ho già parlato con Susan : questo Natale vengono in vacanza in Italia” Oh merda…

“Dici sul serio?” “Si, staremo tutti insieme a Cortina. Non è bello?” “Bellissimo! Da quando sei diventata così amica di Susan?” “Dal tuo matrimonio, Tweety, non abbiamo smesso di sentirci da allora!” “O-ok, parlo con Brian e ti faccio sapere, ok?” “Amore, abbiamo prenotato da luglio: se prova a dire di no, ci peserà Susan a convincerlo”

 

Brian P.O.V.

Ero sul divano del tourbus a tirare in aria noccioline e prenderle con la bocca al volo, quando cominciò a squillarmi il cellulare. Cass.

“Già ti manco?” feci con un tono basso e languido, aspettandomi un trattamento dello stesso tipo che però non arrivò.

“Che cazzo hai detto a mia madre?” “Cosa? Niente!” “Beh, il tuo niente ci ha procurato tutte le vacanze a Cortina con i miei e i tuoi genitori” sgranai gli occhi.

“Cosa?!” “Eh si. Mia madre ti ha fregato” “Possiamo sempre dire di no, giusto?” “Sbagliato! Perché ricordati che c’è anche Susan. Possiamo scontentare due suocere in un colpo solo?” “Direi di no…” “Ecco. Compra uno di quei giubbotti imbottiti, doposci e altra roba da neve: ci siamo giocati le vacanze” “Perché? Non sarà poi così male, io, tu, la neve…” “Ah, vengono anche nonna e nonno” “Ok, ci siamo giocati le vacanze” “Decisamente, amore, decisamente”.

 

“Allora, preso tutto?” “Sembra di si. Gli sci li prendiamo in affitto direttamente lì?” “E’ inutile comprarli: non credo vedremo la neve ad Huntington, ti pare?” “Ehi, qualche volta a nevicato!” difendere sempre la patria, in qualsiasi caso, soprattutto se si ha a che fare con degli italiani.

“In trent’anni” “Si, sarebbero inutili. Però io ho lo snowboard” dissi orgoglioso mentre mettevo la custodia nel bagagliaio della macchina “Dove lo hai preso?” “Vecchie vacanze sulla neve” sorrise e mise dentro la sua valigia.

“Ok, c’è tutto, andiamo?” “Si, andiamo”.

Il ventitrè dicembre, c’infilammo in un aereo, diretti a Cortina. Avevo visto le foto su internet, era un bel posto, l’esatto opposto di Huntington, ma bello.

 

Arrivati finalmente a Cortina, dove semplicemente si moriva di freddo, dopo un viaggio estenuante con pure un paio di cambi di aereo, trovammo tutti i nostri genitori, Mattia, Angela, Mckenna e i suoi nonni. Ma bene!

L’albergo era bello, tutto rivestito di legno e col tetto superspiovente, estremamente pittoresco.

In reception ci diedero la chiave e andammo nella nostra stanza. A differenza di quanto avevo fatto credere a Cass sapevo tutto della vacanza (ma niente dei nonni) e infatti avevo fatto prenotare una suite matrimoniale.

“Però… bello” disse mentre mollava le valigie per terra per andare in esplorazione della camera. Si, Lucia aveva scelto un bell’albergo.

Presi anche le valigie di Cass e andai in camera da letto per mollarle lì. Qua trovai Cass sprofondata nel letto, la faccia nel cuscino.

“Che combini?” “Sono stanca e questo letto mi piace” mi sedetti “Si, è comodo” sbruffò e si sedette sul letto. “Ma è un hotel….” “Perspicace…” “Bri, noi passiamo tutto l’anno in albergo, almeno a Natale volevo stare a casa mia. Per questo non volevo venire” la abbracciai “Dai, ci divertiremo” “No, tu ti divertirai, io dovrò star attenta a non affaticarmi troppo e a non bere alcolici” sorrisi e le diedi un bacio in testa.

“Dai, ci sono io che ti faccio compagnia, ok? Non me ne starò tutto il tempo a fare snowboard” “Però voglio provare a sciare…” “Abbiamo una settimana, puoi fare quello che vuoi” “Adesso ho fame” “Pure io…” “Faccio una doccia e poi andiamo a cenare…” Si alzò e prese delle cose dalla valigia. Poi si voltò verso di me. “Che c’è? Non ti vuoi lavare?” chiese con un sorriso malizioso. Risposi nello stesso modo e mi alzai anche io. Cristo, quanto ti amo.

 

Un’ora dopo, tutti puliti, stavamo scendendo nella hall (che aveva il camino, un sacco di poltrone e divani e ti facevano pure la cioccolata calda) e io avevo addosso un magione bianco e collo alto.

Non credo di aver mai messo, in tutta la mia vita, un coso del genere. Non ero mai stato in posti che ne richiedessero l’utilizzo, e quando c’ero stato, ancora non mi vestivo da persona che porta un maglione anonimo e morbido. Peccato che sarebbe rimasto a marcire nel mio armadio (di certo non mi sarei fatto un concerto con addosso quel coso). Cass ne aveva addosso uno molto simile, lungo e con sotto dei leggins neri.

Qui trovammo tutti, fra cui il Predatore che si faceva il solito solitario con quelle carte che mi aveva spiegato Cass essere definite Napoletane. Bah, mai sentite.

Dopo esserci riuniti andammo tutti a cenare.

Credo di non aver mai mangiato così bene in vita mia. Oh meglio, mangio così solo quando sto in Italia. Cristo, perché Cass non cucina così?

Finito d’ingozzarmi come un maiale, ci fermammo un po’ nella hall, stavamo seduti su un’enorme e comodissima poltrona, davanti al camino accesso.

“Dai, questo posto non è così male..” bofonchiò dopo un po’ Cass. “Non è così male? A me piace” si sistemò meglio fra le mia braccia e poggiò il viso sulla mia spalla. Una volta tornati dovevamo assolutamente comprare una poltrona come quella da piazzare davanti al camino.

“Mi piace il tuo maglione… ci stai bene” “Grazie” mi abbracciò e chiuse gli occhi, continuando a bofonchiare cose insensate e sconnesse. Era distrutta. Sorrisi e spostai una ciocca di capelli che sembrava infastidirla, in risposta sorrise e poi rilassò di nuovo i muscoli del viso.

La presi in braccio e aprì a stento gli occhi, per poi chiuderli di nuovo dopo aver constatato che ero io.

“Buona notte” dissi agli altri che erano rimasti lì a parlare. Che poi mio padre e il Predatore avevano parlato tutta la serata. Chissà come cazzo avevano fatto.

Arrivati in camera le tolsi le scarpe e il maglione e la misi sotto le coperte. Mi spogliai, andai in bagno e quando tornai era nella stessa e identica posizione di prima, unica differenza che russava leggermente. Strano, non aveva mai russato, nemmeno ai tempi del liceo. Bah.

Mi stesi vicino a lei e senza aprire gli occhi mi abbracciò “Bri…” sorrisi fra me e le diedi un bacio leggero, la abbracciai e sprofonda nel sonno. 

 

Cass P.O.V.

“Ok, sei pronta?” chiese Bri convinto, da dietro una mascherina col vetro arancione “Più o meno…” Com’è che tutt’a un tratto soffrivo di vertigini? Eppure non era poi così ripida…

“Allora dai! È facile. Mettiti in posizione” mi sistemai come mi aveva spiegato  “Ok, con le bacchette datti la spinta, io sto giù che ti aspetto, ok?” “O-ok….” Mi guardò e mi sorrise. Saltò e si voltò verso me con tutto quell’affare che aveva allacciato ai piedi (più comunemente chiamato snowboard).

“Lo facciamo insieme?” propose “Forse è meglio” “Dai, non avrai paura? Che fine ha fatto tutto il tuo coraggio?” Eh no. Sul mio coraggio non si discute. “Ok, Haner. Al mio tre” mi sistemai “Tre!” e mi buttai giù sulla pista.

Però, era divertente! Evitai un paio di signore parecchio lente e arrivai alla fine e a quel punto mi resi conto di una cosa di fondamentale importanza: Brian non mi aveva insegnato a frenare! Oh merda.

Continuai diritta e finii addosso a un ragazzo che, con uno spettacolare effetto domino, ne mandò giù altri tre.

Mi spostai da addosso al ragazzo, andando col sedere sul ghiaccio.

“Scusami!” disse qualcosa di strano in una lingua che non conoscevo e allora gli parlai in inglese “Scusa, non riuscivo a frenare” continuò a dire qualcosa di strano e di alquanto divertito “Se vabbè… ciao!” andai per provare ad alzarmi, ma fui travolta da Brian e tirai pure una testata sul suo snowboard che adesso portava sotto braccio.

“Grazie eh” mi afferrò per una mano e mi tirò sopra, ma appena in piedi sentii una fitta atroce e la mia caviglia cedette. Merda, lo sapevo che avrei fatto quella fine. Brian mi prese prima che andassi a terra.

“Cazzo la caviglia!” “Aspetta. Ce la fai a reggerti su un piede? Ehi tu, amico!” e fischiò in direzione del presumibile tedesco. “Parli inglese?” “Poco” “Bene, tu adesso mi aiuti, ok?” scandì parola per parola. Il ragazzo annuì. Gli fece un fischiò e gli fece segno di reggermi, mentre lui mi toglieva gli sci.

“Ok, amico. Tu porta questi, io porto lei” gli piazzò in mano sci, bacchette e snowboard e mi prese in braccio. Il ragazzo fu seguito da uno di quelli che avevo fatto cadere che mi resi conto essere femmina e avere dei lunghi capelli biondi.

Meno male che eravamo alla stazione sciistica dell’albergo, altrimenti sarebbe stato molto più complicato. Il ragazzo ci aiutò fino alla hall, qui, quando ci togliemmo cappelli e mascherine ci riconobbe.

“Ehi! Tu sei Synyster Gates!” “Eh si, amico” “E tu sei Shaddy Obscure!” perché nessuno si ricorda mai la C? Shaddy C. Obscure! Non è difficile “Capitan Ovvio...” mugugnai. Poi alzai la testa e sorrisi.

“Eh si” tirò fuori la macchina fotografica e si fece autografare la fattura di un parrucchiere che aveva in tasca, mentre alla ragazza firmammo una spalla.

Brian li salutò e ringraziò dell’aiuto, per poi tornare a parlare col tizio della reception che mi stava soccorrendo “Chiamiamo subito il medico”.

Il dottore arrivò dopo un quarto d’ora e per mia immensa fortuna non mi ero rotta la caviglia, solo che dovevo stare in assoluto riposo e portare una fasciatura. Fra l’altro, l’hotel affittava le stampelle. Rimasi sconcertata: era una cosa così frequente da poterci addirittura guadagnare qualcosa?

Così, mi ero rovinata le vacanze. Ma che bello! Avrei passato sei giorni in una camera d’albergo, il sogno di una vita.

Brian mi aiutò ad arrivare in camera e dopo essermi cambiata tornai nella hall.

“Torni a sciare?” “No, vado a comprarti le bende” “Bri, tu non parli abbastanza italiano per poter comprare qualcosa” “No, ma questa è una località turistica e io parlo inglese. Quindi se non conoscono l’inglese sono loro a far schifo” mi diede un bacio leggero “Torno subito” e se ne andò, così rimasi sulla poltrona sulla quale mi ero addormentata la sera prima, a fissare il televisore.

Dopo un po’ di un film natalizio del cavolo, con dei ragazzini bloccati in un aeroporto, afferrai il mio cellulare e mandai un messaggio a JD e uno ad Alice, per avvertire della bella notizia e dell’essermi completamente rovinata tutte le vacanze, perché il dottore aveva detto che dovevo starmene buona e calma fino al cinque del nuovo anno.

Stavo fissando il televisore, quando sentii una mano su una spalla. Mi voltai di scatto e trovai mio nonno.

Si sedette sul puff sul quale tenevo il piede, vicino alla mia gamba.

“Che è successo?” “Mi so sfasciata” “Sulla neve?” “Si, prima discesa e bam! Tu? Perché stai qua?” si guardò un po’ attorno, le mani congiunte, con gli avambracci poggiati sulle cosce. Scrollò le spalle e mi rispose.

“Nonna e Angela so andate a fare spese, io so rimasto qua” “Ah capisco” mi guardò con fare interrogativo, solito di lui “Che fine ha fatto il coglione?” “Nò, sarebbe mio marito” “Si, ma rimane un coglione” alzai gli occhi al cielo “E’ andato a comprare le bende per la mia caviglia”

Fece una lunga pausa, prima di ricominciare a parlare.

“Vabbè, se devo dire la verità,  è coglione, però si vede che ti vuole bene” “Meno male…” dissi ridendo e lui rise con me. Brian (o gli altri) si lamentava tanto di quanto fosse pauroso, ma a me non metteva paura. Sarà che lo ricordo sempre così, fin da quando ero piccola, ma non mi aveva fatto mai paura. Quello era mio nonno, come potevo averne paura?

Rimanemmo un po’ a parlare, niente di ché e poi se ne andò sulla veranda, perchè doveva fumare e io tornai a fissare il televisore. Mi posai una mano sulla pancia, coperta dal maglione. “Eh piccolo, mai più. Lo sci non fa per noi”

Stavo fissando ancora il televisore, chiedendomi che fine avesse fatto Brian e desiderando una chitarra da poter suonare, quando mi suonò il cellulare.

“Si?” “Che diamine hai combinato?” “Ciao Blake, che piacere sentirti! Si, il bambino sta benissimo!” “Ok, rispondi” voltai gli occhi al cielo “Niente, sono caduta sulla neve. A te chi lo ha detto?” “Matt. Tu l’hai detto a JD, giusto?” “Si, era per farvelo sapere” “E’ grave?” “No, è una stronzata, solo che sto a posto fino alla fine delle vacanze” “Il bimbo?” “Sta meglio di me” “Ok, questo è l’importante” sentii qualcuno parlare in sottofondo “Cass, ti saluta tutta la VU e guarisci presto” “Non farci prendere spaventi, nana!” quello era Jake “Mi raccomando! Adesso se nasce stupido come il padre ce la prenderemo con te e non con lui!” Rob.

Risi e poi sentii altri commenti, come quelli di Alice o Matt. Dopo un po’ Blake dovette salutarmi e chiusi la chiamata, tornando a fissare il televisore e desiderando con tutta me stessa la mia Bessie.

Una decina di minuti dopo arrivò Brian e rimasi completamente sconcertata. Si tolse il cappello e gli occhiali da sole (i suoi soliti, non quelle strane mascherine arancioni con l’elastico, da snowboard), mentre camminava verso di me si aprì il cappotto e mi piazzò sulle gambe una custodia rigida con un fiocco rosso spaventoso. “Dove diamine hai trovato una chitarra?” “In un negozio di musica” disse tranquillo, come se la cosa più ovvia del mondo (e in effetti lo era, ma sssshh! Dettagli).

“Credo ti piacerà, ma vedi che te ne pare. Visto che devi passare una settimana qua dentro e le parole crociate non mi sembrano nel tuo stile, ti ho comprato qualcosa per tenerti occupata. Vado ad appendere il cappotto. Apri tranquilla, non esplode” disse divertito, mentre ancora fissavo la custodia.

Feci scattare l’apertura e tirai fuori un’acustica mancina semplicemente spettacolare.

Era una Ovation Adams 1681 KK- model (si ringrazia il cartellino per l’informazione), il corpo e la paletta erano azzurrino- violaceo, mentre la tastiera doveva essere d’ebano a giudicare dal colore. C’erano aerografati anche dei fiocchi di neve. C’era già un plettro (bianco con un fiocco di neve blu, dello spessore che uso sempre io) incastrato fra le corde, sul primo tasto.

Provai a vedere se era accordata. Perfetta. Cominciai a sfiorare le corde lasciando correre le mani, senza pensarci e finii a suonare Steaway To Heaven. Brian venne a sedersi sul bracciolo della poltrona. “Allora? ti piace?” “E’ bellissima, Bri. Grazie!” lo abbracciai e gli lasciai un bacio leggero.

“Volevo prenderti un’elettrica, ma poi ho pensato che ci avrebbero cacciato dall’hotel. In più quelle che avevano non mi piacevano o non mi sembravano adatte a te. Questa  mi ha colpito in modo particolare e in più era l’ultima mancina che avevano di questo modello” lo ascoltai mentre continuavo a suonare.

Come faceva a sorprendermi sempre o sapere quello che volevo, non me l’ero mai spiegato. Forse perché ragionava con quel pezzo di mente che non era mai cresciuto e diventato adulto, e proprio per questo ti sorprendeva come facevano a volte i bambini.

“Mi sorprende che non abbia comprato anche tu una chitarra” “Ne ho troppe, non sappiamo più dove metterle. Fra un po’ le piazzeremo pure in cucina” risi di quella che in effetti era la verità.

“E poi non voglio farti sfigurare al mio confronto” “Eh si…. Una povera chitarrista ritmica non può competere col grande Synyster Gates” “Puoi dirlo forte” “Tu ricordati che sono Shaddy C. Obscure e che volere e potere” “Si, ma sono meglio io” sbruffai e alzai gli occhi al cielo, mentre facevo l’assolo di Afterlife.

“Hai toppato” disse beffardo “Non è vero. Si chiama cover, la rifaccio come dico io” “No, hai toppato” “Ok, ho toppato. Contento?” mi diede uno dei suoi soliti baci e le mie mani di fermarono, una si posò sul suo viso e l’altra rimase a mantenere la chitarra.

“Sono molto più che contento” soffiò sulle mie labbra, prima di separarsi e sedersi davanti al camino, guardandomi suonare. Lo faceva spesso, l’importante era che stesse fermo e zitto perché altrimenti mi distraevo.

Bello, suono davanti a diecimila persone urlanti e va tutto bene, ci sono un solo paio di occhioni nocciola che mi fissano e vado nel pallone. Forse temevo un suo giudizio, in effetti era stato lui il mio ultimo insegnate di chitarra ed era anche grazie a lui se suonavo così.

Ero nel pieno di un’improvvisata parecchio Jazz, quando sbruffò. Alzai la testa e lo incenerii con lo sguardo, lui sorrise beffardo.

“La prossima volta che suoni a letto, la chitarra vola fuori dalla finestra” lo minacciai e lui in risposta sorrise e si sedette sul puff sul quale prima c’era la mia gamba.

“E’ che mi sono ricordato di quando tu e Blake provavate a casa mia, nel salotto” “Eri l’unico che ci metteva a disposizione un posto per suonare. A casa mia c’era il vecchio cane depresso di mia zia, Illy (di Ilarius. SI, mia zia ha un cattivo senso dell’umorismo) che prendeva vita solo quando suonava Blake e cominciava ad abbaiare come un dannato. A casa di Blake, Susan urlava esasperata e tu invece eri l’unica anima di buon cuore che ci permetteva di fare tutto il casino che volevano” scrollò le spalle “Mi ricordavate quando eravamo io e Zacky a essere alla ricerca di un posto tranquillo per provare, fuori dal garage di Matt. Tanto se avevo da scrivere me ne andavo nello studio insonorizzato ed ero a posto”

Feci scorrere la mani sulla chitarra e cominciai a suonare una canzone a lui ben nota.

“La conosci?” “Mmm… forse si, non ne sono sicuro”

 

Brian P.O.V.

E così, dopo l’introduzione, finii a cantare Nightmare. Non credevo sarebbe mai successo, ma eccomi, con la mia voce per niente adatta a imitare il mio cantante. Cristo che merda, però ci stavamo divertendo entrambi.

Cass mi sorrideva, mezza nascosta da un berretto nero che faceva vedere solo le punte dei suoi capelli.

Faceva il coro sulla tonalità che di solito facevo io. Cazzo, mi resi conto di non ricordare nemmeno tutte le parole, facendo ridere Cass di gusto, mentre continuava a suonare.

“Ridi, dammi una chitarra e ti faccio piangere” m’incenerì con lo sguardo, prima di sorridere e di baciarmi in modo non proprio adatto al pubblico.

“Dai, continuiamo. Mi sto divertendo” e attaccò con Unhonly Confessions “Vuoi farmi morire, vero?” “Eh si, voglio vederti stremato e al limite delle forze”  mi spinsi in avanti, baciandola e intrecciando la mia lingua con la sua. Le mani che continuavano a muoversi sulla chitarra andarono rallentando fino a fermarsi del tutto. Separai appena le labbra dalle sue e poggiai la fronte contro la mia.

Feci scivolare una mano sulla sua coscia e lei emise un sospiro che andò a condensarsi sulle mie labbra.

“Se vuoi vedermi al limite delle forze io avrei da proporre un’altra attività” le sorrisi malizioso, prima di tracciare il contorno delle sue labbra con la punta della lingua  e andammo a rintanarci nella nostra camera.

 

La mia voglia di sistemare i capitoli scema sempre di più .______.”
Andiamo, ve ce li vedete quei due a Cortina? :DDDDD Deeeeh
Cass è una sfigata, ma questo si era già capito e io sono taaaanto cattiva v.v
Si ringrazia la santissima _diable_
Ringraziatela che se non fosse per lei col piffero che avrei continuato ad aggiornare! c.c
Alla prooossima! V.v
The Cactus Incident

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: The Cactus Incident