Annodato mi si è lo stomaco ad un tralcio di vite,
laddove il buio non fa paura ho perso le mie membra,
spiaccicate contro un muro vuoto di ricordi. E se non
mi vedete sciogliere il nodo non v'accorate ad intonar
un canto, se non che parli di morte e nidi di vespe.
In disibilio è il mio torace, un pulsare unico di veleno
rivolto ai numi, da bere ad occhi chiusi. Tremante e
verecondo mi avvicino ad un tavolo da bar, schiantato
su questa terra solo dio sa il perché. Forse ho bevuto
troppo amore?