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Autore: micRobs    26/03/2012    7 recensioni
Happy Niff!Week to everyone!
Sette giorni, sette storie, sette prompt per dire Niff, ovvero, tutto ciò che sono Nick e Jeff!
Day 1 : The Firsts Time - Completely unaware
Day 2 : Roommate!Niff - Yeah, it's okay.
Day 3 : AU!Niff - Oh, you make me smile.
Day 4: Hurt/Confort - You steal away the rain
Day 5: A very Niff Christmas - Drive me wild
Hope you like it
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pairing:Nick/Jeff
Rating:Verde
Avvertimenti:Slash/Raccolta/One-Shot
Genere:Sentimentale/Romantico/Generale
NdA:Scritta per il primo giorno della Niff!Week indetta dalla sottoscritta e da SereILU in un meraviglioso momento di delirio.
Il titolo della raccolta (così come quello di ogni capitolo) e i versi all’inizio di ogni storia sono presi dalla canzone Smile di Uncle Kracker perché quando la sento penso inevitabilmente ai Niff e perché sarà la linea guida che seguirò nel corso della settimana per le mie storie! Omaggio obbligatorio alla famiglia Lynch e agli innumerevoli fratelli di Riker!
L’intera raccolta è quindi dedicata a Sere per il motivo di cui sopra e per sopportare quotidianamente ogni mio sclero!
Questa shot è dedicata alla mia metà perché l’idea è sua, perché me l’ha betata e perché, come al solito, mi incoraggia e mi sprona a dare il meglio di me! Sei speciale, Vale!
 
 

You’re better than the best,
I’m lucky just to linger in your light
Coler than the flip-side of my pillow,
that’s right.

 
 
 
 

Completely unaware

 
Quella stanza era troppo silenziosa.
Jeff se ne convinse quando l'orologio sul comodino indicò che erano due ore che si rigirava nel letto senza riuscire a prendere sonno.
Immaginava che sarebbe stato difficile separarsi dal caos della sua vita, ma in cuor suo sperava di giovare di quel trasferimento per ritagliarsi quel piccolo spazio che con 3 fratelli non era mai riuscito ad avere. E invece gli mancavano e adesso quella stanza sembrava troppo vuota senza le continue chiacchiere di Jess o il russare fastidioso di Jason o la parlantina accelerata ed entusiasta di Josh.
Era strano crescere in una famiglia così numerosa e rumorosa e poi trovarsi da un giorno all’altro in un ambiente così serio e posato. Jeff non credeva che ci si sarebbe mai abituato.
Si mosse a disagio nel letto, cercando una posizione più comoda e che magari inducesse il sonno, ma tutto ciò che ottenne fu un cigolio di molle e la perdita di un calzino.
Imprecò a mezza voce, cercando di recuperarlo senza fare eccessivo rumore, per evitare di svegliare il suo compagno di stanza.
Quando riuscì nell'impresa, si lasciò cadere sul cuscino, sospirando stanco ma soddisfatto.
«Sei sveglio?»
Okay, forse l'impresa era fallita.
«Sì» bisbigliò in assenso, voltandosi a guardare la sagoma scura che giaceva sul letto accanto al suo. Avevano scambiato poche parole, ma sembrava un ragazzo a posto. Come ognuno in quella scuola, dopotutto.
Nick, si chiamava Nick.
Jeff si era ripetuto quel nome in mente per tutto il pomeriggio. Doveva essere sicuro di ricordarselo alla perfezione perché, conoscendosi, voleva evitare di fare eventuali figuracce sbagliandolo o dimenticandolo.
«Come mai non dormi?» Domandò quello.
Jeff stette un attimo, poi rispose. «C'è troppo silenzio, non sono abituato.»
Sentì Nick ridacchiare e per un attimo si sentì deriso e preso in giro.
Stava appunto per dirgliene quattro, quando l'altro proseguì. «Famiglia numerosa, uh?» Chiese.
Jeff annuì, poi si ricordò che magari Nick non poteva vederlo, così si affrettò a rispondere affermativamente.
«Tu hai fratelli?» Si incuriosì. Era una situazione strana, perché erano entrambi svegli, nel cuore della notte, intenti a conversare del più e del meno con l'unico scopo di conoscersi meglio.
«Sì» rispose Nick, «una sorella più piccola.»
«Ti manca?» Jeff si sentì stupido a fare quella domanda, ma le parole gli caddero dalla bocca prima che lui potesse fermarle o modificarle.
Nick mugugnò in assenso e Jeff suppose che stesse pensando a lei.
«Ha sei anni ed è la bambina più viziata del mondo» spiegò, «però mi riempie le giornate, sarei ipocrita a dire che non mi manca.»
Jeff rivolse lo sguardo al soffitto, la mente che ritornava ai pomeriggi trascorsi a raccontarsi scemenze, a mettere a soqquadro la casa, a improvvisare gare di tuffi in piscina o a giocare ai video games mangiando patatine e pop-corn. Lui la solitudine non sapeva proprio cosa fosse. 
«Comunque, io sono rumoroso» esordì Nick, dopo qualche minuto.
Jeff si voltò a fissarlo.
«Prego?»
«Non sono esattamente un compagno di stanza tranquillo e silenzioso» specificò.
Jeff tacque, sperando che Nick capisse che aveva bisogno di spiegazioni.
«Beh» iniziò quello «canto sotto la doccia, di notte russo, sono imbranato e maldestro, e tendo ad essere piuttosto disordinato.»
Jeff provò a capire cosa stesse cercando di dirgli Nick con quel discorso, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era che stesse cercando di pararsi il posteriore per eventuali discussioni future.
Era praticamente il suo opposto.
Jeff già si vedeva, qualche mese dopo, a litigare con lui e a sentirsi rispondere un "Io ti avevo avvertito quella notte!"
«Insomma» proseguì Nick, Jeff avvertiva l'incertezza nella sua voce, «tra qualche giorno rimpiangerai il silenzio di questa notte.»
La consapevolezza di ciò che Nick stava provando a fargli capire lo colpì in maniera tanto veloce quanto inaspettata.
Sorrise nel buio, sentendosi un'idiota ma, nel contempo, provando un enorme senso di gratitudine per quel ragazzo.
«Mi farai desiderare di non aver mai avuto questa conversazione?» gli domandò, ironico.
Nick ridacchiò sotto voce e Jeff si lasciò contagiare dal suo buon umore. 
«Non lo desideri già?» Ribatté Nick.
Jeff fece una smorfia. «Almeno mi stai facendo compagnia. Suppongo che avrebbe potuto andarmi peggio» constatò.
«Peggio?» Domandò Nick.
«Bah» iniziò Jeff, «avresti potuto essere noioso da morire, oppure lamentarti perché ti avevo svegliato, oppure ancora stare dormendo e lasciarmi da solo ai miei deliri.»
Nick non rispose e per un attimo Jeff immaginò di averlo offeso in qualche modo o, addirittura, che si fosse addormentato mentre lui parlava.
«Non mi hai svegliato tu» precisò Nick all'improvviso.
Jeff si sentì inspiegabilmente sollevato nel sentire la sua voce. Non era arrabbiato con lui e non dormiva: potevano chiacchierare ancora per un po’, quindi. 
«Ero già sveglio» chiarì.
«Come mai?» si incuriosì Jeff.
«Mah» meditò Nick, «immagino sia perché questa stanza è particolarmente buia.»
«Dormi con la luce accesa?» Sorrise Jeff.
«No» fu la repentina risposta che gli giunse. «Fuori casa mia c'è un lampione particolarmente luminoso e di notte la luce penetra anche attraverso le imposte chiuse» spiegò. «Sono una persona abitudinaria, mi da fastidio che la stanza sia completamente immersa nell'oscurità.»
Jeff si guardò un attimo intorno. Certo, era buio, però gli occhi ormai si erano abituati ed era piuttosto semplice riuscire a distinguere almeno le sagome.
«Hai paura del buio?» Si azzardò a domandare.
Ancora una volta Nick tacque e Jeff pensò di aver detto decisamente la cosa sbagliata.
«No» rispose infine. «Mi mette ansia» confessò.
Jeff sorrise, intenerito da quella piccola rivelazione e constatando che adesso conosceva un dettaglio in più su di lui.
Si sporse dal letto, tastando il comodino alla ricerca dell'interruttore dell'abat-jour. Quando lo trovò, lo accese regolando l'intensità al minimo e posizionando la luce in modo che colpisse solo il letto di Nick.
«Meglio?» Domandò
Nick era sdraiato supino, le mani dietro la testa e lo sguardo al soffitto, ma quando Jeff accese la luce si voltò a guardarlo sorpreso e incuriosito.
«Sì» bisbigliò, incerto.
«Perfetto» decise Jeff, «Adesso hai la luce: dormi, russa e fa dormire anche me» propose, pratico.
Nick si aprì in un sorriso riconoscente e luminoso e Jeff pensò che sarebbe bastato quello ad illuminare la stanza.
«Buonanotte, Jeff» mormorò quello, cercando una posizione comoda e sorridendogli grato.
«Buonanotte, Nick» rispose l'altro, imitandolo.
Alla fine era stato facile trovare un equilibrio: probabilmente la sua famiglia gli sarebbe mancata meno del previsto.
 
The End.
   
 
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